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Notizie in evidenza:

Pubblicazioni e Saggi
Marisa Paschero
Il severo Saturno in primo piano nella scrittura del “cantore del pessimismo” e, subito dopo, secondo il grafologo J. C. Gille Maisani, il passionale Marte. Saturno è nel tracciato rigido, serrato, preciso, nel tratto “nero” che rende la grafia del giovane Leopardi – in questo saggio appena ventisettenne – molto più matura della sua età. La fermezza del senso del dovere e la spietatezza di una visione logica tipicamente saturnina sono dominanti e vengono accentuate dalla pressione forte, dall’angolosità e dalle acuminazioni di Marte, che appesantiscono l’ostinazione dello sforzo “matto e disperatissimo” e della fatica che non incontra indulgenza. Un ambiente grafico autodisciplinato e inflessibile che assume, tuttavia, una connotazione dolorosa, fragilizzato e stemperato da indici lunari. La Luna : così importante e celebrata nella poesia di Leopardi, di cui incontriamo la silenziosa presenza non soltanto in alcune delle liriche più famose, ma in tante pagine sparse … la Luna con cui il poeta innumerevoli volte ha dialogato, la Luna inaccessibile che non sembrava ascoltarlo, né comprenderlo. La Luna che nel tema natale di Leopardi si trova in Capricorno, segno del suo esilio più duro: una Luna saturnizzata quindi, che va assumendo tutte le connotazioni più inclementi, rocciose e spietate delle attribuzioni simboliche che appartengono tradizionalmente all’astro più femminile, sognante e mutevole. La fredda Luna-Saturno come madre : riconoscibile nella nobildonna Adelaide Antici, austera, anaffettiva e distante dalla sensibilità estrema del giovane figlio. La fredda Luna-Saturno come infanzia : isolata e forse imprigionata nella casa paterna, in un contesto famigliare rigido, esigente, conservatore e autoritario, dove l’unico conforto al vuoto affettivo è lo studio. La fredda Luna-Saturno come donna : immagine sentimentale di un femminile sognato, desiderato, negato, rimpianto e inarrivabile, che solo nella bellezza della natura sembra trovare consolazione e quiete. Estratto dal ritratto grafologico di Giacomo Leopardi che si trova nell'undicesimo capitolo del libro di Marisa Paschero "Grafologia Planetaria. I simboli dell'universo nella scrittura".
Notizie
Spiritual News
Il Ministero dell'Economia, Commercio e Industria giapponese (METI) ha registrato nel 2023 investimenti record nel settore delle tecnologie per la salute mentale, raggiungendo 89 miliardi di yen (circa 550 milioni di euro). Il dato segna un incremento del 156% rispetto all'anno precedente, evidenziando una svolta significativa nell'approccio nazionale al benessere psicologico. I dati ufficiali mostrano che le quattro principali app di meditazione e mindfulness giapponesi - tra cui il leader di mercato Hiroki - hanno superato complessivamente i 7 milioni di utenti attivi mensili alla fine del 2023. L'aumento significativo degli utenti coincide con l'implementazione del piano governativo "Digital Wellness 2025". Questo programma, lanciato dal governo giapponese nell'aprile 2023, prevede incentivi fiscali per le aziende che implementano soluzioni digitali per il benessere psicologico dei dipendenti. Ad oggi, oltre 2.000 imprese hanno aderito all'iniziativa, coprendo un bacino potenziale di 1,8 milioni di lavoratori. Secondo l'Associazione Giapponese di Psichiatria, il 45% degli utenti di queste applicazioni ha tra i 25 e i 40 anni, confermando una forte penetrazione nella popolazione in età lavorativa. Il professor Kenji Matsuda dell'Università di Tokyo sottolinea come questo trend rifletta un cambiamento culturale significativo nella società giapponese, dove l'approccio digitale sta contribuendo a superare lo stigma tradizionalmente associato al supporto psicologico. I risultati di uno studio condotto su 10.000 utenti regolari mostrano una riduzione del 23% nelle assenze lavorative per stress e un miglioramento del 31% negli indicatori di benessere psicologico. Il METI prevede che il mercato delle tecnologie per la salute mentale raggiungerà i 150 miliardi di yen entro il 2025, spinto anche dall'incremento dello smart working e dalla crescente attenzione delle aziende al benessere dei dipendenti.
