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Vivisezione: Rifiutarsi di Sperimentare Sugli Animali è un Diritto
La legge - un vanto per l’Italia, primo paese al mondo a garantire questo diritto - stabilisce infatti che chiunque dichiari la propria obiezione di coscienza a pratiche connesse con la sperimentazione animale possa essere esonerato dal prenderne parte, senza per questo subire discriminazioni. Ricordiamo che in Italia sono circa un milione gli animali oggetto di esperimenti. In questi giorni e nelle prossime settimane la LAV distribuirà, nelle facoltà universitarie a carattere scientifico e nelle suole medie superiori, del materiale divulgativo sull’argomento, destinato agli studenti:
- una Guida, dal titolo “C’è chi dice No”, in cui la legge 413/93 viene commentata offrendo così un supporto a coloro che volessero avvalersi di questo importante diritto, con l’indicazione di alcuni metodi alternativi;
- una locandina che verrà affissa presso segreterie, bacheche, aule di lettura e biblioteche.
I testi hanno subito il vaglio di alcuni funzionari del Ministero dell’Università, dell’Istruzione e della Ricerca, in virtù del Protocollo d’Intesa stilato da questa istituzione con la LAV. “Purtroppo la legge 413/93 è troppo spesso disattesa, soprattutto in ambito accademico: i metodi alternativi, nonostante la loro comprovata validità scientifica, non sono adeguatamente diffusi e spesso chi fa obiezione di coscienza viene, più o meno velatamente, minacciato di non poter proseguire l’iter accademico”, dichiara Roberta Bartocci, biologa e responsabile LAV del settore Vivisezione. Per questo motivo, nonostante al diritto di obiezione possano ricorrere anche lavoratori quali medici, biologi o altri operatori che svolgano attività anche solo connesse alla sperimentazione animale, la LAV ha scelto per questa sua campagna di sensibilizzazione il target dello studente, ovvero il potenziale ricercatore del futuro: lo scopo è infatti rendere operativa la Legge nelle Università in cui ancora non è affatto o adeguatamente rispettata, oltre che informare gli studenti delle scuole medie superiori anticipando una problematica che probabilmente molti di loro si troveranno ad affrontare. La diffusione della legge 413/93 potrebbe rappresentare inoltre un valido fattore per lo sviluppo e l’incentivo di metodi alternativi alla sperimentazione animale, la cui cultura oggi nel nostro Paese non è adeguatamente presente a causa del disinteresse delle autorità e di molti ricercatori che impiegano animali. Attualmente, oltre il 70% delle facoltà italiane di tipo biomedico (101 su 144) non impiegano animali a scopo didattico: alcune ricorrendo a metodi sostitutivi, alcune semplicemente non avendone mai previsto l’uso! “Questo dato apparentemente confortante tiene conto però solo dell'impiego di animali durante i corsi di laurea - prosegue Roberta Bartocci - mentre per i laboratori di tesi di laurea o per corsi post laurea, per esempio le esercitazioni chirurgiche per i medici, permane il problema della possibilità di obiettare e soprattutto di ricevere l'opportunità di operare con tecniche alternative agli animali, così come la legge 413 prevede. D’altra parte - conclude Bartocci - una cifra tanto elevata di facoltà che non fanno uso di animali a scopo didattico dimostra che questa pratica non è rilevante da un punto di vista didattico e non giustifica quindi il fatto che il restante 30% continui a farne uso”. In collaborazione con le cento sedi locali della LAV sparse su tutto il territorio nazionale, l’Associazione traccerà una mappa sul grado di pubblicizzazione e di applicazione della legge 413/93 e, laddove ce ne fosse il bisogno, agirà concretamente per fare in modo che venga rispettata, diffondendo così una coscienza di rispetto nei confronti degli animali, oltre che fornire gli strumenti per un approccio critico all’uso degli animali negli ambienti scientifici, chiusi tendenzialmente a manifestazioni di sensibilità animalista.
- una Guida, dal titolo “C’è chi dice No”, in cui la legge 413/93 viene commentata offrendo così un supporto a coloro che volessero avvalersi di questo importante diritto, con l’indicazione di alcuni metodi alternativi;
- una locandina che verrà affissa presso segreterie, bacheche, aule di lettura e biblioteche.
I testi hanno subito il vaglio di alcuni funzionari del Ministero dell’Università, dell’Istruzione e della Ricerca, in virtù del Protocollo d’Intesa stilato da questa istituzione con la LAV. “Purtroppo la legge 413/93 è troppo spesso disattesa, soprattutto in ambito accademico: i metodi alternativi, nonostante la loro comprovata validità scientifica, non sono adeguatamente diffusi e spesso chi fa obiezione di coscienza viene, più o meno velatamente, minacciato di non poter proseguire l’iter accademico”, dichiara Roberta Bartocci, biologa e responsabile LAV del settore Vivisezione. Per questo motivo, nonostante al diritto di obiezione possano ricorrere anche lavoratori quali medici, biologi o altri operatori che svolgano attività anche solo connesse alla sperimentazione animale, la LAV ha scelto per questa sua campagna di sensibilizzazione il target dello studente, ovvero il potenziale ricercatore del futuro: lo scopo è infatti rendere operativa la Legge nelle Università in cui ancora non è affatto o adeguatamente rispettata, oltre che informare gli studenti delle scuole medie superiori anticipando una problematica che probabilmente molti di loro si troveranno ad affrontare. La diffusione della legge 413/93 potrebbe rappresentare inoltre un valido fattore per lo sviluppo e l’incentivo di metodi alternativi alla sperimentazione animale, la cui cultura oggi nel nostro Paese non è adeguatamente presente a causa del disinteresse delle autorità e di molti ricercatori che impiegano animali. Attualmente, oltre il 70% delle facoltà italiane di tipo biomedico (101 su 144) non impiegano animali a scopo didattico: alcune ricorrendo a metodi sostitutivi, alcune semplicemente non avendone mai previsto l’uso! “Questo dato apparentemente confortante tiene conto però solo dell'impiego di animali durante i corsi di laurea - prosegue Roberta Bartocci - mentre per i laboratori di tesi di laurea o per corsi post laurea, per esempio le esercitazioni chirurgiche per i medici, permane il problema della possibilità di obiettare e soprattutto di ricevere l'opportunità di operare con tecniche alternative agli animali, così come la legge 413 prevede. D’altra parte - conclude Bartocci - una cifra tanto elevata di facoltà che non fanno uso di animali a scopo didattico dimostra che questa pratica non è rilevante da un punto di vista didattico e non giustifica quindi il fatto che il restante 30% continui a farne uso”. In collaborazione con le cento sedi locali della LAV sparse su tutto il territorio nazionale, l’Associazione traccerà una mappa sul grado di pubblicizzazione e di applicazione della legge 413/93 e, laddove ce ne fosse il bisogno, agirà concretamente per fare in modo che venga rispettata, diffondendo così una coscienza di rispetto nei confronti degli animali, oltre che fornire gli strumenti per un approccio critico all’uso degli animali negli ambienti scientifici, chiusi tendenzialmente a manifestazioni di sensibilità animalista.