gio, 11 settembre 2025

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Wwf: per Crisi Idrica è Necessario Intervento Strutturale

Il Wwf propone una gestione unitaria e interdisciplinare dei bacini fluviali per far fronte alle continue crisi idriche e una modernizzazione dell'agricoltura vera “idrovora”. Vista la crisi idrica che sta colpendo in questi giorni il bacino del Po, il WWF Italia ribadisce la necessità urgente di rafforzare una politica di governo unitaria, integrata e interdisciplinare, basata sui bacini
idrografici. I fiumi italiani sono sempre più “canalizzati” per l'idea di poter contenere le acque in alvei sempre più stretti e regolati e consentire un rapido deflusso delle acque verso valle nei periodi di piena.
Grazie anche a una sempre più spinta “impermeabilizzazione” e alla perdita di capacità di ritenzione del territorio, l'acqua meteorica raggiunge sempre più velocemente i corsi d'acqua principali che raggiungono altrettanto velocemente colmi di piena pericolosi.
A questo si aggiunge l'escavazione selvaggia che si è avuta fino agli anni '70 (poi giustamente regolamentata), gli sbarramenti trasversali, la riduzione delle aree di esondazione naturale, la distruzione degli ambienti ripariali, l'inquinamento delle acque. In questi ultimi anni il Po e andato in secca eccezionale nel 2001, nel 2003 e ora nel 2005, come ha registrato piene altrettanto eccezionali nel 1994, nel 1996, nel 2000 e nel 2002.
Ma non possono più essere detti eventi eccezionali se si ripetono con tale frequenza. “Il Po non è in crisi o meglio è solo uno degli aspetti di una crisi molto più ampia che coinvolge tutto il governo del ciclo dell'acqua in Italia. La gestione dei nostri corsi d'acqua risente di un approccio tecnico riduttivo che porta a considerare i fiumi più simili a canali che ad ecosistemi naturali quali essi sono. Prevale ancora un approccio esclusivamente idraulico contro la necessità di un'impostazione interdisciplinare che tenga in egual conto aspetti geomorfologici, idrologici, ecologici. Si interviene comunemente con opere, spesso a forte impatto ambientale, con una logica di emergenza in modo localizzato e non in ottica di bacino” ha detto Andrea Agapito Ludovici responsabile Acque Wwf Italia. Già nel 2003 il Wwf aveva richiesto che la “cabina di regia”, formata da Protezione Civile, Autorità di bacino, Regioni, Enti gestori dighe, Consorzi di Bonifica, Consorzi di gestione Laghi, divenisse una struttura permanente affinché si potesse riavviare una definizione negoziata delle modalità di uso dell'acqua. Si è ricostituita solo ora in piena “crisi”; durante il resto dell'anno prevalgono logiche di settore che contribuiscono a rallentare la realizzazione dei Piani di tutela dell'acqua che le Regioni dovevano redigere entro il 2004 (in base al Dlgs. 152/99). Ma in Italia il disinteresse in una gestione organica della risorsa idrica è molto vasto. La Direttiva Quadro Acque 2000/60/CE (che doveva essere recepita nel 2003, l'anno mondiale dell'acqua) obbliga alla protezione delle acque superficiali interne, delle acque di transizione, delle acque costiere e sotterranee; tutto ciò soprattutto attraverso l'ottimizzazione degli usi e promovendo l'integrazione delle normative riguardanti l'acqua. In particolare, viene rilanciata la necessità di gestire questa risorsa attraverso una pianificazione di bacino idrografico, con un'ottica ecologica che consideri il ciclo delle acque e non i confini amministrativi di province, regioni o stati. La Direttiva si fonda sui principi di precauzione, prevenzione e di “chi inquina paga”. L'Italia non l'ha recepita e tanto meno applicata e sembra del tutto disinteressata ad un governo integrato dell'acqua che è l'unica ragionevole risposta per far fronte alle continue crisi idriche. L'inadempienza dell'Italia nel recepire la Direttiva 2000/60/CE non ha eguali in Europa; è risultato l'unico Paese della Comunità europea che non ha recepito la Direttiva e che non ha avviato alcuna azione significativa verso quella direzione. A nulla è valso il “parere motivato” (l'avvertimento finale prima dell'inizio di un procedimento di fronte alla Corte di Giustizia) che l'Italia si è vista recapitare lo scorso luglio: il nostro Paese ha voluto deliberatamente ignorare le scadenze della normativa europea, rimandando ulteriormente qualsiasi adeguato, seppur tardivo, recepimento. Ora la Corte di giustizia europea dovrebbe intervenire, indicando le sanzioni a cui andrà incontro l'Italia. Il Wwf Italia ha lanciato in questi giorni una petizione rivolta a ricercatori, scienziati e esperti perché sottoscrivano una lettera al Presidente del Consiglio e al Ministro dell'Ambiente e che chiede il recepimento della Direttiva. Il secondo aspetto importante è il ruolo dell'agricoltura che in Italia utilizza ben il 46% della disponibilità d'acqua contro il 18% delle forniture idriche pubbliche. È l'agricoltura quindi che deve per prima farsi carico di ottenere quei risparmi idrici indispensabili visto le sempre più frequenti “emergenze” idriche. Vi sono molte soluzioni alternative e possibili per migliorare la produttività dell'irrigazione ottimizzando l'uso della risorse. Dagli erogatori efficienti per distribuire l'acqua uniformemente, all'irrigazione a goccia per ridurre l'evaporazione e altre perdite d'acqua aumentando al contempo le rese unitarie, alla migliore programmazione temporale dell'irrigazione, il riciclo dell'acqua di drenaggio, la diminuzione delle perdite della rete idrica. A livello istituzionale: l'introdurre tariffe che favoriscano il risparmio idrico, il controllo dei prelievi abusivi di acqua. E a livello agronomico: selezionare coltivazioni con resistenza alla siccità, redigere un idoneo piano colturale legato anche ai costi/disponibilità dell'acqua, sono solo alcune delle misure che si potrebbero applicare.

Scheda dettagli:

Data: 15 luglio 2005
Fonte/Casa Editrice: Gevam
Categoria:
Sottocategoria:
Ecologia

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