mar, 27 maggio 2025

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Wwf: Basta con lo Sfruttamento Incontrollato delle Risorse Ittiche!

Oggi il WWF ha presentato uno studio: "La follia della pesca - 101 buone ragioni per una radicale riforma della Politica Comune sulla Pesca". Emerge che dagli anni '70 sono crollati 40 dei 60 principali stock di pesce del nord-est Atlantico. La flotta di pesca europea ha un potenziale di sfruttamento che supera del 40% la capacita' di rigenerazione del mare. Lo stato di crisi della pesca ha spinto l'Unione Europea a potenziare ulteriormente la flotta con sussidi economici mettendo in moto un meccanismo perverso. Gli esemplari che arrivano sul mercato sono di taglia sempre più piccola. L'impoverimento del mare è aggravato dal fatto che oltre un terzo del pescato viene rigettato in acqua perché sottotaglia o perché non commerciabile. La crisi dell'ambiente marino comporta gravissime ripercussioni sull'occupazione: a dimostrazione dello stretto rapporto tra le attività umane e lo stato di salute dell'ambiente. In Europa negli ultimi 10 anni si sono persi 60.000 posti di lavoro nel settore ittico e il calo continua. Nonostante l'Unione Europea abbia erogato oltre 1 miliardo di Euro attraverso sussidi annuali.
Il WWF ha lanciato oggi una Campagna europea sulla Pesca rivolta ai politici e ai consumatori: "Quest'anno abbiamo un'opportunità da non perdere - ha dichiarato Paolo Guglielmi, responsabile Unità mare e coste del WWF Mediterraneo - quella di riformare la Politica Comune sulla Pesca, un documento che l'Unione Europea dovrà rivedere entro la fine del 2002 e che resterà in vigore per i prossimi 10 anni". L'obiettivo della Campagna europea del WWF è quello di spingere i Ministri dei singoli governi a reindirizzare i sussidi economici verso una pesca sostenibile: in questo modo sarà possibile salvare il futuro di migliaia di lavoratori che nel mare affrontano con sempre maggiore difficoltà questo faticosissimo mestiere e garantire la tutela dell'ambiente marino ". In un mare sempre più povero le flotte europee vengono spedite persino nei mari dell'Africa occidentale - Senegal e Mauritania - mettendo in ginocchio la già debole economia delle comunità locali che dal mare traggono la loro principale fonte di sostentamento.
"I 15 Ministri europei hanno in mano il futuro dei nostri mari - ha dichiarato Claude Martin, Direttore del WWF Internazionale - Bisogna fermare la pesca eccessiva o la pesca si fermerà". L'allarme del WWF è stato appoggiato anche da alcuni Ministri della pesca. Elliot Morley, britannico: "Dato che manca un sistema di gestione sulla conservazione che include le dimensioni delle reti, l'istituzione di aree protette e riservate al ripopolamento, non potremo avere un'industria di pesca che resti vitale a lungo termine" .
Renate Kunat, tedesco "Se le maglie delle reti sono troppo piccole la cattura accidentale di pesci di piccola taglia è elevatissima e porta come risultato l'impossibilità per molte specie di riprodursi. Dobbiamo pensare ad un mare diviso per aree, con quote di pesca prestabilite e zone riservate al ripopolamento".
In molte zone costiere la pesca costituisce la "spina dorsale" dell'economia locale. Anche il nostro paese deve dunque fare la sua parte: il 90% dei pescatori europei si concentrano, infatti, in soli 6 nazioni di cui l'Italia è al terzo posto, dopo Spagna e Francia con oltre 43.000 occupati. L'industria della pesca genera numerose altre attività, dalla lavorazione del prodotto, alla confezione e trasporto alle quali vanno aggiunte la produzione delle attrezzature e l'assistenza ai servizi.
L'Italia è al 6° posto in Europa in questo giro d'affari con 6.400 persone impiegate, molte delle quali donne. Napoli, Venezia, Bari e Trapani i principali porti italiani dove si concentra l'attività.

Scheda dettagli:

Data: 12 marzo 2002
Fonte/Casa Editrice: WWF
Categoria:
Sottocategoria:
Parchi e aree protette

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