ven, 19 aprile 2024

Grafologia : il fascino dei piccoli segni

Il linguaggio dei numeri.

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I testi di Grafologia non concedono solitamente molto spazio all’analisi dei numeri : gli studiosi che se ne sono occupati sono partiti dal presupposto che, essendo i numeri la rappresentazione simbolica di valori materiali, la loro diversa costruzione grafica riveli più che altro le predisposizioni, più o meno marcate, ad attività di tipo commerciale.
Secondo il grafologo spagnolo Augusto Vels ( Dictionnaire de Graphologie, Grancher-Masson, Paris, 1993), i numeri scritti velocemente, ma ben formati, chiari e ordinati, rappresentano al meglio il senso commerciale e la facilità di calcolo numerico.
Numeri poco leggibili e poco strutturati, al punto di generare confusione tra loro, possono avere diversi significati: se la grafia è dinamica e veloce appartengono a soggetti abili commercialmente, ma poco scrupolosi. Invece, se la scrittura è lenta e i numeri, in particolare, presentano frequenti ritocchi, il soggetto è (o ritiene di essere) inadeguato di fronte alle questioni pratiche e commerciali.
Un tracciato abitualmente “maldestro” dei numeri sembrerebbe essere comunque significativo di uno scarso senso degli affari e del denaro.
Numeri piccoli e tipografici segnalano attitudini scientifiche, mentre numeri semplificati ed estetici, ma senza rigidità né preoccupazioni “calligrafiche”, rivelano maggiore attenzione alla bellezza ed al valore artistico degli oggetti, che non al loro aspetto materiale.
La grafologa francese Roseline Crépy ha voluto andare molto oltre queste considerazioni generali, dedicando un ampio spazio allo studio dei cosiddetti "piccoli segni" di cui i numeri fanno parte, insieme alla punteggiatura ed ai tracciati liberi.
Nei suoi libri si trovano alcune curiose annotazioni sul modo di scrivere la data.
Ad esempio : la cifra centrale, quella che indica il mese, è scritta molto più piccola rispetto a quella del giorno e dell’anno? Lo scrivente vive nel momento presente. Il nome del mese viene scritto per esteso, anziché con il numero? Lo scrivente è un sensoriale. Il mese viene scritto in numeri romani? Lo scrivente ha del rigore, e non è insensibile ad una certa valorizzazione di sé. Manca il numero che indica l’anno? Lo scrivente difetta di una “visione d’insieme” … e via di questo passo.
Oltre ad avere enumerato una notevolissima casistica di possibili tracciamenti, questa interessante ricercatrice ha attribuito ai numeri un valore simbolico, che risente in maniera evidente dell’intrecciarsi di influssi diversi intorno al fascino di questi grandi "archetipi dell’ordine", come Jung li aveva definiti.
In questa visione, sicuramente molto suggestiva, il numero uno rappresenterebbe l’identità , l’immagine di sé: molto positivo quando perde il filetto iniziale, e viene tracciato come una semplice e ferma asta verticale, indicativa, nella sua essenzialità e “solitudine”, di indipendenza e senso di responsabilità.
Il numero due rappresenta invece il contatto, la relazione: molto bello quando la testa iniziale prende la forma di una curva morbida e aperta, meno positivo l’arrotolamento detto “a conchiglia”, segno di egocentrismo. Ripetuto ossessivamente come scarabocchio potrebbe segnalare la presenza di un fratello o di un rivale di cui si è gelosi.
Il numero tre è legato all’umore personale: le reazioni affettive saranno equilibrate e serene se le due curve che formano il numero sono morbide e di uguale dimensione, più tese e meno prevedibili se si presentano invece angolose e difformi.
Il numero quattro evoca il concetto di stabilità : molto apprezzabile, tra le numerosissime forme, quella tipografica e semplice con i tratti finali incrociati, che unisce energia e rigore critico. Scarabocchiato ripetutamente segnala il bisogno di basi solide, di concretezza : è la fermezza rassicurante della "pietra cubica".
