Notizie
Zimbabwe, Libertà di Stampa: i Giornalisti Sfidano il Governo
I giornalisti indipendenti dello Zimbabwe hanno lanciato la loro sfida al governo di Harare. L'associazione dei cronisti zimbabwani 'Independent Journalists' Association of Zimbabwe' (Ijaz) ha presentato ieri all'Alta Corte di giustizia del Paese una richiesta di revisione per la nuova legge sulla stampa varata dal governo il 31 gennaio scorso ed entrata in vigore il 15 marzo. I giornalisti ritengono che ci siano gli estremi perché il provvedimento possa essere dichiarato incostituzionale. Le nuove e più restrittive norme non consentono ai reporter stranieri di lavorare nel Paese e prevedono per i rappresentanti della stampa locale un accredito, rinnovabile di anno in anno, concesso da una commissione governativa. A questo va aggiunto che i giornalisti ritenuti responsabili di aver diffuso notizie considerate false sono punibili con un massimo di due anni di reclusione e il pagamento di un'ammenda. Oggi intanto scadrà il termine entro il quale gli operatori dell'informazione in Zimbabwe dovranno presentare la richiesta per un accredito. "È importante sottolineare che all'Alta Corte chiediamo di dichiarare incostituzionale il principio secondo il quale un giornalista, per poter lavorare in questo Paese, debba per legge essere registrato", ha dichiarato Abel Mutsakani, presidente di Ijaz. "Questa è sola la prima di una lunga serie di cause che intenteremo contro questa legge", ha continuato. Da quando il nuovo provvedimento è entrato in vigore ben 12 giornalisti sono stati arrestati in Zimbabwe. Alcuni osservatori internazionali fanno notare come dopo le scorse presidenziali, che hanno portato alla rielezione dell'attuale presidente Robert Mugabe, la pressione nei confronti dei giornalisti e dei media indipendenti ed internazionali sia costantemente aumentata. Il governo da parte sua si difende giudicando il provvedimento necessario per riportare una certa etica tra i media indipendenti. Harare infatti accusa molti organi di informazione privati di diffondere la propaganda antigovernativa alimentata da alcuni Paesi occidentali, Londra e Stati Uniti in testa, come rappresaglia per la decisione del governo di procedere alla riforma agraria. Il programma di ridistribuzione delle terre voluto da Mugabe è andato a cozzare contro gli interessi dei potenti 'white farmer', 400mila bianchi, perlopiù di origine britannica, che detengono oltre il 70 per cento dei terreni coltivabili del Paese.