Pubblicazioni e Saggi
Paolo D'Arpini
Tra le differenze d'impostazione e di espressione che contraddistinguono le religioni orientali e quelle di matrice giudaico-cristiana, va considerata l'aderenza alla vita e la non differenziazione tra spirito e materia, che prevale presso gli asiatici, mentre in Europa ed in Medio Oriente prevale la condanna dei piaceri mondani e la separazione tra spirito e materia. La causa di questo scollamento dal quotidiano nella cultura occidentale è una conseguenza della conversione ai dettami biblici (e sue elaborazioni in termini cristiani e maomettani) che ha provocato la progressiva corruzione e cancellazione della originaria visione naturalistica indoeuropea. Questa sostituzione di valori si riflette anche in tutte le forme artistiche e culturali, in particolare nell'assoluta iconoclastia musulmana ma anche nelle fissazioni moralistiche cristiane, sia protestanti che cattoliche od ortodosse, che tendono a descrivere il male della vita e della sessualità, imputando alla "mondanità" la ragione della sofferenza - a partire ovviamente dal cosiddetto peccato originale- e proponendo come soluzione la mortificazione della carne, l'ascetismo e la rinuncia (al fine di potersi guadagnare la gioia in un aldilà). Nelle manifestazioni rappresentative di tale "mortificazione" vi sono anche le auto-fustigazioni in pubblico, la scalata di santuari a ginocchioni, l'automutilazione, le sceneggiate infernali, le vie crucis, le torture e gli olocausti inflitti nelle piazze agli eretici, alle donne, etc. Insomma lo spettacolo religioso in occidente può essere definito un "teatro dell'orrore", a sfondo sadomaso. Ma non è mia intenzione continuare a descrivere l'alienazione che pervade l'Europa dopo l'adozione di certe "religioni" aliene. Posso solo rimpiangere l'antico spirito bacchico e dionisiaco scacciato (per sempre?) dal nostro DNA. Per fortuna la rappresentazione religiosa in Oriente ha mantenuto -malgrado le perfide influenze esportate in India ed in Cina da missionari vittoriani e cattocristiani- la sua caratteristica originaria di glorificazione e celebrazione dell'esistenza. Il teatro, la danza, le processioni, l'arte in generale, tutto trabocca di sensualità e di gioia di vivere. Sulle scene indiane vengono rappresentati gli amori di Krishna, le adivasi danzano lasciviamente nei templi, i cortei sono un'orgia di colori, suoni e godimento. Persino i funerali vengono celebrati con grande ricchezza e dispendio di musiche e di lauti pranzi. Tra l'altro parlare di teatro "religioso" indiano in un certo senso è improprio. Poiché in esso non si espongono norme, precetti od episodi metafisici astratti. Si mettono in scena episodi delle epiche classiche, il Ramayana ed il Mahabarata ad esempio, che potrebbero corrispondere alle storie mitologiche dell'Iliade e dell'Odissea. Storie di re, di amori, di guerre, insomma di vita vissuta. Certo queste rappresentazioni offrono anche una "morale" ma è sempre una morale mondana, non religiosa come noi intendiamo la religione. Tant'è che in India non esiste una traduzione esatta per "religione", esiste solo il "sanatana dharma", la legge eterna del corretto agire nel mondo. Poiché la parola religione sta a significare "riunire ciò che è diviso" mentre per la filosofia indiana non c'è mai stata alcuna divisione. Il tutto è sempre presente nel tutto. Questa è anche una vera espressione di laicità, una laicità pura, naturale, non macchiata da una rivalsa nei confronti del pensiero religioso o spirituale. Per questa ragione durante gli spettacoli teatrali ai quali ho assistito in India, a volte della durata di parecchie ore, se non giorni, sembrava di rivivere nel presente quel "pathos" delle vicende vissute dai grandi eroi ed eroine, incarnazioni divine, che veniva riportato sulle scene. Scene che spesso erano la strada, il tempio, un antico monumento, un bosco, raramente un teatro (quest'ultimo una invenzione della cultura occidentale che tende a racchiudere ed ad astrarre il vissuto dal suo contesto naturale). In un certo senso lo stesso modello è espresso anche nelle funzioni "teatrali" dell'antica Cina, basate sulla musica e sulla cerimoniosità ma non indirizzate ad una ipotetica divinità, bensì agli antenati od alle forze della natura. Per contraltare assistiamo poi all'assoluta mancanza di etichetta o formalità in quelle "rappresentazioni", se così possiamo chiamarle, che avvenivano nei monasteri Chan, in cui tutto era recita assurda, con il fine di risvegliare i ricercatori alla presenza cosciente del qui ed ora. Quando leggiamo le storie di vita nei monasteri cinesi non possiamo fare a meno di riconoscere la "pazzia" spirituale che diventa "spettacolo". Ricordo, ad esempio, la storia di una bellissima monaca, chiamata Ryonen, vissuta in un monastero zen. Un monaco che stava nello stesso monastero si innamorò perdutamente di lei ed una notte si introdusse furtivamente nella sua stanza. Ryonen