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Tendenze Suicide
Hong Qiankun, dopo una laurea in chimica presso una delle più famose università della Cina, aveva cercato lavoro per un anno. Il risultato era stato un impiego in una scuola nel Fujian, una provincia sperduta nella costa est del Paese. Frustrato da una situazione di vita al limite della sopportazione, con difficoltà ad esprimere il proprio disagio ai colleghi e ai suoi studenti, il giovane Hong ha deciso di lanciarsi dalla finestra del dormitorio che condivideva con altri insegnanti. Ai suoi familiari e amici una lettera che spiegava le ragioni del suo gesto: “Sono stanco di dipendere dalla mia famiglia. Non preoccupatevi vostro figlio sta bene”.
Secondo le statistiche, nella Cina nazi-comunista del boom economico, Hong è solo uno dei tanti casi di giovani che scelgono il suicidio come unica soluzione al grande malessere esistenziale. L'Associazione Cinese per la Salute Mentale ha raccolto cifre allarmanti: il suicidio è la prima causa di morte dei giovani in età compresa tra i quindici e i trentaquattro anni. Secondo il Ministero della Salute, i dati più recenti risalgono al 2003: si sono registrati Circa 250.000 suicidi, senza contare i due milioni di persone che hanno tentato di farlo ma non ci sono riuscite. Una media scioccante, se si pensa che per lo stesso periodo di tempo in America, il dato raccolto dall’Associazione Americana di Sociologia del Suicidio è di 31.484 casi.
“È una questione molto delicata”, afferma Sandra Covini, religiosa che lavora come volontaria presso un ospedale di Hong Kong, “qui và di moda. Costretti a vivere in alveari, alla ricerca del benessere economico, soffocati dalle ore di lavoro o di studio in una società sempre più competitiva, i giovani scelgono di lanciarsi da qualche grattacielo”. Le ricerche della Università di Pechino evidenziano che circa il 20,4% dei ragazzi in età scolastica ha considerato il suicidio. Tra questi, il 6,5% ha cercato di metterlo in atto concretamente (gli intervistati sono stati circa 140.000). I dati raccolti da più centri di ricerca del territorio dimostrano che i soggetti più a rischio sono le adolescenti femmine: il 23.7% delle giovani intervistate hanno ammesso di aver pensato a porre fine alla propria vita. Le motivazioni sono diverse: insicurezza, data dall’età o dall’incertezza per il proprio futuro, delusioni amorose o fallimento delle proprie aspettative scolastiche o lavorative. Coloro che si sono prestati a rispondere alle domande dei ricercatori hanno sottolineato di aver sofferto di solitudine negli ultimi dodici mesi e che questa sensazione andava aumentando con il tempo. In generale, il 37% dei teenagers e il 40% delle adolescenti intervistati hanno ammesso di essersi sentiti depressi, disperati, e di soffrire d'insonnia.
Nel vicino Giappone, dove in questi ultimi anni è emerso l'inquietante fenomeno dei suicidi collettivi via internet, è stato arrestato Hiroshi Maeue, 38 anni, un serial killer che uccideva proprio aspiranti suicidi: Maeue contattava le sue vittime tramite un sito internet dedicato alla questione, fingeva di volersi suicidare con loro in zone di campagna, ma poi le uccideva a mani nude e filmava il tutto. Tra le vittime anche una liceale di soli 14 anni. Quello che è incredibile è che esistano siti specializzati per far incontrare aspiranti sucidi. Solo nel 2005, si stima che siano 91 le persone morte in Giappone nei suicidi di gruppo, perlopiù giovani. E il numero è in forte aumento.
Lo scorso luglio 2006, un sedicenne brasiliano di Porto Alegre, nel Brasile meridionale, annunciò di suicidarsi durante una conversazione in chat. A nulla è valso l'intervento di una ragazza di Toronto, che ha chiamato la polizia. Gli agenti sono arrivati troppo tardi: il ragazzo era già morto. Soffriva da tempo di disturbi mentali (Era in cura presso da uno psichiatra, che sicuramente gli somministrava deglipsicofarmaci). Sul suo blog raccontava tutto il suo dolore. Secondo gli agenti, proprio in quella chat avrebbe trovato utili consigli e motivazioni per suicidarsi: pare infatti che fosse un luogo di ritrovo per “aspiranti suicidi”. Nella chat room erano presenti anche altri brasiliani, ma nessuno ha chiamato la polizia o fatto nulla per tentare di dissuadere il giovane. Quando la polizia è arrivata, ha trovato il ragazzo impiccato al tubo della doccia.
