lun, 29 aprile 2024

Marilyn, un posto chiamato Casa

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L'Art Healing di questa settimana mi dà modo di celebrare l'anniversario di nascita di Marilyn Monroe, probabilmente il personaggio pubblico più conosciuto e più amato da uomini e donne di tre generazioni diverse.

Su Marilyn ne sono state dette e scritte tantissime, ma quel che è sicuramente certo è il fatto che di questa splendida donna non ci rimane altro che un sorriso amaro e affascinante stampato sulle pellicole in bianco e nero.

La mia riflessione nasce da tantissimi spunti, ma principalmente mi ha colpito il film biografico di Simon Curtis, pubblicato nel 2011.

La trama si concentra nel periodo in cui Marilyn si trova in Gran Bretagna per girare il film “Il Principe e la ballerina”, ovvero poco dopo le nozze con Arthur Miller e quando, rimasta sola, decide di passare tutto il suo tempo libero con Colin Clark.

Di tematiche interessanti il film ne propone tantissime, tuttavia ho pensato di concentrarmi unicamente sull'aspetto della doppia vita di una donna che per avere successo ha siglato contratti che le lasciano poco potere decisionale sulla propria vita personale ed è costretta a recitare costantemente senza concedersi quasi mai la possibilità di essere ciò che sente di essere.

Nel film, questa situazione ambigua si percepisce benissimo anche grazie ad un'interpretazione meravigliosa dell'attrice Michelle Williams: per tutta la durata del lungometraggio è come se avessimo a che fare con due personaggi diversi, la Marilyn che tutti vogliono e tutti conoscono e la Marilyn che non sa chi essere se non quello che le dicono gli altri.

Tralasciando tutti gli aspetti sulla depressione, sulle liti matrimoniali, sui traumi e su quello che è stata la vita di questa donna, mi voglio soffermare oggi proprio su questo: quanto siamo noi stessi e quanto siamo ciò che gli altri si aspettano da noi?

Ognuno di noi ha la sua maschera e anche più di una, abbiamo imparato da piccoli che essere noi stessi ha sempre un prezzo da pagare fatto, alle volte, di un dolore immenso. Ed è per evitare tale dolore che impariamo a indossare delle maschere.
Con il tempo la maschera può diventare troppo spessa e pesante e farci quasi dimenticare ciò che siamo realmente, relegando la nostra genuinità ad uno spazio dal quale potrà solamente farci sentire, ogni tanto, un debole disagio.

Chi ci mette la maschera?
La maschera ce la mettiamo noi e siamo noi a decidere quando abbassarla, abbiamo questa libertà e non è da sottovalutare.

Nel film ho notato come Marilyn avesse scelto, probabilmente non consapevolmente di proteggersi in questo modo sempre, anche in casa sua dove pare che nessuno le volesse lasciare lo spazio per arrabbiarsi: emblematico in questo senso è il rapporto tra l'attrice e la sua insegnante Paula Strasberg, la quale continua a farle pressione su ciò che il mondo s'aspetti da lei, mascherando il tutto dietro a continue adulazioni.

La libertà di potersi togliere la maschera, la possibilità di concedersi d'abbassare le difese nessuno ha il diritto o il potere di negarcela: tutti abbiamo bisogno di uno spazio in cui stare a nostro agio completamente, dove possiamo arrabbiarci, urlare, amare e dire ciò che ci pare.

Io questo spazio lo chiamo Casa.

La mia Casa, il luogo dove mi sento completamente autorizzata a non fingere nulla nemmeno per un secondo; un posto dove non esistono limiti al mio pensiero, alla mia creatività, al mio entusiasmo, ma anche alla mia tristezza, alla mia rabbia, al mio dolore.

Casa non è necessariamente un luogo fisico, Casa è un concetto.

E' quella situazione in cui ci siamo circondati di persone dalle quali non temiamo alcun tipo di attacco, lasciandoci quindi libere di abbassare le difese; è quella situazione in cui io sono tranquilla nell'esprimere un'opinione, anche se scomoda, perché sono certa che da questa non dipenda nessuna reazione altrui. Casa è dove io posso decidere al cento per cento su tutto ciò che mi riguarda, perché niente in quello spazio, ha a che fare con terzi.

E' diventata consuetudine adattarsi ed ingoiare rospi: lo facciamo al lavoro con il nostro titolare, lo facciamo in un ufficio pubblico quando non possiamo insultare l'impiegato poco collaborativo, lo facciamo ad ogni ora del giorno, tutte le volte che scegliamo di essere socialmente adeguati. Che mondo sarebbe quello in cui nessuno si sapesse regolare? Un disastro, naturalmente: così per costruire buone relazioni comunichiamo con gli altri attraverso il loro mondo. Questo non è del tutto sbagliato, diventa deleterio nel momento in cui non si ha una Casa a cui fare ritorno.

Il film esprime perfettamente il concetto: la Casa di Marilyn diventa Colin Clark. Con lui non è costretta ad “essere lei” (citando il film), con lui si può permettere di fare cose semplici come un bagno nel lago, una passeggiata in giardino, ma anche un pianto liberatorio o un giro in macchina.

Nel corso di tutto il film, solo con Colin Clark compare la Marilyn umana, ovvero la persona, la donna dietro al personaggio.

Così, quando si rompe il rapporto con quest'uomo, viene naturale chiedersi in che altro modo l'attrice avrebbe potuto dismettere i panni del ruolo, concedendosi la propria genuinità.

L'assenza di una Casa in cui vivere se stessi comporta un annullamento totale della propria persona e questa situazione – protratta nel tempo – porta inevitabilmente ad un malessere, ad un disequilibrio insalubre e pericoloso.

Cosa importante, anzi fondamentale, è che anche quando scegliamo di indossare la maschera non possiamo in alcun modo permettere a nessuno di violare la nostra persona. Allo stesso modo, ogni giorno, dobbiamo essere sicuri di poter far tranquillamente ritorno alla nostra Casa, dove abbiamo la possibilità di ricaricare la nostra energia, elemento imprescindibile per poter vivere in modo sereno e completo.

Tra le tante cose, ecco cosa ci insegna di importante questo film biografico ed ecco perché ritengo che possa essere utile una riflessione in merito.

Tu hai un posto che chiami Casa?

Scheda dettagli:

Data: 9 giugno 2016Autore: Antonella Casazza
Fonte/Casa Editrice: http://trovaevivilatuaeccellenza.blogspot.it/
Profilo Pubblico di:

Elisa Bianchedi

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