sab, 17 maggio 2025

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Spiritual News
Negli ultimi anni, il surf ha superato la sua identità di semplice sport, evolvendosi in una pratica profondamente spirituale per molti. Questa trasformazione è particolarmente evidente tra i cosiddetti “soul surfer”, individui che non vedono il surf solo come attività fisica, ma come una meditazione in movimento, una forma di comunione con la natura. Per loro, cavalcare le onde è un’esperienza simile alla meditazione, capace di generare una connessione profonda con l’oceano e con il mondo naturale. Il concetto di soul surfing ha guadagnato popolarità negli anni ’60, enfatizzando la gioia intrinseca del surf al di là del successo competitivo. I soul surfer spesso rifiutano la commercializzazione di questo sport, concentrandosi invece sugli insegnamenti spirituali e filosofici che il surf offre. Come ha spiegato Brad Melekian in un articolo del 2005 su Surfer Magazine, il soul surfing implica essere “consapevoli di ciò che ti circonda e rispettosi delle persone e dei luoghi con cui interagisci”, incarnando qualità come la pazienza, la consapevolezza e la compassione. Questa dimensione spirituale del surf si allinea con il concetto di “religione verde scura”, un termine coniato dallo studioso Bron Taylor. La religione verde scura si riferisce a un insieme di credenze e pratiche che considerano la natura sacra e sottolineano l’interconnessione di tutte le forme di vita. Nei suoi studi, Taylor evidenzia come molti surfisti vivano l’oceano come una presenza potente, trasformativa e curativa, sviluppando una forma di reverenza verso la natura che sfocia nel sacro. Surfisti come Stéphane Bayle e Julien Meynet incarnano perfettamente questa visione. Bayle, pilota di Air France e praticante di meditazione Zen, descrive il surf come una “meditazione in movimento”, una pratica che insegna l’accettazione e favorisce la pace interiore. Sottolinea come l’atto di aspettare l’onda stimoli l’introspezione, paragonando l’oceano al muro bianco della meditazione zen, sul quale si proiettano le proprie emozioni. Meynet, 37 anni, originario di Bordeaux e con oltre vent’anni di esperienza come surfista, parla di un senso di appagamento e connessione con la natura che prova in acqua. Descrive il surf come un modo per riconnettersi con l’essenza della natura, affermando: “Quando vado a fare surf, l’acqua è la mia chiesa a cielo aperto”. Per Meynet, questa esperienza favorisce l’umiltà e una profonda consapevolezza dell’interconnessione di tutta la vita. Gli aspetti spirituali del surf affondano anche in radici storiche. Nato in Polinesia, il surf era tradizionalmente intrecciato con pratiche culturali e religiose. Oggi, alcuni surfisti vedono il loro rapporto con l’oceano come un modo per riconnettersi con culture ancestrali e indigene, abbracciando una spiritualità che onora la sacralità della natura. Questo rispetto per l’oceano si traduce spesso in attivismo ambientale. La profonda connessione con il mare motiva molti soul surfer a proteggere gli ecosistemi marini, portandoli a organizzare giornate di pulizia delle spiagge e a farsi promotori della salvaguardia degli oceani. Come osserva Taylor, gli ideali etici che nascono da questo legame spirituale con la natura spingono molti surfisti a diventare veri custodi dell’ambiente. In sintesi, il soul surfing rappresenta un approccio olistico alla vita, in cui il gesto di cavalcare le onde diventa un cammino di crescita spirituale, consapevolezza ecologica e profonda comprensione del proprio posto nel mondo naturale. Attraverso questa pratica, i surfisti trovano non solo realizzazione personale, ma anche un senso profondo di unità con l’oceano e con l’intero ecosistema.