Nel febbraio del 2000, un anonimo olandese, nella “Pagina di autodistruzione di Tisbe”, forniva su internet dettagliate istruzioni su come farla finita, mettendo a confronto l'efficacia e i tassi di successo dei vari metodi, segnalando anche altri siti e gruppi di discussione sull'argomento. La vicenda arrivò all'attenzione del parlamento, provocando un dibattito incandescente. Si devono consentire siti del genere? Non è il caso di regolamentare di più la Rete, almeno per tutelare i minori e i casi più a rischio ? “La nostra società è ossessionata dal problema della morte”, commentò Bart Cusveller, del Centro Olandese per l'Etica Medica, “posso bene immaginarmi che qualcuno che è gravemente depresso possa vedere questa come un'opzione. Il sito contribuisce all'idea che si tratti di una possibilità normale e accettabile”. Molti deputati, di ogni appartenenza politica, chiesero al governo laburista di prendere provvedimenti: “Il fatto che chiunque possa avere accesso a questa roba dal proprio salotto è l'aspettto più inquietante di Internet”, dichiarò il portavoce dell'esecutivo Willie Swildens.
Come se fosse solo colpa del web se in così tanti giovani in tutto il mondo nasca il desiderio di darsi la morte.
In America, invece, stanno facendo scalpore alcune immagini (grandi cartelloni che nello stile dei segnali stradali, avrebbero dovuto indicare il divieto di saltare da un ponte, di impiccarsi o di suicidarsi con l'elettricità) scelte per la campagna promozionale di “Wristcutters: a Love Story”, una commedia macabra del regista indipendente Goran Dukic che ha per protagonisti un gruppo di giovani suicidi. Quindici gruppi per la prevenzione del suicidio, fra i quali la National Alliance for the Mentally Ill e l'American Foundation for Suicide Prevention (ASFP), hanno protestato contro i curiosi “segnali”, che sarebbero dovuti iniziare ad apparire sulle strade americane a metà luglio, scrive l'Hollywood Reporter. “La gente spesso si prende gioco della malattia mentale e del suicidio, mentre non scherza su altre cause di morte - spiega Robert Gebbia, portavoce dell'ASFP - da oltre 30 anni di studi abbiamo appreso che i ritratti che i media fanno dei suicidi possono inavvertitamente essere pericolosi per individui fragili, i quali possono anche arrivare a ripetere l'atto (si chiama effetto werther, ndr)”.
Courtney Solomon della After Dark Films, coproduttrice della pellicola, sta cercando di rimediare. La strada scelta è quella di organizzare proiezioni del film per le associazioni che hanno protestato e di chiedere il loro input su come “correggere” la campagna promozionale: “Il film si svolge in purgatorio e il suo messaggio è che l'amore è meglio del suicidio”, dice Solomon, secondo cui la visione della pellicola potrebbe anche rivelarsi utile per dissuadere qualcuno che sta pensando di togliersi la vita.
Un bel mattino Onni Rellonen, piccolo imprenditore in crisi, e il colonnello Hermanni Kemppainen, vedovo inconsolabile, decidono di suicidarsi. Il caso vuole che i due uomini scelgano lo stesso granaio per mettere fine ai loro giorni. Importunati dall'incontro fortuito, rinunciano al comune proposito e si mettono a parlare dei motivi che li hanno spinti alla tragica decisione. Pensano allora di fondare un'associazione dove gli aspiranti suicidi potranno conoscersi e discutere dei loro problemi. Pubblicano un annuncio sul giornale. Il successo non si fa attendere, le adesioni sono più di seicento. Dopo un incontro al ristorante, decidono di noleggiare un autobus e di partire insieme. Inizia così un folle viaggio attraverso la Finlandia a bordo di un pullman turistico nuovo fiammante. All’avventura partecipano una trentina di persone, tra cui un tipo allegro e spiritoso che tiene alto il morale del gruppo e un vecchio Lappone, allevatore di renne, simpatico e astuto. Le loro disavventure avranno un esito insperato.
Il romanzoallegorico di Arto Paasilinna, “Piccoli suicidi tra amici” (Iperborea), propone una riflessione feroce sul tema del suicidio, molto sentito anche in Finlandia. Come recita l'incipit del romanzo, “I nemici più pericolosi dei Finlandesi sono la malinconia, la tristezza, l'apatia”. di: Alessio Mannucci
Secondo le statistiche, nella Cina nazi-comunista del boom economico, Hong è solo uno dei tanti casi di giovani che scelgono il suicidio come unica soluzione al grande malessere esistenziale. L'Associazione Cinese per la Salute Mentale ha raccolto cifre allarmanti: il suicidio è la prima causa di morte dei giovani in età compresa tra i quindici e i trentaquattro anni. Secondo il Ministero della Salute, i dati più recenti risalgono al 2003: si sono registrati Circa 250.000 suicidi, senza contare i due milioni di persone che hanno tentato di farlo ma non ci sono riuscite. Una media scioccante, se si pensa che per lo stesso periodo di tempo in America, il dato raccolto dall’Associazione Americana di Sociologia del Suicidio è di 31.484 casi.
