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Zen: Giardini Senza Piante per Vita Senza Ansia
I giardini zen, creati per i monaci buddisti nel secolo VII, sono spazi di riflessione in cui ricercare la pace interiore.
A prima vista si osserva un insieme di enormi rocce disperse o raggruppate, che interrompono la continuità di solchi simmetrici scavati nella sabbia; ecco gli strani giardini senza alcuna forma di vegetazione, privi di piante, fiori ed acqua. In realtà, i cosiddetti "giardini zen" sono una rappresentazione astratta della natura, e servono per contemplarla dal di fuori.
Questa creazione ha trapassato le frontiere giapponesi, e si sta diffondendo in Occidente come risposta ad una sempre crescente necessità di colmare il vuoto interiore provocato dallo stress della vita quotidiana.
Il simbolismo di questi giardini rappresenta llo stile di vita dei monaci buddisti zen. Alcuni degi elementi più copiati in occidente sono l'architettura, la decorazione e i rivestimenti.
Un elemento essenziale in questi disegni è formato dai solchi sulla sabbia, realizzati con un piccolo rastrello o un paio di bacchetti.
Con questa semplice tecnica le persone ottengono pace e serenità, dal momento che il “rastrellare” è una pratica che fa parte della preparazione spirituale dei monaci buddisti.
I disegni formati sulla sabbia dipendono della creatività individuale, la finalità è generare un flusso costante di creatività. Tracciare linee intorno delle rocce rappresenta la pulizia e purificazione mentale e a livello interiore serve per eliminare la negatività.
Le pietre possono essere collocate in qualsiasi punto, ed a ognuna di queste si associa un problema. Si può usare un numero indeterminato di rocce, purchè sia un numero dispari, dal momento che per gli orientali i numeri pari rappresentano quantità perfette; essendo l'uomo un essere imperfetto, non può utilizzare una numerazione pari.
Lo zen è una scuola buddista che si è sviluppata prima in Cina e in seguito in Giappone, come risultato di una fusione tra una delle forme del buddismo originario dell' India, e il taoismo cinese. Zan e chan sono le forme giapponesi e cinesi di pronunciare il termine Dhyana, che designa un stato mentale più o meno equivalente alla contemplazione o meditazione, ma senza il senso statico e passivo che a volte è associato a queste parole. Dhyana lo stato di coscienza del Budda.
I giardini delle comunità buddiste zen, creati all'inetrno dei monasteri, riflettono la semplicità e l' austerità con cui vivono i monaci; tali giradini inducono a creare e pensare, ma in primo luogo rappresentano l'universo e sono creati per ispirare vitalità e serenità. Rappresentano anche il cammino della vita, pieno di costanti cambiamenti ed imprevisti.
A prima vista si osserva un insieme di enormi rocce disperse o raggruppate, che interrompono la continuità di solchi simmetrici scavati nella sabbia; ecco gli strani giardini senza alcuna forma di vegetazione, privi di piante, fiori ed acqua. In realtà, i cosiddetti "giardini zen" sono una rappresentazione astratta della natura, e servono per contemplarla dal di fuori.
Questa creazione ha trapassato le frontiere giapponesi, e si sta diffondendo in Occidente come risposta ad una sempre crescente necessità di colmare il vuoto interiore provocato dallo stress della vita quotidiana.
Il simbolismo di questi giardini rappresenta llo stile di vita dei monaci buddisti zen. Alcuni degi elementi più copiati in occidente sono l'architettura, la decorazione e i rivestimenti.
Un elemento essenziale in questi disegni è formato dai solchi sulla sabbia, realizzati con un piccolo rastrello o un paio di bacchetti.
Con questa semplice tecnica le persone ottengono pace e serenità, dal momento che il “rastrellare” è una pratica che fa parte della preparazione spirituale dei monaci buddisti.
I disegni formati sulla sabbia dipendono della creatività individuale, la finalità è generare un flusso costante di creatività. Tracciare linee intorno delle rocce rappresenta la pulizia e purificazione mentale e a livello interiore serve per eliminare la negatività.
Le pietre possono essere collocate in qualsiasi punto, ed a ognuna di queste si associa un problema. Si può usare un numero indeterminato di rocce, purchè sia un numero dispari, dal momento che per gli orientali i numeri pari rappresentano quantità perfette; essendo l'uomo un essere imperfetto, non può utilizzare una numerazione pari.
Lo zen è una scuola buddista che si è sviluppata prima in Cina e in seguito in Giappone, come risultato di una fusione tra una delle forme del buddismo originario dell' India, e il taoismo cinese. Zan e chan sono le forme giapponesi e cinesi di pronunciare il termine Dhyana, che designa un stato mentale più o meno equivalente alla contemplazione o meditazione, ma senza il senso statico e passivo che a volte è associato a queste parole. Dhyana lo stato di coscienza del Budda.
I giardini delle comunità buddiste zen, creati all'inetrno dei monasteri, riflettono la semplicità e l' austerità con cui vivono i monaci; tali giradini inducono a creare e pensare, ma in primo luogo rappresentano l'universo e sono creati per ispirare vitalità e serenità. Rappresentano anche il cammino della vita, pieno di costanti cambiamenti ed imprevisti.