Pubblicazioni e Saggi
Paolo D’Arpini - Rete Bioregionale Italiana
Stiamo stravolgendo il bene più prezioso del popolo italiano: il paesaggio e la natura, soprattutto delle regioni centrali e meridionali. Interessi mafiosi, connivenze politiche locali, società di comodo di stranieri, personaggi “disinvolti”, ecc. Tutti stanno “dandosi da fare” per distruggere quel poco di bello che è rimasto nel nostro Paese. Cime delle montagne e colline del Sud sono ormai preda di uno scempio senza fine attraverso antiestetiche torri eoliche le cui pale il più delle volte sono ferme a causa dell’assenza di vento e campi e campi di pannelli solari a terra, che spesso non sono nemmeno collegati al sistema distributivo. I pannelli solari vanno bene (in modo oculato) se installati su nuove abitazioni, lungo le autostrade in forma di barriere frangirumore, su capannoni industriali e simili impianti. Già da anni diverse associazioni, tra cui la Rete Bioregionale, stanno denunciando, con dati scientifici, l’inutilità e dannosità di tale scelta per la produzione di energia, definita "rinnovabile". Ciò soprattutto a causa del consumo enorme di risorse e conseguente inquinamento legato alla produzione di pannelli solari e pale eoliche. Per costruire questi marchingegni serve una quantità di energia che spesso non viene nemmeno compensata dalla ricarica energetica, sia perché spesso gli impianti non sono nemmeno collegati alla rete e sia per la durata limitata del funzionamento. Lo smaltimento successivo, dopo pochi anni dall'installazione, comporta altro spreco energetico ed inquinamento. Per non parlare dell'impatto paesaggistico, dell'inaridimento dei suoli e conseguenti danni da dilavamento, dell'abbandono della produzione agricola e abbandono dei territori. Purtroppo l’attuale Governo, anche sulla spinta delle politiche cosiddette "green" della UE, sta facilitando all'inverosimile l'installazione di pannelli solari a terra e pale eoliche in zone dove spesso non tira neanche vento. Si assiste così al fenomeno della “saturazione”, che sta causando lo stravolgimento dei connotati fisici e geografici del territorio. A chi fa capo il business della falsa produzione "pulita"? Qual è il ruolo delle rinnovabili in Italia, trasformate in poco tempo da opportunità ad affare industriale? Il Centro ed il Sud Italia è sempre più terra di conquista per le società energetiche, con mega e mini impianti che stanno creando impatti significativi sul territorio mentre le infrastrutture energetiche (elettrodotti, centri di trattamento e stoccaggio, cavidotti, centrali di smistamento) e quelle di supporto (strade, cementificazione, ecc.) creano profitto per pochi ed impatti rilevanti per l’ambiente e le comunità locali. Tutto ciò diventa SERVITÙ ENERGETICA, nel disinteresse mediatico, al di fuori di ogni criterio di rispetto ambientale e in assenza di Piani paesistici regionali per scongiurare impatti ambientali in aree sensibili dal punto di vista paesaggistico. In ultimo sono stati esentati i Comuni dal metter bocca sulle nuove installazioni. Dietro queste decisioni governative ci sarebbe la decisione (non dichiarata) di vendere l’energia in sovrappiù prodotta nel nostro Paese ad altri Paesi della Comunità europea – considerato il fermo delle centrali nucleari nella UE, nonché quelle a gas a causa dell'aumento dei costi d'importazione del combustibile (in seguito alle sanzioni contro la Russia) ed il passaggio al fracking gas di produzione statunitense, molto più costoso e pericoloso (per l'obbligo di costruire rigassificatori e serbatoi in vicinanza dei porti d'attracco delle navi gasiere). Tutto causando il rialzo dei prezzi in Europa. Quindi oggi il nostro governo, in questo che è il Paese del sole", spinge per il business delle rinnovabili italiane impestando il territorio di pannelli solari a terra e pale eoliche. Così si compie LA TRASFIGURAZIONE FISICA E GEOGRAFICA DEL TERRITORIO. Paolo D'Arpini - Rete Bioregionale Italiana P.S. - Qui inserisco nuovamente la nostra proposta per la produzione energetica locale in chiave bioregionale: https://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2014/11/bioregionalismo-e-produzione-energetica.html Commento di Max Bianco di European Consumers: L'installazione di un eolico pesante e di pannelli solari a terra ha danneggiato habitat prioritari. Trasformando in zone antropiche le aree naturali. Ha aumentato la penetrazione in zone forestali con aumento della deforestazione, anche per tema degli incendi, e conseguente smottamento dei declivi. Ha favorito la deturpazione del paesaggio per non parlare delle innumerevoli infiltrazioni mafiose... Integrazione di Salvatore La Malfa di Accademia Kronos: L'installazione dei pannelli solari e del microeolico andrebbe riservato ad alcuni ambiti urbani, per uso domestico. Ma questa idea, decentralizza la produzione e rende quasi inutili gli enormi, ultrapotenti, elettrodotti (pugno negli occhi dell'ambiente oltre che fonte di malattie) e toglie potere e SOLDI ai produttori/distributori di energia (leggasi Enel, Terna, ecc.).
