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Uganda: un Bicchiere d’Acqua al Giorno… i Rimedi di Padre Mathew
Bere acqua a digiuno la mattina appena svegli, fare un bagno freddo, camminare a piedi scalzi: sono alcuni dei salutari e semplici rimedi consigliati da padre Mathew Mundackal, uno dei primi missionari clarettiani giunti in Uganda e ora direttore di un centro di cure a Kiyunga, nel distretto di Iganga. Usare terapie naturali o alternative per curare i malati è diventata la ‘missione’ di padre Mundackal nel 1998 quando, chiamato ad amministrare l’estrema unzione a una donna che riportava ferite su tutto il corpo e accortosi che si trattava delle punture di un insetto velenoso, la curò in parrocchia “per due mesi usando elementi della natura – sole, acqua, terra, aria ed erbe – e nutrendola con cibi leggeri come frutta e acqua”. Fu allora che pensò di aprire un centro di cure ‘a basso costo’ a Kiyunga, dove non vi erano né buoni dottori né buoni ospedali e dove in ogni caso la gente non aveva soldi per permettersi le cure in un ospedale o in una clinica pur pessima che fosse. A poco a poco padre Mundackal ha costruito un giardino di erbe salutari, comprato magneti e cristalli curativi e il suo centro di cure alternativo è diventato il Centro curativo olistico di S. Claret. È qui che mette in pratica insegnamenti indiani appresi da amici o da sé, recandosi spesso in India: dalla ‘riflessologia plantare’ secondo la quale ogni malattia si manifesta traslatamente anche in una zona molto lontana dal punto d’origine del dolore, alla terapia magnetica e alla cristalloterapia, dalla ‘cura pranica’ secondo la quale il prana, il principio vitale, può trasmettersi da un individuo all’altro, allo yoga e dal metodo di guarigione naturale denominato ‘reiki’ sino all’uso ancestrale di erbe medicinali o al trattamento con i fanghi. A volte, però – assicura padre Mundackal – basta camminare a piedi scalzi per “mitigare lo stress e migliorare la circolazione sanguigna” o sedere in acqua fredda per “rilassare i muscoli dello stomaco, alleviare i dolori e curare la stipsi” o un fango per sedare mal di testa, infezioni toraciche, tumefazioni o per assorbire il veleno. Cure che hanno trovato adepti non solo tra missionari, volontari, suore e gente povera, ma anche tra parlamentari coperti rigorosamente dall’anonimato.