Il Sigillo Una Testimonianza - Parte 8
Continuando nei miei studi e nelle mie ricerche, decisi di proporre nuovamente la storia e l'immagine di quel Volto che io ormai indicavo come il 'Sigillo'. Pur correndo il rischio di provocare le ire del maligno. Pensavo, infatti che la strada che avevo intrapreso doveva essere coerentemente seguita, per cui nel leggere una interessante enciclopedia di recente pubblicazione, volli inviare all'autore un plico contenente la foto del 'Sigillo', ritirata dallo studio fotografico dell'agenzia della rivista XY ed una mia lettera accompagnatoria, in cui avevo annotato, con dettagliate descrizioni la visibilità del Volto per il quale chiedevo un parere in merito. Oltre ad un gradito cenno di riscontro, chiedevo raccomandazione, affinché mi venisse restituita la foto, nel caso in cui l'argomento da me proposto non interessasse. Ebbene, in questo caso non ebbi né la dovuta risposta, né tantomeno la restituzione della foto. Decisi allora di rendere più visibile il volto del 'Sigillo'; ritenendo opportuno la realizzazione di una scultura bronzea. Mi rivolsi ad alcuni artigiani che lavoravano nelle fonderie artistiche ed ebbi difficoltà nel trovare uno scultore che mettesse a fuoco l'Immagine, inoltre mi resi conto che richiedeva un costo oneroso. Caso volle, che nelle mie letture, venisse messo in evidenza il nome di un artista, uno scultore, molto vicino e stimato da Padre Pio, cui mi rivolsi il 2 settembre del 1996, ma purtroppo la lontananza che ci divideva rendeva impossibile qualsiasi contatto. Ebbi di nuovo la consapevolezza della difficoltà dell'opera cui mi ero votato, ma decisi di andare avanti senza esitazioni. Il tempo, la mia perseverante tenacia e soprattutto la Fede sempre più costante, mi davano una maggiore fermezza nel perseguire il mio intento, con il convincimento che in tempi migliori avrei potuto realizzare questo mio desiderio. Dopo alcuni giorni, nella circostanza dell'anniversario della morte di Padre Pio, ebbi l'occasione che da tempo at tendevo, la possibilità di incontrare e di parlare con Padre Anselmo, il parroco della Chiesa di Santa Gemma. Volevo chiedergli molte cose ma, presentandomi mi limitai ai preliminari dettati dalla buona educazione e, soprattutto mi scusai con lui, perché molte volte il pomeriggio, temendo di arrivare tardi alla funzione, mi presentavo in Chiesa con i miei abiti da lavoro, un abbigliamento di certo non adeguato alla circostanza ed al luogo. Ricordo ancora, che sorridendo mi rispose che l'abito non era importante facendo un vago riferimento ai famosi 'sepolcri imbiancati'. Fu in questa circostanza che gli proposi di offrire una preghiera collettiva, durante la Messa, in memoria di Padre Pio ed egli mi rispose '...non è necessario, perché ogni celebrazione è rivolta anche a Lui...'. Immediatamente dopo mi recai con lui in sacrestia e dopo aver lungamente parlato del Frate di Pietralcina, aggiunse di averLo conosciuto personalmente. Ad una mia domanda per conoscere un suo parere sulla possibile data per la santificazione di Padre Pio, Padre Anselmo mi rispose che non era essenziale stabilire alcuna data, perché Egli è di già considerato dai fedeli un Santo, nonostante che il lungo iter che porta alla santificazione non sia ancora giunto al termine e si protragga ormai da tantissimi anni. Successivamente mi regalò un'immagine raffigurante Padre Pio con lo scritto di un Suo pensiero, insieme con un libro dedicato a S. Gemma, in cui si parla della breve ma intensa vita della Santa, ritenuta anima Eletta, delle sue opere e soprattutto del prodigio, che l'aveva vista insieme con il Frate di Pietralcina, protagonista, nel ricevere il doloroso dono delle stimmate, evidenziandone la similarità delle opere. Era una insolita coincidenza quella che mi vedeva assiduo fedele in una Chiesa (tra le tantissime Chiese che sono a Roma) alla cui Santa Patrona erano stati impresse le stesse stimmate e conferiti gli stessi doni carismatici