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Spiritual News
In un tranquillo quartiere di Londra, Love Supreme Projects si è affermato come un punto di riferimento per coloro che cercano una connessione profonda con sé stessi attraverso il kirtan, una pratica di canto collettivo che, pur avendo radici spirituali, è oggi accessibile a tutti, indipendentemente dalle credenze religiose. Fondata nel 2022 da Manizeh Rimer, ex banchiera d'investimento diventata insegnante di yoga Jivamukti e leader di kirtan, la comunità offre oltre 35 sessioni settimanali che attirano una clientela eterogenea. Rimer descrive il kirtan come un mezzo per liberare emozioni represse e promuovere la consapevolezza, la calma e l'autocoscienza. Il kirtan, originario dell'India, è una forma di canto call-and-response che coinvolge i partecipanti in un'esperienza musicale condivisa. Durante le sessioni, i partecipanti cantano mantra accompagnati da strumenti tradizionali come l'harmonium, il tabla e il sitar. Questa pratica ha dimostrato di avere numerosi benefici per la salute mentale e fisica, tra cui la riduzione dell'ansia, l'abbassamento della pressione sanguigna e il miglioramento della concentrazione. Love Supreme Projects è più di uno studio di yoga; è una comunità vibrante che celebra il potere dello yoga e del canto di connettere le persone a un livello profondamente umano. Durante la pandemia, Rimer ha riconosciuto la vulnerabilità globale come un'opportunità per le persone di entrare in contatto con i propri cuori. Oggi, la comunità si riunisce sia fisicamente che digitalmente per partecipare a esperienze condivise, tra cui meditazione cantata, canto accompagnato da musica dal vivo e cerimonie di collegamento con la terra. La scienza supporta i benefici del kirtan. Studi hanno dimostrato che la pratica del kirtan può migliorare la funzione cerebrale, aumentando la connettività, migliorando la memoria e riducendo le alterazioni dell'umore. In particolare, la meditazione Kirtan Kriya, che combina suoni ripetuti con movimenti delle mani, ha mostrato effetti positivi immediati e a lungo termine sul cervello. Partecipare al kirtan in un contesto di gruppo amplifica i suoi benefici. La pratica collettiva favorisce un senso di comunità e connessione, creando un'energia condivisa che può sollevare e ispirare ogni partecipante. Questa esperienza collettiva aiuta gli individui a sentirsi supportati e connessi a una famiglia spirituale più ampia, migliorando la loro fede e il loro impegno nel percorso spirituale. Il kirtan non è solo una pratica spirituale, ma anche un potente strumento di guarigione emotiva. Il canto ripetitivo genera onde sonore che creano vibrazioni nel corpo, aiutando a rilasciare tensioni e blocchi energetici. La ripetizione di suoni sacri e parole crea un senso di abbandono e umiltà, permettendo alle persone di lasciar andare l'ego e aprirsi a qualcosa di più grande. Questa liberazione può essere incredibilmente curativa, specialmente per coloro che affrontano dolore, ansia o blocchi emotivi. In conclusione, il kirtan rappresenta una pratica accessibile e trasformativa che offre benefici tangibili per la mente, il corpo e lo spirito. Attraverso il canto collettivo, le persone possono sperimentare una connessione profonda con sé stesse e con gli altri, promuovendo un senso di unità e benessere che trascende le barriere culturali e religiose.

