gio, 25 aprile 2024

La professione, il lavoro, il compenso

Una sofisticata e meravigliosa apparecchiatura, l'uomo

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C’era una volta, tanto tempo fa il baratto: io do una cosa a te e Tu in cambio dai una cosa a me. Nessuna possibilità di avidità di accumulo o di furti, niente banche, niente prestiti, niente interessi, niente portavalori, niente assicurazioni, niente di niente. Una trattativa per dare un valore alle merci di scambio e una stretta di mano. Così avviene ancora oggi, presso alcune culture: fra i beduini nel deserto, fra i nativi delle foreste amazzoniche, gli Aborigeni Australiani, fra tutte quelle persone ‘non civilizzate’.
Successe che alcune persone, avendo parecchio oro, per non portarselo sempre appresso decisero, d’accordo con gli orafi, di lasciarlo in custodia, ricevendo in cambio un documento, firmato da ambedue, che attestava la quantità del lascito.
Mi sento un po’ responsabile, da orafo, che sono stato e col capo chino pronuncio ‘mea culpa’.
Tutto questo proseguì, senza problemi per parecchi anni, poi un bel giorno, come succede in tutte le storie che si rispettino, gli orafi si stufarono di scrivere ogni volta il documento, e decisero di comune accordo, di preparare alcuni pezzi di carta con, prestampato tutta la dicitura, lasciando solo la voce del peso vuota, da scrivere al momento, molto più pratico e veloce. Col tempo questa carta e la stampa divennero sempre più ridotta e maneggevole e si quantificò anche il valore delle pietre preziose e di altri beni… nacque la carta moneta. Il termine deriva dall'espressione nota del banco, e risale al XIV secolo; in origine essa riconosceva il diritto del possessore della nota di ritirare il metallo prezioso (solitamente oro e argento) depositato , si trattava cioè di moneta cartacea rappresentativa.
Il primo a introdurre l'uso di banconote di carta fu l'Imperatore cinese Hien Tsung nell'806 D.C.
Tali documenti, già impiegati in Cina ai tempi di Marco Polo, erano più facili da trasportare del metallo prezioso e inoltre potevano essere emessi anche per valori nominali superiori al valore del metallo prezioso custodito dagli orafi banchieri. Da quel momento iniziò il lungo e difficile travaglio che ci ha portati alla profonda crisi economica, nella quale ci troviamo.

il carattere di un uomo si capisce da tre cose:
1° Il rapporto che ha con il cibo.
2° Il rapporto che ha col denaro.
3° Dalla sua collera.

Il Conte Antonio De Curtis in arte “Totò” diceva: ’Se i soldi non fanno la felicità… figuriamoci i debbiti’

Se hai denaro a sufficienza per i Tuoi fabbisogni, ne puoi devolverne una parte a chi, non ne ha… Personalmente sono stato povero e sono stato ricco: credetemi, essere ricchi è meglio! Meglio ricchi e in buona salute che poveri e malati! Il denaro reale, che moltiplica la possibilità di vita, permette di avere più tempo da dedicare alle attività dello Spirito, allo studio, all’apprendimento che sono la linfa, l’energia, il vigore. La ricchezza è il più alto livello di organizzazione, dove ognuno ha il dovere di migliorare la qualità della Vita intorno a Sé.

C’era una volta un uomo, che dopo essere morto, si presentò al cospetto di Dio, Gli chiese che cosa fossero il Paradiso e l'Inferno. E Dio aprendo una porta, lo invitò a guardare all'interno della stanza: dentro c'era una tavola apparecchiata, intorno alla quale, erano sedute alcune persone magrissime, affamate e disperate che continuavano a singhiozzare. Piangevano perché avevano dei mestoli troppo lunghi che non arrivavano alla bocca e quindi non riuscivano a cibarsi; a questo punto Dio chiuse la porta e ne aprì un'altra, l’uomo guardò all’intero e si accorse che era uguale all'altra, stessa tavola apparecchiata, ugualmente persone sedute attorno, stessi mestoli lunghissimi. queste però ridevano, erano felici, e s'imboccavano l'un l'altra. Quindi i due uscirono, e Dio spiegò all’uomo: Nella prima stanza, l'Inferno, ognuno pensa solo a se stesso, e siccome i mestoli son troppo lunghi non riescono a cibarsi da soli, e quindi, patiscono la fame. Nella seconda stanza, il Paradiso, ognuno imbocca l'altro amorevolmente, e riescono tutti a mangiare a sazietà, poiché in questa maniera i mestoli non risultano più troppo lunghi... L'Inferno e il Paradiso sono uguali, ciò che cambia è lo stato di benessere o meno che è proporzionato al modo di rapportarsi all'altro, nel primo regna l'egoismo e pertanto la mancanza e la tristezza, nel secondo regna l'amore per il prossimo e pertanto l’abbondanza e la felicità.