non si turbò affatto ed accettò volentieri di giacere con lui. Ma l’indomani quando l’innamorato si ripresentò ella disse che in quel momento non era possibile… Il giorno seguente si svolgeva nel tempio una grande cerimonia per commemorare l’illuminazione del Buddha alla presenza di una gran folla e di parecchi monaci venuti da lontano. Ryonen entrò senza indugi nella sala colma e con totale naturalezza si pose di fronte al monaco che diceva di amarla, si denudò completamente e gli disse: “Eccomi, sono pronta, se vuoi amarmi puoi farlo qui, ora…”. Il monaco se ne fuggì per non far più ritorno mentre Ryonen con quel gesto aveva reciso le radici di ogni illusione. La storia di Ryonen e la sua totale adamantina aderenza alla verità può essere presa ad esempio lampante di cosa sia il "teatro religioso" nella tradizione zen. Con il metodo teatrale zen, infatti, in considerazione che tutto è una “commedia”, non vale celare le pecche e i difetti, le antipatie e le simpatie (spesso immotivate). Il render complici gli altri anche “forzosamente” serve a rompere quel muro di ghiaccio che solitamente si instaura fra persone che non si conoscono, o che stentano a manifestarsi liberamente. Insomma il teatro religioso in Oriente attinge ancora direttamente alla vita di ogni giorno, in un certo senso potremmo definirlo un "teatro di strada". In particolare penso a quella rappresentazione teatrale giapponese chiamata Kabuki, che ritengo collegato all'esperienza dello zen, e il significato di questo termine è quello di “provocazione” cioè si intende provocare mettendo in “scena” anche esplicite allusioni sessuali. Ka che sta per canto, bu è ballo e ki conoscenza tecnica. Quindi si riassume in un insieme inscenando una recita che oltre a rispettare le origini (cioè provocare o essere una rappresentazione realistica) prevede cambi d’abito repentini (che vengono agevolati dai “servi di scena” ed è una pratica chiamata bukkaeri) perché sotto quelli indossati, che si lasciano cadere, ce ne sono altri, a significare il “cambio” (non solo nell’azione ma nel ruolo dell’attore) e quindi delle diverse funzioni vitali. Tempo fa lessi l’autobiografia di un attore giapponese (di cui purtroppo ho dimenticato il nome) in cui egli narrava le peripezie vissute per compiere lo straziante destino dell’attore, le parti strane, le umiliazioni, la fame, la fatica, le scomodità, gli applausi, i fischi e tutte il resto.. mi sembrava di leggere la vita di un santo… Io stesso -che sono un attore e regista dilettante- misi in scena, per strada o in luoghi all'aperto od in grotte, diverse storie zen che avevano lo scopo di trasmettere la consapevolezza che la verità è presente in tutto quel che ci circonda. Certo, come fanno i maestri zen, anche attraverso bastonate psicologiche od anche reali. Questo perché ho notato che parecchia gente in Europa solitamente vive con una etichetta di rispettabilità e di santità artificiosa. Le persone sovente assumono dei comportamenti falsi, mettendo in risalto gli aspetti convenienti della propria personalità od oscurandone altri. Mi auguro che la freschezza del teatro d'Oriente possa ancora una volta contagiare le menti libere d'Europa, mostrando loro lo squallore dello spettacolo finto trasgressivo del cinema hollywoodiano o peggio ancora delle sacre rappresentazioni bacchettone della pseudo cultura occidentale. Una cultura corrotta prima dalle perversioni religiose e poi da un laicismo materialista che tende a trasformare l'essere umano in un robot, cancellandone lo "spirito". Paolo D'Arpini - Comitato per la spiritualità laica

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Mindfulness

Deborah Vasco
La **mindfulness** (o "consapevolezza") è una pratica che consiste nel focalizzare l'attenzione in modo intenzionale e non giudicante sul momento presente. È un approccio che può essere applicato a qualsiasi attività quotidiana e che aiuta a sviluppare una maggiore consapevolezza delle proprie emozioni, pensieri, sensazioni fisiche e ambiente circostante. Cos'è la Mindfulness? La mindfulness deriva dalla tradizione buddhista, ma nel corso degli anni è stata adattata e integrata in contesti laici e terapeutici. La sua essenza è l'attenzione consapevole, cioè l'abilità di essere pienamente presenti e consapevoli di ciò che accade in ogni momento, senza distrazioni o giudizi. Come funziona la Mindfulness? - Focalizzazione sul momento presente: La pratica della mindfulness implica essere pienamente consapevoli di ciò che accade in questo preciso momento, piuttosto che rimuginare sul passato o preoccuparsi per il futuro. - Accettazione senza giudizio: La mindfulness incoraggia l'accettazione dei pensieri, delle emozioni e delle sensazioni così come sono, senza etichettarli come "giusti" o "sbagliati". - Consapevolezza del corpo: Spesso si include una consapevolezza delle sensazioni corporee, come la respirazione o le tensioni muscolari, che possono essere utili per sviluppare una maggiore connessione con se stessi. Benefici della Mindfulness La pratica regolare della mindfulness offre numerosi benefici per la mente e il corpo, tra cui: 1.Riduzione dello stress: Aiuta a diminuire i livelli di stress, in quanto favorisce una gestione più equilibrata delle emozioni e delle situazioni difficili. 