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Cosa sono i Chakra

Master Choa Kok Sui
Cosa sono i Chakra I chakra o "centri energetici in rotazione" sono una parte molto importante del corpo energetico. Così come il corpo fisico ha organi vitali e minori, così anche quello energetico ha chakra più grandi e minori. Solitamente i chakra maggiori hanno un diametro che và dai 7,5cm ai 10cm circa di diametro; questi controllano ed energizzano gli organi maggiori e vitali del corpo fisico. Sono come generatori che forniscono energia vitale o prana ai diversi organi. Quando subentra un malfunzionamento di tali centri, il corrispondente organo si ammala o inizia a funzionare in modo non corretto, dal momento che non hanno abbastanza energia vitale per poter operare in maniera appropriata. Alcuni libri antichi esoterici parlano solitamente di sette chakra o addirittura meno. Tuttavia alcuni ammettono l'esistenza di altri chakra. Il merito va a Master Choa kok Sui per aver rivelato e spiegato nel dettaglio le nozioni tenute segrete degli 11 maggiori chakra nel suo testo, "Miracoli con il Pranic Healing". I chakra hanno diverse importanti funzioni: 1. assorbono, assimilano e distribuiscono il prana alle diverse parti del corpo; 2. controllano, energizzano e sono responsabili del corretto funzionamento dell'intero corpo fisico e delle sue diverse parti e organi. Le ghiandole endocrine sono controllate ed energizzate da alcuni dei maggiori chakra e possono essere stimolate o inibite controllando o stimolando i chakra maggiori. Molti disturbi sono in parte causati dal malfunzionamento dei chakra; 3. alcuni chakra sono siti o centri di facoltà fisiche. L'attivazione di certi chakra può portare allo sviluppo di diverse facoltà fisiche. Ad esempio, fra i più semplici e sicuri chakra da attivare ci sono quelli minori delle mani. Questi sono situati nel centro del palmo; attivandoli, si và a sviluppare l'abilità di percepire energie sottili e l'abilità di sentire diverse parti dell'aura;
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Taoismo come Spiritualità Laica, religione senza…

Paolo D'Arpini
La Spiritualità Laica è la prima forma di riconoscimento spirituale nell’uomo, che affonda le sue radici nello psichismo naturalistico, nell’intuizione analogica, nelle espressioni sacre della coscienza prima dell’avvento di ogni religione. Naturalmente è possibile individuare in alcune pseudo religioni del passato questa “spiritualità naturale” priva di dogmi, di libri sacri e di preghiere. Sono realmente esistite nell’evoluzione del pensiero umano almeno tre forme “pseudo-religiose” prive del concetto di un “Dio creatore” personale ma che mantengono la verità di un’unica matrice per tutte le cose. Questa matrice è definita Tao o Senza Nome, nel taoismo; Brahman o Assoluto Non-duale nell’Advaita; Sunya o Vuoto nel buddismo. In precedenza mi sono occupato sovente dell’Advaita e del Buddismo, sento ora giunto il momento di parlare un po' più estensivamente del Taoismo, talvolta descritto come la “dottrina degli umili o dei semplici”, ed in tal senso il termine “laico” abbinato a tale sentire mi sembra estremamente consono. Infatti il significato originario di laico è proprio “semplice, umile, fuori da ogni contesto ordinativo sociale e religioso”. Il padre riconosciuto di questa “filosofia di vita” fu Lao Tse. Cominciamo con il dire che nel pensiero di Lao Tse troviamo quella condanna dell’orgoglio e del raggiungimento, fondamentale in ogni spiritualità laica. Sullo stesso filone si pone anche il pensiero di