Una potenza sento,
che dilata in me gli spazi.
Le mie forze si caricano,
di un potenziale nuovo.
Si riorganizzano, mentre un sole irraggia
i petali della mia corona.
E in me adesso appare un’aurora eburnea,
madreperlata. Terreno stabile di una nuova era.

Mi guarda, fermo e costante tra le mie corde,
un diamante sereno nella notte stellata.
E fa sicuro il mio passo.
Piccolo lassù, luce dei miei occhi,
un faro illuminante, dirige tra le onde
di un oceano silenzioso,
flotte di naviganti in cerca di tesori
dell’opulenza Antica e dimenticata d’Oriente.

In questa notte universale, limpida e chiara,
veleggia tranquilla la mia mente.
Un ventaglio celeste la adorna,
fatto di piume dall’occhio traslucido e cangiante,
che si muovono flessuose e dolci, tra i miei pensieri.
Valica limiti e confini,
supera ogni asperità di paesaggi e galassie,
richiamando a sè insistente,
oltre lo spazio e il tempo,
tutti i frammenti perduti di una vita
troppo presto andata in frantumi.

Tornano a me, intensi e lievi, i miei preziosi.
Mentre dietro, all’orizzonte, fiammeggiano ormai
i primi raggi del sole nuovo.
Lentamente e inesorabilmente emerge,
da voragini insondabili e lontane
il disco alato, che porta alta la tua anima.
E, intanto, in me sciogli e rapprendi nuovamente
suoni, immagini, visioni e sogni di quell’infinito legame,
che era una volta il nostro tutto.

Posa ora il capo sfolgorante sul corpo vivente.
E incede, placido e regale, il Cigno.
Portami al centro dell’essere.
Fa’ che veda dispiegarsi in volo le ali dell’angelo.
E oda l’urlo del Leopardo.