che aveva Padre Pio. Santa Gemma, viene considerata Eletta insieme con pochissimi altri Santi e certamente con Padre Pio. Nei giorni successivi Padre Anselmo, con cui ero entrato in confidenza, mi mostrò fiero la Cripta di nuova costruzione, edificata sotto la Chiesa, dedicata alle Sante Rufina e Seconda nella quale in tempi successivi, sarebbero state depositate all'interno di una scultura bronzea, le Reliquie delle due Sante, per la cui restituzione Padre Anselmo aveva molto lavorato superando notevoli difficoltà burocratiche e non solo. Ascoltando il suo racconto e paragonando le sue peripezie a quelle che avevo già sostenuto e che probabilmente avrei dovuto in seguito affrontare, immaginai quanto difficile dovesse essere la mia ricerca e quanto fosse importante non desistere dall'impegno che avevo assunto con me stesso. Nel frattempo, il mio lavoro, dopo una lievissima ripresa, subì una seria flessione. Non intendevo prendere in considerazione la negatività provocata dalla presenza del diavolo, anzi, procedendo in controtendenza, il mio impegno diveniva sempre più pressante e coerente. Sapevo che Dio è Luce ed il diavolo è buio e che continuando a vivere con Dio nel cuore avrei visto sempre la Luce, squarciando quelle tenebre che mi provocavano sconforto ed angoscia ed avrebbero potuto condurmi alla disperazione. Avevo compreso che pur in presenza della negatività che cercava di sconfiggermi, avrei avuto nel giusto momento l'aiuto del Signore, la protezione necessaria per risollevarmi. Un aiuto, che a volte si presentava in forme diverse, da persone che a quel tempo non immaginavo mi avessero sostenuto, cui sono profondamente grato. Una grande delusione mi venne dai parenti più prossimi, i quali ben conoscendo la mia difficile situazione mi negarono anche il più piccolo aiuto, nonostante che io in tempi passati li avessi sostenuti. Il loro comportamento si dimostrò ostile ed indifferente. Cercavano di mascherare la loro ipocrisia, con espressioni velate da un mellifluo perbenismo di maniera, che comunque voleva significare che non mi avrebbero aiutato. Passato il primo momento di amarezza e di delusione, nasceva in me la consapevolezza che i sentimenti legati alla solidarietà familiare, che i miei genitori mi avevano insegnato ed in cui avevo creduto per tanti anni, stavano pian piano sgretolandosi. Una presa di coscienza scaturita dall'evolvere degli avvenimenti che sino a quel momento si erano svolti. Una penosa riflessione che mi faceva riflettere a lungo, molto a lungo e che mi vedeva solo con la mia famiglia, a combattere una difficile battaglia. Senza più voltarmi indietro e senza recriminazioni, do vevo andare avanti con due obiettivi ben precisi: trovare il coraggio per affrontare con determinazione le eventuali difficoltà che si fossero presentate nell'ambito della realtà quotidiana ed individuare una forma più semplice e lineare per mostrare il 'Sigillo'. Un giorno trovai una vecchia rivista del 1 gennaio 1996 'La voce di Padre Pio', nella quale, tra l'altro, si parlava ampiamente di Antonio Ciccone, nato a San Giovanni Rotondo. In gioventù faceva il pastore, in seguito spronato da Padre Pio, divenne, uno stimato pittore, che esprimeva, nella quasi totalità delle sue opere l'immagine del Frate di Pietralcina, sia con i colori che con carboncino. Queste raffigurazioni, pur simili tra esse per le ricorrenti espressioni, che vedono i tratti del volto di Padre Pio rappresentato con i chiaro scuri, pur mostrando lo stesso soggetto, ne esaltano i particolari con uno stile molto per sonale, decisamente molto interessante. Purtroppo, queste opere, non furono adeguatamente apprezzate, quando il Ciccone, organizzò l'ultima mostra a San Giovanni Rotondo, perché considerate ripetitive. Completamente diverso, fu l'accoglimento dei quadri di Ciccone, esposti negli Stati Uniti. In America, infatti le opere di questo maestro hanno suscitato notevole interesse, per cui hanno ottenuto una buona quotazione