Con la partecipazione di 18 squadre provenienti da 15 paesi dell’Africa e del resto del mondo ha preso il via oggi la 20ª edizione del ‘Tour de Faso’, il giro del Burkina, la corsa ciclistica più seguita del continente e – secondo la stampa locale - la “grande festa” del ciclismo africano. Per i burkinabé è l’evento sportivo più significativo dell’anno, anche se l’asfalto ricopre solo duemila chilometri di strade su 12.000. La gara – che vede ormai partecipazione agonistica di livello elevato – si disputa dal 1997 in una dozzina di tappe al termine della stagione delle piogge. Oggi il primo tratto prevede la partenza dalla capitale Ouagadogou e l’arrivo a Manga, su un percorso di 100 chilometri. Toccherà diverse zone del paese: da Tiébélé, al confine con la Nigeria, a Ouahigouya, a nord verso il Mali, fino a Banfora e Bobo-Dioulasso, nella regione di produzione del cotone in direzione della Costa d’Avorio. La corsa è seguitissima in ogni villaggio: il ciclismo, nel ‘paese degli uomini integri’ di Thomas Sankara, è una vera passione e oggi che si contano oggi 47 scuole di questa disciplina. A settembre, per la prima volta, tre atleti burkinabé hanno partecipato ai mondiali di ciclismo a Salisburgo, in Austria. Tra i tredici milioni di abitanti del Burkina la bicicletta è il mezzo di trasporto principale: nelle città la due-ruote si trasforma spesso in ‘taxi-velo’ – dove di solito i sellini ricoperti per il ‘viaggiatore’ sono ricoperti con tessuti colorati – e in campagna diventa all’occorrenza anche un improvvisato mezzo di trasporto per sacchi di riso, mais e persino animali. Per gli appassionati di ciclismo del nord del mondo – forse – il Burkina Faso è legato soprattutto alla memoria di Fausto Coppi, il campionissimo che dopo una corsa nell’allora Alto Volta morì per una malaria non diagnosticata nel 1960.