Nisargadatta Maharaj, saggio laico advaita…. ma anche nel proto-cristianesimo si può avvertire un simile intendere, ad esempio nelle parole riferite a Gesù: “Tutto ciò che è eccelso fra gli uomini è abominazione dinanzi a Dio”. L’orgoglio, questa follia di grandezza ascritta all’individuo, è semplicemente un’illusione dell’uomo… poiché di fronte al Tao ogni grandezza umana è da considerarsi nient’altro che vana. E qui si comprende anche la causa sottile della differenza ideologica tra Confucianesimo e Taoismo, ma di questo argomento magari parleremo in una prossima occasione. Nei detti di Lao Tse spesso e spesso ritroviamo la disapprovazione dell’orgoglio e del criterio di raggiungimento personale e ciò in virtù della legge di concatenazione dei contrari, l’alternanza dello Yang e dello Yin che è la manifestazione cinetica del Tao. Infatti allorché la forza Yang, attiva, trova il suo culmine automaticamente è sospinta verso il suo contrario Yin, passivo. La punizione per l’orgoglio è quindi in Lao Tse una sorta di legge naturale. “Un gran vento -egli dice- non può durare più dello spazio di un mattino. Una bufera cessa col giorno. L’armata gloriosa non vincerà in eterno. L’albero elevato sarà abbattuto” Egli spiega nel Tao Te King come l’orgoglio stesso sia il presagio della caduta: “Colui che si alza sulla punta dei piedi non sta ritto. Colui che marcia a passi gloriosi non farà un lungo cammino. Colui che si esibisce non brilla. Colui che si esalta è senza onore. Colui che si prevale del suo talento è senza merito. Colui che fa pompa dei suoi successi non vi si mantiene. Questi sono per il Tao eccessi di nutrimento e umori superflui. Tutto ciò che è sotto il Cielo ne prende nausea. E l’uomo del Tao non rivolge loro nemmeno uno sguardo!” Questa legge fondamentale non impedisce però a Lao Tse di mantenere un atteggiamento equanime e corretto nei confronti delle cosiddette “vie del mondo”. “La via del Cielo –egli dice- toglie all’eccedente per compensare il mancante ma la via degli uomini meschini toglie all’indigente per aumentare il ricco” . La via del Cielo, dirà successivamente Lie Tseu (un altro taoista), è la via dell’umiltà e la via degli uomini meschini è quella dell’arroganza. Simile concetto viene espresso nel Libro dei Proverbi, annunciando la caduta di Babilonia: “L’arroganza precede la rovina e l’orgoglio precede la caduta”. Ma la disistima per l’orgoglio e la considerazione per l’umiltà non esauriscono la “dottrina” taoista. Lao Tse considera il Tao una sorta di Madre che genera, nutre e protegge tutti gli esseri dell’universo. In verità è difficile affermare se il Tao “è” o “non è”. Nella metafisica del Tao la kenosi originaria è priva di ogni sostanziale processo, forma o sostanza. Ne consegue che agli occhi del nostro pensiero determinista la “pienezza” del Tao appare simile al “vuoto”. Il Tao è visto come un abisso senza fondo e ciò non dimeno esso dà origine a tutte le cose, un vortice caotico da cui sorge ogni armonia. Quindi se il vero Tao al nostro percepire determinista appare come un nulla, che per noi corrisponde alla corsa verso il vuoto del sé, esso segna il ritorno beato nella matrice silenziosa, che attira e proietta l’esperienza del pensiero empirico e poi lo riassorbe nel nulla da cui proviene. Questa kenosi del Tao procede per sua propria natura e non presuppone alcuna volontà creatrice o distruttrice. E da qui si comprende la non valutazione taoista per un Dio personale. Paolo D’Arpini - Comitato per la Spiritualità Laica


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