dom, 28 maggio 2023

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Ci sono svariati tipi di trattamento per la depressione e l’ansia tra cui la psicoterapia, i farmaci e i cambiamenti di stile di vita. I pazienti vengono spesso incoraggiati a dedicarsi allo sport, alle arti e ad altre attività; un processo noto come “prescrizione sociale”. E l’esercizio fisico viene citato con particolare frequenza come un mezzo per gestire efficacemente o migliorare la salute mentale. Ma quanto è davvero utile per affrontare questi problemi? Una revisione di centinaia d studi esistenti ha scoperto che l’esercizio fisico può avere l’efficacia della psicoterapia o della terapia farmacologica. Secondo Ben Singh e colleghi della University of South Australia ci sono chiare prove che l’attività corporea sia associata a una riduzione dei sintomi depressivi nelle persone sia con diagnosi che senza. L’esercizio riduce anche i sintomi di ansia e di disagio psicologico. In linea con i risultati, dovrebbe essere l’approccio standard. Tuttavia, avvertono i ricercatori, questi cambiamenti devono essere prescritti con un feedback successivo e dietro guida dei pazienti stessi. Lo studio è stato pubblicato sul British Journal of Sports Medicine.
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Pietro Archiati
- dal cap. II, par. 2 al cap. III par. 14 Atti del Seminario tenuto a Rocca di Papa (Roma) dal 27 al 30 settembre 2007 N.B. Redazione a cura di Stefania Carosi NON rivista dall'autore Benvenuti a tutti! Stiamo affrontando questo testo squisito che si chiama La filosofia della libertà di Rudolf Steiner. Faccio una piccola introduzione, perché mi è stato detto che ci sono diverse persone nuove. Soprattutto per coloro che sono un po’ nuovi, ma anche per entrare nel merito del discorso, ci chiediamo: cosa vuol dire «filosofia della libertà»? Naturalmente le cose si possono dire in tanti modi. Siamo nel 1894 quando esce la prima edizione de La filosofia della libertà, e Steiner si pone nella sfera del discorso filosofico, perciò chiama il suo libro La filosofia della libertà. Ma per noi che viviamo nel 2007 non è vincolante nessun tipo di terminologia. Chi conosce Steiner sa che, proprio per la dovizia infinita di contenuti che questo gigante ha squadernato con ricchezza inesauribile, egli ha sempre insistito che in fatto di terminologia dobbiamo sentirci il più liberi possibile. L'importante sono le cose, le realtà di cui si parla: che poi vengano chiamate così o cosà, poco importa. Se invece ci fissiamo su una certa terminologia, perdiamo di vista la realtà di cui si tratta. Perciò, proprio per restare sempre più ancorati alla realtà, la cosa migliore è esercitare una certa malleabilità, una certa flessibilità, una certa variabilità in chiave di terminologia. [...] È disponibile per il download la versione integrale del testo in formato PDF, in formato portabile HTML (per eReader e altri supporti), ed in versioni MOBI ed EPUB per eReader dedicati.
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In un nuovo studio, i partecipanti che non erano dei pensatori creativi per loro natura, hanno mostrato un aumento della capacità di inventiva dopo avere usato delle strategie di rivalutazione cognitiva per regolare le loro emozioni. La nostra capacità di regolare le emozioni tramite una rivalutazione del significato degli eventi emozionali è un’abilità importante. Forse abbiamo bisogno di un cambio di prospettiva quando ci sentiamo sfiduciati o abbiamo bisogno di sentirci più calmi perché siamo sotto stress. Ad esempio cercando di reinterpretare le situazioni, o pensando ad esse in termini positivi. La rivalutazione degli eventi emozionali ci richiede di pensare in modo creativo. I ricercatori Lily Yuxuan Zhu e colleghi della Washington State University sono stati in grado di confermare che usare questa strategia di riassegnazione dei significati può in effetti sollecitare e aumentare la creatività, soprattutto in chi non è creativo di suo. Più le persone mettevano in atto la rivalutazione degli eventi, più diventavano creative. Lo studio è stato pubblicato su Organizational Behaviour and Human Decision Processes.

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Graziella in questa vita ha vissuto almeno dieci esistenze diverse tutte orientate a conoscere se stessa, gli altri e il mondo che la…
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Nel Metodo che porta il suo nome, registrato a livello comunitario, Fiorella Rustici raccoglie i risultati delle sue ricerche, iniziate nel…
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Manlio lavora come Operatore Olistico professionista, certificato S.I.A.F. n°VE858-OP. Ha fondato insieme con altri colleghi del Gruppo di…
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Il mio nome completo in sanscrito è Swami Bodhi Vipal che significa “Momento di consapevolezza”. Mi è stato donato da OSHO, Maestro di…
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Naturalismo e spiritualità laica...

