Spiritualità e Razionalità
Sono in antitesi o rappresentano una medesima essenza?
Uno degli argomenti più contrastanti è appunto l’antitesi che intercorre tra spiritualità e conoscenza razionale. Naturalmente è necessario definire i due termini per capire cosa si intende quando si parla di “spiritualità” e cosa con “conoscenza razionale”.
In questo ambito per spiritualità intendo tutto quel bagaglio diversificato nelle varie culture e popoli che porta all’accettazione da parte degli individui dell’esistenza di un sovrannaturale, mentre per conoscenza razionale, tutte quelle dottrine scientifiche, filosofiche, che designano una conoscenza supportata solo sulla ragione e sulla sperimentazione. Detto questo, occorre riflettere che a principio entrambi gli aspetti, seppur profondamente diversi nei propri approcci portano alla specie umana una forma di conoscenza. Ora qui non si intende discutere propriamente sulle validità delle dottrine e sul concetto di prova che esse possono esprimere, ma piuttosto che l’umanità nel suo insieme è scissa su due orientamenti che appaiono in opposizione. Da una parte il senso spirituale, in qualunque forma esso sia, ci illumina sull’esistenza di una grande tradizione umana che parte fin dai primordi delle memorie storiche. Ogni civiltà, seppur primigenia, ha posseduto un senso della cultura legato alla concezione di un sovrannaturale, di una vita oltre la vita, di un’esistenza più grande ed ampia della piccola esistenza umana in questo mondo, dall’altra parte l’evoluzione filosofica e in seguito scientifica hanno portato ad una concezione opposta, quella razionale secondo cui la ragione esige dimostrazioni e quindi a tutto l’edificio teorico secondo cui “il sovrannaturale” non esisterebbe giacché esso non è pienamente dimostrabile. Ecco perché l’essere orientati verso una concezione spirituale, esige un percorso di fede che porta a credere a determinati orientamenti e la fede come noto è imprescindibile, mentre dall’altra la conoscenza razionale impone l’atto di interrogare la natura e porla sotto esame critico.
Sotto questi aspetti si possono fare numerosissime considerazioni, la prima risiede nel fatto che la scienza e la sua evoluzione hanno proposto per la prima volta nella storia questa profonda scissione. Lo studio delle civiltà antiche ci insegna che ai primordi esse possedevano un senso della conoscenza profondamente diverso da quello attuale. Si può citare l’esempio più splendido in questo senso, quello relativo agli antichi egizi. Essi come le più fiorenti civiltà remote possedevano un senso spirituale profondamente connesso al percorso della conoscenza, la figura sacerdotale all’epoca era in forte contrasto con quella contemporanea. Il sacerdote non era addetto al culto, bensì era l’esperto del sapere, quindi riuniva in se la figura dello scienziato, del filosofo e del sacerdote, per definirla in termini moderni. Ovviamente l’esperienza storica umana occidentale, ci ha insegnato che per sradicarci dall’oscurantismo religioso istituzionale dell’epoca medioevale si è resa necessaria una scissione profonda tra le nuove discipline scientifiche e l’istituzione religiosa dominante. Tuttavia è chiaro un aspetto, che il senso religioso e in modo più ampio il senso spirituale che perdura anche nel mondo contemporaneo, basato su radici molto antiche, rappresenta in se una forma di conoscenza, al momento non è interessante la sua configurazione, né tutte le diversità insite nelle tradizioni. Accade che il mondo contemporaneo rappresenta lo stesso specchio della nostra mente, questo è un dato estremamente importante perché ci aiuta a comprendere direttamente la sostanza di questa ambivalenza tra spiritualità e razionalità.
Ogni individuo fonda in se stesso una parte razionale ed un'altra spirituale, per concederci ad una banale semplificazione, se ad esempio stiamo affrontando una situazione quotidiana legata alla nostra economia, noi andiamo ad affrontare mentalmente quella situazione secondo parametri razionali definiti, c’è invece tutta un'altra parte morale e sentimentale che invece si supporta sulla nostra sfera interiore più spirituale. In verità ognuno di noi riesce in modo più o meno pronunciato a scindere questi due opposti, tale condizione rappresenta poi lo specchio del mondo umano più generale. Questi aspetti ci portano ad una determinata condizione, secondo cui la razionalità ci invita a guardare il mondo e la natura sotto determinati aspetti, mentre tutta la parte spirituale ci invita ad una prospettiva molto diversa. L’argomento si esalta profondamente con il concetto che spesso infervora tra i media che vede i Creazionisti contro gli Evoluzionisti. E’ questo conflitto ideologico il teatro stesso della collisione tra razionale e spirituale, ma molto spesso vengono esclusi molti aspetti importantissimi e questo contrasto molto pubblicizzato diventa sempre più frequentemente il teatro di interessi politici e sociali, più che ideologici e filosofici.
