Un morto e cinque feriti, tra cui due poliziotti, è il bilancio degli scontro tra manifestanti di religione sciita e agenti delle forze di sicurezza avvenuti ieri nella città pakistana di Gilgit, a 250 chilometri a nordovest di Islamabad, a ridosso della catena montuosa del Karakorum. I disordini sono avvenuti mentre la popolazione proveniente da circostanti villaggi cercavano di entrare in corteo nella città per partecipare ad una prevista dimostrazione per la revisione dei testi di religione islamica. Ma le autorità di polizia di Gilgit avevano imposto un coprifuoco per evitare scontri tra sunniti e sciiti, anche in considerazione dei sanguinosi fatti della settimana scorsa a Karachi, in Pakistan meridionale, in cui 21 persone sono morte nell’esplosione avvenuta in una moschea sciita il giorno dopo che un’importante capo religioso sunnita era stato ucciso in un agguato. I fedeli della corrente musulmana sciita chiedono la revisione dei libri di religione in cui si esprime solo un punto di vista sunnita della storia dell’Islam e vengono insegnati ai giovani studenti, anche quelli sciiti, solo i rituali sunniti della preghiera. Gravi disordini, ma senza vittime né feriti, sono avvenuti anche nella vicina città di Hunza dove migliaia di dimostranti hanno assalito sedi di uffici governativi e saccheggiato un albergo di proprietà statale. La corrente musulmana ‘Shia’ raccoglie i sostenitori della linea di successione dell’autorità islamica attraverso Alì, cugino e genero del profeta Mohammad, e i suoi discendenti, opinione non condivisa dai fedeli che prendono il nome dalla ‘Sunnah’ (Tradizione); gli sciiti rappresentano il 20% della popolazione del Pakistan, ma sono maggiormente presenti nelle regioni settentrionali e occidentali. La violenza settaria condotta da estremisti sciiti e sunniti è scoppiata in Pakistan negli anni’80; si stima che in venti anni siano morte 4000 persone, in buona parte sciiti.