Si apre qualche spiraglio nella vicenda del professore iraniano Hashem Aghajari, condannato a morte per “gravi insulti alla religione islamica”, in realtà per alcune critiche espresse verso gli Imam sciiti. Hossein Mir Mohammad, esponente del potere giudiziario, ha dichiarato che la sentenza sarà riesaminata in appello. Negli ultimi giorni lo scontro tra conservatori e riformisti si è fatto molto duro. Mentre una forte contestazione studentesca chiedeva l’annullamento della sentenza di condanna a morte contro Aghajari, gruppi di fondamentalisti islamici attaccavano manifestazioni ed università. Nello stesso tempo Reza Katami, vice presidente del parlamento, segretario del più influente partito riformista, ma anche fratello del presidente iraniano Mohammad Khatami ed altri influenti uomini politici sono scesi in campo per difendere due provvedimenti di legge che aumenterebbero notevolmente il peso dell’ala liberale nel Paese. Gli organi di controllo in Iran, come Consiglio dei Guardiani (la corte costituzionale) e la magistratura sono schierati con i conservatori. La decisione di istruire un processo di appello, anche contro la volontà del condannato professor Aghajari contrario a ricorrere, è stata determinata dalla decisone della Guida suprema, ayatollah Ali Kamenei che si era dichiarato per una revisione della sentenza.