La domanda più essenziale è: chi ha stabilito questa scissione molto evidente e pronunciata nelle società occidentali? Ci possiamo accorgere dalla storia stessa del nostro passato che il contrasto tra razionale e spirituale, è stato promosso in modo inevitabile più per questioni sociali e politiche di fondo, che per un puro fatto intellettuale, è maggiormente evidente per un fondo ideologico di controllo del sapere sui popoli, piuttosto che per un vero campo di studio e indagine.
E’ doveroso guardare più alla ricerca di una verità e quindi promuovere un indagine basata su quella pulsione primordiale di conoscere il mondo, noi stessi ed anche il sovrannaturale, invece che su questioni che nulla avrebbero a che fare con la conoscenza. La conoscenza è un apertura verso il nuovo, ed un analisi profonda del presente e del passato ci invita di fatto alla scoperta che l’ultimo capitolo sia in termini spirituali che razionali non è ancora stato scritto. Quindi un'altra domanda da porsi è: chi ha stabilito che il razionale non possa implementare in se lo spirituale? Di fatto se ci concediamo alla riflessione che lo spirituale propone l’esistenza di determinate condizioni secondo cui la vita, l’essenza stessa della realtà, la natura più profonda dell’universo, si estendono al di là di quanto cerca di definire il razionale, poniamoci per un solo istante in un caso limite, facciamo il presupposto di trovarci di fronte al capitolo ultimo di ogni verità possibile, a quel punto anche il sovrannaturale avrebbe una risposta definitiva, ed ecco che esso stesso sarebbe alla nostra mente pienamente razionale. Il puro senso della ricerca, è quella relativa a noi stessi e al senso più profondo di questa vita, conoscere implica perseguire l’obiettivo tanto agognato di una verità essenziale, in tal senso vogliamo lo sguardo verso i misteri del mondo e di noi stessi, dove spiritualità e razionalità rappresentano una stessa essenza che è il motore che ci spinge verso il nuovo.
Data la condizione fondamentale che viviamo in questi tempi, sarebbe più opportuno spingere la filosofia, le scienza ed anche lo spirituale verso la concezione di un unico grande progetto di ricerca, quello di porre le giuste domande, di ricercare tutti quegli elementi che possano guidarci verso una verità, perché in fondo quando lo scienziato volge il suo sguardo al cielo, in quel momento può amare quanto sta vedendo, su questa affermazione eufemistica può aprirsi un nuovo orizzonte verso il quale mirare ad un salto evolutivo della nostra conoscenza.
Alessio Follieri
In questo ambito per spiritualità intendo tutto quel bagaglio diversificato nelle varie culture e popoli che porta all’accettazione da parte degli individui dell’esistenza di un sovrannaturale, mentre per conoscenza razionale, tutte quelle dottrine scientifiche, filosofiche, che designano una conoscenza supportata solo sulla ragione e sulla sperimentazione. Detto questo, occorre riflettere che a principio entrambi gli aspetti, seppur profondamente diversi nei propri approcci portano alla specie umana una forma di conoscenza. Ora qui non si intende discutere propriamente sulle validità delle dottrine e sul concetto di prova che esse possono esprimere, ma piuttosto che l’umanità nel suo insieme è scissa su due orientamenti che appaiono in opposizione. Da una parte il senso spirituale, in qualunque forma esso sia, ci illumina sull’esistenza di una grande tradizione umana che parte fin dai primordi delle memorie storiche. Ogni civiltà, seppur primigenia, ha posseduto un senso della cultura legato alla concezione di un sovrannaturale, di una vita oltre la vita, di un’esistenza più grande ed ampia della piccola esistenza umana in questo mondo, dall’altra parte l’evoluzione filosofica e in seguito scientifica hanno portato ad una concezione opposta, quella razionale secondo cui la ragione esige dimostrazioni e quindi a tutto l’edificio teorico secondo cui “il sovrannaturale” non esisterebbe giacché esso non è pienamente dimostrabile. Ecco perché l’essere orientati verso una concezione spirituale, esige un percorso di fede che porta a credere a determinati orientamenti e la fede come noto è imprescindibile, mentre dall’altra la conoscenza razionale impone l’atto di interrogare la natura e porla sotto esame critico.