Ho imparato che è importante fare il lavoro che piace oppure, se non è possibile, fare con piacere quello che si fa; sembra un gioco di parole e anche difficile da realizzare ma, alcuni anni fa, durante i miei viaggi, ho incontrato uno shamano andino che mi ha insegnato un metodo semplice e pratico: ogni volta che “devo” fare qualcosa che non mi piace, mi fermo per qualche minuto… penso a qualcosa che mi piace molto fare… (ad esempio, a me piace passeggiare nei boschi, mi si libera la mente e mi si apre il Cuore), immagino, sento di nuovo il piacere che provo, mentre passeggio nei boschi… lo sento con tutto me stesso… con il Cuore, con la mente, con l’anima… fino a quando il mio viso si rilassa in un sorriso… rimango ancora qualche minuto con questa sensazione… riapro gli occhi e faccio quello che dovevo fare; succede ancora oggi, di riuscire a sbrigare certe faccende, poco gradevoli, bene e più velocemente.
Con il lavoro funziona allo stesso modo, se non posso o non voglio cambiare il lavoro che faccio, mi prendo alcuni minuti e penso, immagino, visualizzo anche tutte le cose che mi piacciono del mio lavoro… Ripeto questa procedura ogni giorno e ogni volta sento che (devo) andare a lavorare e lo cambio con (scelgo) di andare al lavoro…
Un altro campo da coltivare ogni giorno, è la fiducia, imparando a fare solo per il piacere di farlo, senza aspettarsi qualcosa in cambio, un profitto… Se Ti occupi di quello che Ti piace, l’Universo (DIO) , si occuperà del resto… quindi del profitto, del denaro, della sussistenza; come si legge in un passo del Vangelo di Matteo: Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutre. Non valete voi molto più di loro? E chi di voi può con la sua preoccupazione aggiungere un'ora sola alla durata della sua vita? E perché siete così ansiosi per il vestire? Osservate come crescono i gigli della campagna: essi non faticano e non filano; eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, fu vestito come uno di loro. Ora se Dio veste in questa maniera l'erba dei campi che oggi è, e domani sarà gettata nel forno, non farà molto di più per voi, o gente di poca fede? Non siate dunque in ansia, dicendo: "Che mangeremo? Che berremo? Di che ci vestiremo?" Perché sono i pagani che ricercano tutte queste cose; ma il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose. Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più. Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno.
Sono convinto che con la Fiducia, possiamo realizzare, qualunque cosa riusciamo a immaginare, ogni cosa, senza limiti; a patto di avere fede, quanta c’è né in un granello di senape… potremmo chiedere perfino alla montagna di sradicarsi e gettarsi a mare… diceva quell’Uomo.

‘Lavora come se non avessi bisogno di soldi.
Canta come se nessuno Ti stesse ascoltando.
Balla come se nessuno Ti stesse guardando.
Ama come se nessuno Ti avesse ferito.
Vivi come se il Paradiso fosse qui sulla Terra.’

continua

Scheda dettagli:

Data: 12 novembre 2018Autore: Domenico Antonio Veneziano de Vita
Fonte/Casa Editrice: Domenico Antonio Veneziano de Vita
Profilo Pubblico di:

Domenico Antonio Veneziano De Vita

La Via del Cuore, la salute dal punto di vista olistico. Studio di terapie naturali e crescita personale, Ti offre metodi per riequilibrare l’organismo e mantenerlo in salute, l'insegnamento di tecniche per stare meglio e riacquistare lo stato di benessere psicofisico, che Ti garantisce uno sereno…

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