per lo stile con cui sono espresse. I suoi quadri sono stati molto apprezzati e le richieste hanno su perato di gran lunga quelle del mercato italiano, sicché il pittore trascorre parte del suo tempo all'estero. Dopo aver letto con attenzione questa biografia, riscontrai con stupore che vi erano delle analogie a mio avviso importanti tra l'operato del maestro Ciccone e la mia rap presentazione simbolica del 'Sigillo', pensai così di scri vere al Vice Postulatore del Convento dei Padri Cappucci ni a San Giovanni Rotondo, Padre Gerardo Di Flumeri, per esporre il mio compiacimento per l'operato dell'artista e per evidenziare la ragione per la quale a mio avviso era importante considerare i diversi periodi attraverso i quali si sviluppavano le opere di Ciccone. Sentivo molto vicino il suo lavoro al mio. Mi sembrava la persona più adatta con la quale esprimere un confronto, la persona cui affidar mi per una completa esposizione dei fatti. Decisi, quindi di inviare per conoscenza, copia della stessa lettera ad Antonio Ciccone a conferma della stima e dell'ammirazione per il pittore. Non volevo lasciare nulla al caso. Era mia intenzione e soprattutto, doveroso per me proporre con eventi e riflessioni gli argomenti che erano alla base delle mie affermazioni, anche in previsione delle eventuali obiezioni che mi avessero eventualmente mosso. Fregene,17 Novembre 1996 Alla C.A. di Padre Gerardo Di Flumeri D.G.'Voce di Padre Pio' San Giovanni Rotondoe.p.c. Sig. Antonio Ciccone (Firenze) Leggendo la 'Voce di Padre Pio' del mese di gennaio 1996, fui attratto dall'articolo di Matteo Merla, riguardante la mostra dell'artista Antonio Ciccone intitolata 'Cercando Padre Pio II'. Da esso ho potuto capire che l'artista è ammirato e quotato per le raffigurazioni del volto in primo piano di Padre Pio. Nello stesso tempo i critici in Italia lo ritengono un artista fossilizzato, per cui le sue opere si risolvono in un fatto meccanico che porta con sé fin da giovane. Se esaminiamo i suoi disegni e la mostra di cui si parla nella presente, notiamo che non per caso, nelle sue raffigurazioni, il volto assume quasi sempre la stessa espressione; le rughe nella fronte sono sempre le stesse. Da ciò deduco che le raffigurazioni coprono un determinato periodo della vita di Padre Pio. Sapendo che il Ciccone fu aiutato dallo stesso Padre Pio nell'apprendere quest'arte e che a tutt'oggi questo aiuto continua, mi viene da pensare che l'artista in molte raffigurazioni, dipinge non per mano sua ma per mano di Padre Pio. Antonio Ciccone, senza saperlo, ma con sensazione, raffigura il Servo di Dio in una espressione nella quale si nasconde la verità del Segreto. Anche la mostra intitolata 'Cercando Padre Pio II', non a caso vari passaggi da: Servo di Dio, a Venerabile, a Beato, a Santo. In questo momento siamo al II gradino, da Padre a Servo di Dio. Certamente fino alla Santificazione di anni ne passeranno e fino ad allora l'artista Ciccone avrà tutto il tempo necessario per incontrare la persona che svelerà il segreto su Padre Pio. E' allora che l'artista si troverà avvantaggiato nelle sue opere, in quanto avrà saputo dipingere la Via Crucis di Padre Pio fino alla penultima stazione, nonostante i giudizi contrari dei critici i quali non riuscivano a vedere oltre la dimensione reale che abbiamo di fronte ai nostri occhi. Come sappiamo ogni Santo ha venerato la raffigurazione del Cristo secondo i Secoli. Così abbiamo il Cristo di San Francesco, il Cristo di Santa Gemma, il Cristo di Padre Pio e così via...... Difatti queste raffigurazioni si trovano catalogate nel Santuario del Divino Amore in Roma. Ma non esiste e mai nessuno ha avuto il 'Cristo in Padre Pio'. Ecco perché chi: 'Prega Padre Pio prega Cristo'. Questa ritengo che sia l'ultima stazione che l'Artista Antonio Ciccone dovrà raffigurare. Non so se Vi sarà possibile darmi una risposta su questo mio pensiero, qualunque essa sia, mi farà felice. GrazieRenato Di Properzio(Continua)


