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Teramo, Indagini: Raket di Gatti ad Uso Alimentare da Parte della Comunità Cinese?
I Carabinieri del NAS di Pescara, di concerto con la Procura delle Repubblica di Teramo ed i Carabinieri di Giulianova (Teramo), hanno avviato le indagini su un possibile “racket di gatti” (randagi e non) a fini alimentari, che coinvolgerebbe la locale comunità cinese. L’indagine è partita a seguito di un esposto della LAV - Lega Anti Vivisezione che, nelle scorse settimane, aveva chiesto alla Magistratura di indagare su un possibile utilizzo di natura alimentare ed industriale di animali domestici. Nella prima metà del mese di febbraio, infatti, il capogruppo di AN al Consiglio Provinciale di Teramo, Alfonso Aloisi, inviava alla stampa locale una lettera-denuncia nella quale affermava di essere stato testimone oculare di un episodio avvenuto ad Alba Adriatica (Teramo): la cattura di un gatto da parte di un uomo «dai marcati lineamenti orientali» che aveva fatto sparire l’animale sotto un giubbotto, picchiandolo successivamente con una mano sino a farlo rimanere immobile. La vicenda ha subito riacceso le forti polemiche da tempo esistenti circa la cattura di cani e gatti da parte di immigrati cinesi che risiedono in molti centri della Provincia di Teramo, come appunto Alba Adriatica, ove si registrano numerose segnalazioni di scomparse di animali domestici e sospetti commerci di pelli di questi animali. Adesso Aloisi è stato convocato dai militari “quale persona informata sui fatti” per rendere “sommarie informazioni”. “Si tratta di un’eventualità davvero allarmante, sulla quale le indagini avviate dal NAS dei Carabinieri e dalla Procura potranno fare chiarezza circa l’effettivo uso alimentare di cani e gatti – dichiara Cinzia Bosco, delegata provinciale LAV di Teramo - occorre ricordare che in Italia è ormai accertato l’uso di pellicce di cani e gatti per rifinire indumenti ed oggetti, tanto che la LAV è riuscita ad ottenere da due anni l’emanazione di un’ordinanza del Ministero della Salute che vieta la detenzione, l’importazione e il commercio di pelli e pellicce di cani e gatti”. A tale proposito, infatti, la LAV, lo scorso anno aveva presentato un altro esposto al Comando regionale dei Carabinieri del NAS di Pescara in quanto nella provincia di Teramo risultavano posti in commercio oggetti sospetti: si trattava di peluche prodotti con pellicce non sintetiche e privi di etichetta, elementi che facevano ipotizzare proprio l’utilizzo di pellicce di animali domestici. “Sarebbe sconvolgente accertare che in un Paese come l’Italia, che di recente ha fatto importanti progressi verso un maggior rispetto degli animali come esseri viventi dotati di una propria sensibilità, sia possibile l’utilizzo di carni di animali domestici come cibo” , conclude Cinzia Bosco. Secondo stime della LAV sono circa 2 milioni i cani e i gatti che ogni anno negli allevamenti di Cina, Thailandia, Filippine e Corea, vengono uccisi per l’utilizzo delle loro pellicce nel settore dell’abbigliamento e altri milioni di questi animali finiscono sul piatto di molti orientali. Spesso, inoltre, questa attività coinvolge numerosa manodopera infantile che si occupa della cattura, dell’allevamento e dell’uccisione di questi animali.