ven, 02 maggio 2025

La verità

La verità Che cosa è la verità per l’uomo!

Fin dall’alba della nostra attuale manifestazione su questa Terra, l’essere umano, in quanto "Spirito Vergine" e quindi estraneo alla materia in cui è costretto a vivere, a sempre ricercato la "verità" o perlomeno quello che, come tale, l’uomo percepisce.

I più evoluti della nostra razza, hanno cercato di dare una risposta concreta a quest’enigma e filosofi e teologi, hanno fatto del loro meglio nell’esporre i loro dotti teoremi, cercando così, di far luce nella nostra mente, su questo affascinante e quanto mai inquietante problema della condizione umana.

Per questo motivo, il mio intervento si svolgerà, considerando il tema del nostro Convegno, secondo l’aspetto filosofico, etico, morale e naturalmente, teologico.

Secondo la giusta osservazione fatta da diversi autori negli ultimi tempi, stiamo attraversando oggi, una crisi del senso della verità. Un filosofo italiano, Michele Federico Sciacca, analizzando con acutezza la situazione culturale del nostro tempo, denunciava il pericolo di una vera e propria "eliminazione della verità". E, tempo addietro, nell'introduzione all'edizione italiana di tre saggi del teologo tedesco Wolfhart Pannenberg, tra cui uno su " Cos'è verità? ", il giornalista e scrittore Vittorino Grossi, affermava che: "Il pensiero moderno ha un suo travaglio e disagio particolare quando tratta della verità".

Ma quali sono le ragioni di questo stato di cose?

Probabilmente sono da ricercare nel prevalere crescente del "soggettivismo" nel pensiero moderno, cominciato con Kant o forse già con i filosofi del Rinascimento. Ma non è mio compito indagare le cause profonde della crisi. Ciò che invece intendo fare, è analizzare nelle sue grandi linee la situazione attuale; cercando di comprendere che cosa significa per la mentalità moderna la nozione di verità, per fare poi un paragone con la concezione tradizionale, tramandataci dalla Grecia antica. Ma accanto all'idea classica esiste una nozione specificamente cristiana della verità. Cercherò di mostrare in che cosa essa si distingua dalla concezione profana. In una seconda parte, proverò ad approfondire questa concezione cristiana della verità, alla luce della S. Scrittura. Infine cercherò di trarre un confronto tra la concezione cristiana e le idee moderne sulla verità, per vedere in quale senso il messaggio cristiano, risponda meglio alle domande degli uomini del nostro tempo.

1. Verità profana e verità cristiana: Esistono diversi concetti di verità: la verità metafisica, la verità scientifica, la verità nell'informazione; si potrebbe anche analizzare la verità etica, la verità storica, oppure la verità dell'arte, della poesia, del mito, ecc… il mio scopo, oggi, è quello di analizzare la verità religiosa e cristiana. Però, come detto precedentemente, per cogliere meglio la distinzione tra concezione cristiana e concezione profana, dobbiamo per prima cosa domandarci, che cosa significhi la nozione di verità, per il pensiero moderno.

Possiamo distinguere qui tre correnti principali.

a) Consideriamo in primo luogo la corrente esistenzialistica derivata da Soren Kierkegaard. Questo filosofo danese, fondatore dell'esistenzialismo moderno, ha scritto la famosa frase: "La verità è la soggettività", oppure, rovesciando la formula, "La soggettività è la verità". Per Kierkegaard, è indifferente se l'adesione soggettiva dello spirito è applicata ad un soggetto buono od a un soggetto cattivo. Ma la tradizione esistenzialistica che si è sviluppata dopo di lui, mette indubbiamente l'accento in maniera quasi esclusiva sul soggetto. Quella che si cerca non è più la verità in assoluto, ma la verità individuale, cioè l'autenticità nel proprio comportamento. Kierkegaard diceva per esempio, che la preghiera vera non è necessariamente quella del cristiano che prega il vero Dio, che pronuncia le sue orazioni senza convinzione; il pagano invece, il cui sguardo si ferma su un idolo, ma che lo invoca con tutta la passione del suo cuore, è un uomo che prega "in verità".

Indubbiamente, questa concezione esistenzialistica contiene molto di vero; essa rappresenta per ciascuno un pressante invito all'autenticità nelle sue convinzioni e ad un impegno sincero per loro. Però può anche esporre gli uomini al pericolo di confondere verità e sincerità e di non dare più quasi nessuna importanza a ciò in cui credono: tendenza soggettivistica tipica del nostro tempo.

b) Un'altra corrente è quella pragmatistica, la quale fa capo a Nietzsche ed a William James. Per il filosofo tedesco della seconda metà dell'Ottocento, la verità non è una realtà ontologica; non esiste una natura assoluta delle cose. Nietzsche ha sferrato un attacco feroce contro ogni pensiero metafisico, che è per lui segno di decadenza. Il vero, secondo Nietzsche, non è una realtà esistente che cerchiamo di scoprire e di conoscere; è qualcosa che si trova davanti a noi, come un fascio di possibilità che noi dobbiamo realizzare. La verità non sta nell'essere, ma nel valore; è vero ciò che riesce nella vita, ciò che produce. Una cosa ha valore e si può chiamare vera, in quanto è utile per l'avvenire ed il progresso, in quanto dà all'uomo la possibilità di sorpassare se stesso per produrre al fine, il superuomo. Si capisce quindi come Nietzsche, abbia scritto nel suo libro La volontà di potenza: "Il criterio della verità, si trova nell'intensificazione del sentimento di potenza". Egli dà dunque un primato assoluto al volere sul conoscere, al fare sull'essere, allo sviluppo della vita sulla contemplazione della verità. La norma fondamentale del vero è l'efficacia per il progresso umano, per la preparazione del genio, del superuomo. Si noti quanto vicina sia questa filosofia del progresso con le teorie del marxismo. Ma, cosa più paradossale, un influsso di queste concezioni pragmatistiche si nota anche in certi orientamenti recenti della teologia, secondo i quali la verità, deve essere verificata dalla pratica (praxis).

Il teologo tedesco Padre Schillebeeckx, pochi anni fa scriveva: "L'accento viene messo più sull'agire, sul fare, molto più sull'ortoprassi che sull'ortodossia. Ecco la grande svolta, realizzatasi nella concezione dell'esistenza cristiana". Così si spiega l'apparire, negli ultimi tempi, della "teologia della speranza" e delle cosiddette teologie chiamate "teologia politica" o "teologia della rivoluzione". Come bisogna valutare tali tendenze? L'influsso marxista sulla teologia politica è difficilmente negabile. Tuttavia bisogna riconoscere che questa corrente ha messo in luce un aspetto importante della ricerca della verità e cioè, che essa non può essere esclusa dalla vita. Una verità che si può soltanto contemplare e che non cambia niente nel mondo o nell'uomo, rimane sterile; è come una cosa astratta, irreale, lontana, che non può interessare. La verità deve essere aperta sull'avvenire, suscitare e nutrire la speranza, spingere all'azione. Ma è ugualmente vero, che il primato assoluto dato all'azione, toglie all'azione stessa ogni norma direttrice....
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Scheda dettagli:

Data: 18 marzo 2009Autore: Sergio de Ruggiero
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