Paolo D'Arpini
Qui vorrei fare un breve exursus, sul processo di recupero della propria unitarietà con la vita, che mi ha consentito di giungere alla presente coscienza ed esperienza. Personalmente sono un seguace del pensiero laico e quindi mi sono addentrato in me stesso seguendo questo filone. C’è tutta una corrente di pensiero che, partendo da Hegel fino a Nietzche e Heidegger, ha forgiato il pensiero laico moderno, sia pure fra errori e svarioni concettuali, questo nuovo indirizzo è però riuscito a restituire all’individuo ed al suo progredire storico la responsabilità della formazione dei valori, che nel travaglio del dubbio e dello spirito critico riescono a rendere omaggio al principio della responsabilità personale quale fondamento della verità e del bene. Il pensiero laico-agnostico ha permesso a noi tutti, come umanità, di uscire dal conflitto fra Razionalismo, Religione e Scienza positiva. Il Razionalismo proclama l’eguaglianza naturale degli uomini, e l’identità della ragione in ciascuno di loro, la storia della scienza ci insegna invece che le verità razionali dichiarate a priori, necessarie ed eterne, sono delle astrazioni empiriche tardivamente conquistate nel corso dell’evoluzione umana. Il credo religioso a sua volta insiste, con albagia e ferocia, non tanto sui problemi della condotta morale, quanto sulle basi dogmatiche della religione. Fuori di queste non c’è, secondo esso, vita spirituale. Ne consegue che chi non è religioso è un essere maligno e pericoloso alla società. Inutile dire che queste modalità di vivere la conoscenza sono del tutto nevrotiche, sganciate dall’evoluzione reale. Per nostra fortuna stiamo assistendo non solo ad un progredire delle conoscenze scientifiche che annullano qualsiasi presupposto scientista e positivista, mi riferisco alla Fisica Post-Quantistica, alla Matrix Divina, alla Sincronicità di Jung, Plank, Chopra, scienziati che hanno elevato la ricerca scientifica alle vette del pensiero creatore, alle Neuroscienze che, al di là delle necessarie concessioni ad una visione meccanicistica del funzionamento della Mente, hanno colto l’interconnessione pensiero/emozione/corporeità, e con esse sono giunte alla dimensione transpersonale della società e dell'esistenza. Secondo il pensiero più evoluto dei nostri tempi, non può esistere separazione tra materia e spirito, fra natura naturans e natura naturata, fra l'io e l'altro. E questa consapevolezza ha preso la forma di una nuova "trinità", che io individuo nella Ecologia profonda, nel Bioregionalismo e nella Spiritualità Laica, espressi nel "riciclaggio della memoria" consapevole che abbraccia l'intero svolgersi della vita nello spazio-tempo. Siamo in piena visione olistica. Paolo D'Arpini
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Counseling