Il numero cinque è legato all’iniziativa personale: è definito “il numero più instabile ed insieme più reattivo di tutti”. Presenta, in effetti, un’infinità di sfaccettature, fino all’estrema semplificazione formale che lo rende simile ad una “S”, indice di grande capacità di adattamento, come tutti i segni “serpeggianti”.
Il numero sei è in relazione all’egocentrismo, il cui grado sarebbe proporzionale al rigonfiamento dell’occhiello di base.
Il numero sette esprime l’autoaffermazione, la persona “ideale” che si vorrebbe essere: la ripetizione ossessiva del numero e l’enfatizzazione della sua dimensione parlano da sé…
Il numero otto è l’apertura al mondo: si muove infatti sulla scia dei quattro punti cardinali, secondo le scelte di vita di ciascuno di noi, e le sue modalità espressive sono incredibilmente numerose. La sua ripetizione grafica richiama il dinamismo e il significato della doppia spirale (che ha un valore sia decorativo che magico), e si collega al simbolo dell'infinito.
Il numero nove è in relazione all’adattamento: meglio se costruito in un unico tratto, perché la dissociazione occhiello-asta è significativa di una fragilità di fondo, o di una qualche conflittualità sulla possibilità di integrazione.
Ed infine, lo zero, il denaro, leggibile sulla falsariga della lettera “o”, lettera “orale” per eccellenza, collegata all’idea del nutrimento, sia materiale che affettivo.
Nel suo dinamismo ripetuto ritroviamo le indicazioni relative ai moti circolari, che rappresentano l'Io nella totalità delle sue esigenze e delle sue richieste.
Dello zero è significativa soprattutto la dimensione, secondo il presupposto per cui numeri ingranditi, o rimpiccioliti rispetto alla scrittura estesa, hanno lo stesso valore delle “parole affettive” .
( In Grafologia viene chiamata "affettiva" quella parola che, all’interno di un testo, risulta evidentemente più grande, o più piccola, rispetto alle altre: risponde ad un inconscio moto emotivo nei confronti del significato della parola stessa, che assume un diverso rilievo e una diversa dimensione a seconda del potere evocativo esercitato sulla memoria e sulla sensibilità di chi scrive.)
Questo approccio simbolico, agli occhi di molti studiosi di Grafologia classica apparso un tantino sconcertante, riveste comunque un certo interesse anche dal punto di vista tecnico : prende in considerazione infatti un vero e proprio “universo” grafico, quello dei "piccoli segni" abitualmente un po’ negletto e sottovalutato nelle analisi di personalità, e che riveste invece un’importanza enorme in Grafologia Giudiziaria.
“Dal punto di vista delle proiezioni – ci ricorda Roseline Crépy – i numeri non sfuggono alla regola che vuole che l’Inconscio si esprima al meglio nelle aree secondarie, là dove la consapevolezza è meno vigile. Per esempio, quando si tratta di analizzare delle lettere anonime, il Grafologo ha talvolta la fortuna di poter sciogliere i suoi dubbi, di fronte a due scritti dissimili, grazie alle somiglianze dei numeri.” (R.Crépy, L’interprétation des signes dans l’écriture, tome III, Delachaux et Niestlé, Paris, 1992., p. 288 ).

Tratto da "Lo scarabocchio. Il tratto d'unione fra noi e il nostro inconscio".

Scheda dettagli:

Data: 2 gennaio 2022Autore: Marisa Paschero
Fonte/Casa Editrice: Edizioni Amrita
Profilo Pubblico di:

Marisa Paschero

Marisa Paschero, grafologa, ha una formazione interdisciplinare che abbraccia metodi diversi e privilegia l'approccio simbolico alla scrittura in ogni sua espressione, Laureata in Lettere, specializzata in Grafologia per l'età evolutiva e in tecnica peritale, rieducatrice della scrittura e…

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