2. Miglioramento della concentrazione: Aumenta la capacità di focalizzarsi su un compito senza distrazioni, migliorando la produttività. 3. Maggiore resilienza emotiva: Favorisce una migliore gestione delle emozioni, rendendo più facile affrontare situazioni difficili con calma e lucidità. 4. Benessere psicologico: Studi hanno dimostrato che la mindfulness può ridurre i sintomi di ansia e depressione, migliorando l'umore generale e la salute mentale. 5. Maggiore consapevolezza di sé: Permette di entrare in contatto con i propri pensieri e sentimenti in modo più profondo, aiutando a migliorare l'autoconsapevolezza. Come si pratica la Mindfulness? Ci sono molte tecniche per praticare la mindfulness. Alcuni degli approcci più comuni includono: 1. Meditazione di mindfulness: - Ti siedi in un luogo tranquillo, chiudi gli occhi e porti la tua attenzione alla respirazione. Ogni volta che la tua mente divaga, gentilmente riporti la tua attenzione al respiro. L'idea è di notare i pensieri e le sensazioni senza giudicarli, semplicemente osservandoli. 2. Mindfulness nella vita quotidiana: - Puoi praticare la mindfulness in ogni momento della giornata: mentre mangi, cammini, fai una doccia o anche mentre parli con qualcuno. L'importante è essere pienamente presenti e consapevoli di ciò che stai facendo, senza distrazioni. 3. Body scan: - È un esercizio in cui si porta l'attenzione alle varie parti del corpo, notando sensazioni fisiche come tensioni, calore o sensazioni di relax. Questo aiuta a sviluppare una maggiore consapevolezza del proprio corpo. Mindfulness e Terapia La mindfulness è diventata anche un'importante tecnica terapeutica, in particolare nel trattamento di disturbi come ansia, depressione e stress. Un esempio di approccio terapeutico basato sulla mindfulness è il MBCT (Mindfulness-Based Cognitive Therapy), che unisce la mindfulness con tecniche cognitive per prevenire le ricadute nella depressione. La mindfulness è una pratica che ci aiuta a rimanere nel presente, a diventare più consapevoli delle nostre emozioni, pensieri e sensazioni fisiche, e a rispondere in modo più equilibrato agli eventi della vita. Può essere praticata in qualsiasi momento della giornata e offre numerosi benefici per il benessere psicologico e fisico.
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Capodanno: Dalle Antiche Tradizioni alle Moderne…

Spiritual News
Il passaggio al nuovo anno rappresenta universalmente un momento di rinnovamento spirituale, come documentato da secoli di tradizioni religiose e culturali. Secondo l'Università di Oxford, nel suo "Handbook of Religious Practice", oltre l'80% delle culture mondiali attribuisce un significato spirituale al cambio dell'anno. Padre Giuseppe Midili, direttore dell'Ufficio Liturgico del Vicariato di Roma, sottolinea come nella tradizione cattolica il primo gennaio, oltre a segnare l'inizio dell'anno civile, celebri la Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, invitando i fedeli alla riflessione e al rinnovamento spirituale. La pratica della meditazione durante i periodi di transizione trova riscontro scientifico. Una ricerca pubblicata sul "Journal of Clinical Psychology" dal Dr. Jon Kabat-Zinn, pioniere della mindfulness in Occidente, dimostra come la meditazione consapevole possa ridurre significativamente i livelli di stress durante i periodi di cambiamento. Il Professor Marco Pacori, psicologo e autore di "Rituali e Benessere" (Mondadori), evidenzia come le pratiche contemplative di fine anno siano in aumento anche in Italia: "Osserviamo un interesse crescente verso rituali consapevoli che aiutano a elaborare il passato e accogliere il nuovo". Nelle tradizioni buddhiste, come conferma il Ven. Lama Paljin Tulku Rinpoce del Centro Mandala di Milano, il periodo di fine anno è dedicato a pratiche di purificazione e meditazione. Il centro registra un incremento di partecipanti ai ritiri di fine anno, confermando un trend documentato anche dall'Unione Buddhista Italiana. L'ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) nel suo rapporto "Tendenze Globali 2024" conferma la crescita del fenomeno definito "spiritual but not religious", caratterizzato dalla ricerca di pratiche spirituali al di fuori dei contesti religiosi tradizionali. Per chi desidera approfondire queste pratiche, l'Università La Sapienza di Roma offre un corso aperto al pubblico su "Mindfulness e Benessere Psicologico", mentre l'Unione Buddhista Italiana organizza sessioni gratuite di meditazione guidata nelle principali città italiane.


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