Sotto questi aspetti si possono fare numerosissime considerazioni, la prima risiede nel fatto che la scienza e la sua evoluzione hanno proposto per la prima volta nella storia questa profonda scissione. Lo studio delle civiltà antiche ci insegna che ai primordi esse possedevano un senso della conoscenza profondamente diverso da quello attuale. Si può citare l’esempio più splendido in questo senso, quello relativo agli antichi egizi. Essi come le più fiorenti civiltà remote possedevano un senso spirituale profondamente connesso al percorso della conoscenza, la figura sacerdotale all’epoca era in forte contrasto con quella contemporanea. Il sacerdote non era addetto al culto, bensì era l’esperto del sapere, quindi riuniva in se la figura dello scienziato, del filosofo e del sacerdote, per definirla in termini moderni. Ovviamente l’esperienza storica umana occidentale, ci ha insegnato che per sradicarci dall’oscurantismo religioso istituzionale dell’epoca medioevale si è resa necessaria una scissione profonda tra le nuove discipline scientifiche e l’istituzione religiosa dominante. Tuttavia è chiaro un aspetto, che il senso religioso e in modo più ampio il senso spirituale che perdura anche nel mondo contemporaneo, basato su radici molto antiche, rappresenta in se una forma di conoscenza, al momento non è interessante la sua configurazione, né tutte le diversità insite nelle tradizioni. Accade che il mondo contemporaneo rappresenta lo stesso specchio della nostra mente, questo è un dato estremamente importante perché ci aiuta a comprendere direttamente la sostanza di questa ambivalenza tra spiritualità e razionalità.
Ogni individuo fonda in se stesso una parte razionale ed un'altra spirituale, per concederci ad una banale semplificazione, se ad esempio stiamo affrontando una situazione quotidiana legata alla nostra economia, noi andiamo ad affrontare mentalmente quella situazione secondo parametri razionali definiti, c’è invece tutta un'altra parte morale e sentimentale che invece si supporta sulla nostra sfera interiore più spirituale. In verità ognuno di noi riesce in modo più o meno pronunciato a scindere questi due opposti, tale condizione rappresenta poi lo specchio del mondo umano più generale. Questi aspetti ci portano ad una determinata condizione, secondo cui la razionalità ci invita a guardare il mondo e la natura sotto determinati aspetti, mentre tutta la parte spirituale ci invita ad una prospettiva molto diversa. L’argomento si esalta profondamente con il concetto che spesso infervora tra i media che vede i Creazionisti contro gli Evoluzionisti. E’ questo conflitto ideologico il teatro stesso della collisione tra razionale e spirituale, ma molto spesso vengono esclusi molti aspetti importantissimi e questo contrasto molto pubblicizzato diventa sempre più frequentemente il teatro di interessi politici e sociali, più che ideologici e filosofici.
La domanda più essenziale è: chi ha stabilito questa scissione molto evidente e pronunciata nelle società occidentali? Ci possiamo accorgere dalla storia stessa del nostro passato che il contrasto tra razionale e spirituale, è stato promosso in modo inevitabile più per questioni sociali e politiche di fondo, che per un puro fatto intellettuale, è maggiormente evidente per un fondo ideologico di controllo del sapere sui popoli, piuttosto che per un vero campo di studio e indagine.
E’ doveroso guardare più alla ricerca di una verità e quindi promuovere un indagine basata su quella pulsione primordiale di conoscere il mondo, noi stessi ed anche il sovrannaturale, invece che su questioni che nulla avrebbero a che fare con la conoscenza. La conoscenza è un apertura verso il nuovo, ed un analisi profonda del presente e del passato ci invita di fatto alla scoperta che l’ultimo capitolo sia in termini spirituali che razionali non è ancora stato scritto. Quindi un'altra domanda da porsi è: chi ha stabilito che il razionale non possa implementare in se lo spirituale? Di fatto se ci concediamo alla riflessione che lo spirituale propone l’esistenza di determinate condizioni secondo cui la vita, l’essenza stessa della realtà, la natura più profonda dell’universo, si estendono al di là di quanto cerca di definire il razionale, poniamoci per un solo istante in un caso limite, facciamo il presupposto di trovarci di fronte al capitolo ultimo di ogni verità possibile, a quel punto anche il sovrannaturale avrebbe una risposta definitiva, ed ecco che esso stesso sarebbe alla nostra mente pienamente razionale. Il puro senso della ricerca, è quella relativa a noi stessi e al senso più profondo di questa vita, conoscere implica perseguire l’obiettivo tanto agognato di una verità essenziale, in tal senso vogliamo lo sguardo verso i misteri del mondo e di noi stessi, dove spiritualità e razionalità rappresentano una stessa essenza che è il motore che ci spinge verso il nuovo.
Data la condizione fondamentale che viviamo in questi tempi, sarebbe più opportuno spingere la filosofia, le scienza ed anche lo spirituale verso la concezione di un unico grande progetto di ricerca, quello di porre le giuste domande, di ricercare tutti quegli elementi che possano guidarci verso una verità, perché in fondo quando lo scienziato volge il suo sguardo al cielo, in quel momento può amare quanto sta vedendo, su questa affermazione eufemistica può aprirsi un nuovo orizzonte verso il quale mirare ad un salto evolutivo della nostra conoscenza.
Alessio Follieri