Sabrina Gatti
''Counseling’’, espressione anglosassone che però dal verbo latino ‘’consulo’’ trae la sua origine. ''Consulo’’ con il significato di consolare, e così pure counselor, chi lo pratica altro non dovrebbe essere che l’espressione stessa del donare conforto ma anche aiuto e comprensione, attraverso l'ascolto, e la vicinanza di un cuore umano, libero da preconcetti e pregiudizi ed essenzialmente basato sull’empatia (dal greco antico ) en ( - dentro) – phatos (-  soffrire/sentire), quindi con la capacità non di giudicare ma di immedesimarsi nel problema e comprendere attraverso una sensibilità profonda gli stati d’animo della persona che si ha di fronte, analizzandone i gesti e ogni sfumatura del racconto, valutando attentamente ogni singola parola come ogni singolo momento d’indecisione o di silenzio. Ascolto, ma anche capacità di dialogare di ottenere attraverso lo scambio verbale sia la comprensione del problema, sia l’analisi dello stesso attraverso molteplici angolazioni, per orientare, per ricercare nel profondo dell’anima le energie necessarie ad affrontare i cambiamenti a cui si potrà giungere. Parola ma anche silenzio, perché non solo attraverso l’uso della dialettica ma anche in assenza della melodia della parola, usando un'altra forma di comunicazione, quella non verbale, che paradossalmente risulta più istintiva, perchè l'anima non può indossare maschere, e così può raccontare se stessa senza alcun velo, e più d’ogni altra forma di comunicazione, permettere di mostrare il vero io profondo, i veri sentimenti dell’altro ed attraverso la quale e spesso più facile offrirgli rassicurazione oppure permettergli di giungere con le sue sole forze a quella conclusione che forse attraverso un discorso elaborato ma totalmente Il dono di saper ascoltare, di saper comprendere immedesimandosi in chi di fronte a noi si trova , di approcciarsi ad esso empaticamente, ma anche di saperlo prendere per mano, non attraverso l’uso della scienza come necessariamente deve fare un dottore, ma con la cura e la vicinanza umana, dandogli solo quell' ausilio che permetta di trovare da sé, nel fondo del suo io, l'energia che è l'essenza stessa della sua anima, , quelle risorse di cui è già in possesso, e che deve solo riuscire a trovare nel suo cuore. Il dono della Saper ascoltare significa infatti, anche saper seguire i ritmi dell’altro, rispettare i suoi tempi, e le emozioni contrastanti che possono accelerare o frenare le sue parole. La sensibilità, che si accompagna all’empatia, il saper percepire i sentimenti, anche quelli inespressi, che più delle reazioni visibili, dietro i gesti più piccoli, o nel fondo degli occhi, sanno rivelare i segreti dell’animo umano. Comprensione, dialettica , sensibilità, pazienza, apertura mentale, ma soprattutto il dono di saper ascoltare, e saper comprendere il dolore ed i sentimenti altrui attraverso l’empatia, la chiave dorata per raggiungere il cuore di chi ad un counselor chiede aiuto, mentre il saper dare coraggio, aiutare a ritrovare la consapevolezza, la luce dentro di noi, lo scopo principale che quest’ultimo davanti a chi ausilio gli domanda, deve porsi. Chi aiuto ricerca da un counselor, a differenza di chi si rivolge ad un medico, (il Counseling infatti non è una pratica medica, pertanto si rivolge ad una tipologia diversa di persone, cioè non manifestamente affette da disturbi che necessitano solo ed esclusivamente dell’operato di un dottore), non cerca una soluzione dall'alto, ma soprattutto offre la comprensione e l’ascolto, ovvero non una cura ma i mezzi necessari che consentano a chi sostegno gli domanda, di recuperare quella luce interiore, ovverossia la consapevolezza e la forza di ritrovare fiducia in se e nelle proprie qualità, e a conoscerne di nuove e di inaspettate ma che sono da sempre presenti, come in uno scrigno, come un tesoro prezioso, racchiuse in fondo all’anima, ed a ritrovare quelle energie che magari sembravano perdute o addirittura si credeva di non possedere . Un percorso, un viaggio, intrapreso insieme, ma che solo la persona in cerca d’aiuto potrà, aprendo con coraggio la porta del suo intimo più profondo, trovando le risposte , superando gli ostacoli attraverso l’energia interiore che già possiede e che durante il percorso riuscirà a recuperare, fino alla meta, trovare la soluzione, che avrà ottenuto, con il supporto, il sostegno del counselor, ma soprattutto con le sue forze, e con la luce splendente del suo spirito, che non lo abbandonerà , mentre il counselor, avrà il merito di aver favorito questa presa di coscienza, questa riconquista del ‘’Io’’. Riuscire a far ritrovare le proprie energie, a ritrovare la fiducia in se stessi, o a far scoprire doti nascoste, già presenti nell’intimità di una persona, ma sopite o addirittura sconosciute è forse il compito più difficile, ma di sicuro quello più importante e gratificante per un counselor. In una società come la nostra, fredda, che ammette con fatica, se non per nulla, l’indecisione come l’errore, anzi, che non permette affatto di sbagliare, o di fare delle scelte che poi si riveleranno alla lunga difficili da sostenere, per chi spesso dalle circostanze, è stato costretto a farle, senza tenere conto di tutte le possibili implicazioni, delle motivazione anche nobili che a monte si trovano, recuperare la stima di sé, e l’apprezzamento personale nelle proprie capacità o nei propri meriti, saper quindi ritrovare ancora una volta , la luce dell’anima : la consapevolezza, della propria individualità e di tutto ciò che al nostro intimo, alla nostra sfera più profonda appartiene, è d’importanza basilare. Troppo spesso, a causa di un piccolo errore, o di una scelta non andata a buon fine, si comincia a credere di non contare nulla, di essere privi di qualsiasi capacità, di non meritare di essere felici, e di sprecare la propria esistenza, trascinandosi giorno dopo giorno, in una routine grigia e vuota, priva di prospettive, dove ogni ora ogni minuto si consuma in una miriade di ‘’ non ho fatto’’ ‘’dovevo fare’’ ‘’avrei potuto’’, e così via. Senza però intravedere in tutta quella selva di ‘’no’’ quanti ‘’si’’ vi si nascondono dietro. Non tutto ciò che ci proponiamo di realizzare potrà andare a buon fine, sarebbe assurdo credere che ogni singolo progetto potrà essere portato a compimento e rivelarsi un successo, non solo nel caso dei grandi momenti della vita, dove è necessario fare delle scelte che risulteranno determinanti per il futuro, come intraprendere l’università, ad esempio, oppure avviare un attività commerciale, o crearsi una famiglia . Decisioni importanti, fondamentali e soprattutto che non coinvolgono solamente la nostra volontà ed i nostri desideri, quindi prima di parlare di eventuali fallimenti con un unico soggetto come colpevole (dove per soggetto s’intende chi se ne fa una colpa), nel caso di situazioni di tale portata sarebbe necessario riflettere, anche sulla parte che le altre persone hanno avuto nel cattivo andamento di un progetto di vita. Accanto quindi, alle grandi scelte, ai grandi passi che ogni essere umano compie durante tutto il suo viaggio su questa terra, ci sono i piccoli momenti, le piccole decisioni, la quotidianità, non certo meno importante per il benessere dell’io, né per l’autostima di un soggetto, che normalmente si crea, si accresce o purtroppo diminuisce un poco per volta ogni giorno, portando poi danni superiori a quelli che non si poteva immaginare da un solo granello di sabbia potessero dipendere.


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