“È una questione molto delicata”, afferma Sandra Covini, religiosa che lavora come volontaria presso un ospedale di Hong Kong, “qui và di moda. Costretti a vivere in alveari, alla ricerca del benessere economico, soffocati dalle ore di lavoro o di studio in una società sempre più competitiva, i giovani scelgono di lanciarsi da qualche grattacielo”. Le ricerche della Università di Pechino evidenziano che circa il 20,4% dei ragazzi in età scolastica ha considerato il suicidio. Tra questi, il 6,5% ha cercato di metterlo in atto concretamente (gli intervistati sono stati circa 140.000). I dati raccolti da più centri di ricerca del territorio dimostrano che i soggetti più a rischio sono le adolescenti femmine: il 23.7% delle giovani intervistate hanno ammesso di aver pensato a porre fine alla propria vita. Le motivazioni sono diverse: insicurezza, data dall’età o dall’incertezza per il proprio futuro, delusioni amorose o fallimento delle proprie aspettative scolastiche o lavorative. Coloro che si sono prestati a rispondere alle domande dei ricercatori hanno sottolineato di aver sofferto di solitudine negli ultimi dodici mesi e che questa sensazione andava aumentando con il tempo. In generale, il 37% dei teenagers e il 40% delle adolescenti intervistati hanno ammesso di essersi sentiti depressi, disperati, e di soffrire d'insonnia.
Nel vicino Giappone, dove in questi ultimi anni è emerso l'inquietante fenomeno dei suicidi collettivi via internet, è stato arrestato Hiroshi Maeue, 38 anni, un serial killer che uccideva proprio aspiranti suicidi: Maeue contattava le sue vittime tramite un sito internet dedicato alla questione, fingeva di volersi suicidare con loro in zone di campagna, ma poi le uccideva a mani nude e filmava il tutto. Tra le vittime anche una liceale di soli 14 anni. Quello che è incredibile è che esistano siti specializzati per far incontrare aspiranti sucidi. Solo nel 2005, si stima che siano 91 le persone morte in Giappone nei suicidi di gruppo, perlopiù giovani. E il numero è in forte aumento.
Lo scorso luglio 2006, un sedicenne brasiliano di Porto Alegre, nel Brasile meridionale, annunciò di suicidarsi durante una conversazione in chat. A nulla è valso l'intervento di una ragazza di Toronto, che ha chiamato la polizia. Gli agenti sono arrivati troppo tardi: il ragazzo era già morto. Soffriva da tempo di disturbi mentali (Era in cura presso da uno psichiatra, che sicuramente gli somministrava deglipsicofarmaci). Sul suo blog raccontava tutto il suo dolore. Secondo gli agenti, proprio in quella chat avrebbe trovato utili consigli e motivazioni per suicidarsi: pare infatti che fosse un luogo di ritrovo per “aspiranti suicidi”. Nella chat room erano presenti anche altri brasiliani, ma nessuno ha chiamato la polizia o fatto nulla per tentare di dissuadere il giovane. Quando la polizia è arrivata, ha trovato il ragazzo impiccato al tubo della doccia.
Nel febbraio del 2000, un anonimo olandese, nella “Pagina di autodistruzione di Tisbe”, forniva su internet dettagliate istruzioni su come farla finita, mettendo a confronto l'efficacia e i tassi di successo dei vari metodi, segnalando anche altri siti e gruppi di discussione sull'argomento. La vicenda arrivò all'attenzione del parlamento, provocando un dibattito incandescente. Si devono consentire siti del genere? Non è il caso di regolamentare di più la Rete, almeno per tutelare i minori e i casi più a rischio ? “La nostra società è ossessionata dal problema della morte”, commentò Bart Cusveller, del Centro Olandese per l'Etica Medica, “posso bene immaginarmi che qualcuno che è gravemente depresso possa vedere questa come un'opzione. Il sito contribuisce all'idea che si tratti di una possibilità normale e accettabile”. Molti deputati, di ogni appartenenza politica, chiesero al governo laburista di prendere provvedimenti: “Il fatto che chiunque possa avere accesso a questa roba dal proprio salotto è l'aspettto più inquietante di Internet”, dichiarò il portavoce dell'esecutivo Willie Swildens.
Come se fosse solo colpa del web se in così tanti giovani in tutto il mondo nasca il desiderio di darsi la morte.
In America, invece, stanno facendo scalpore alcune immagini (grandi cartelloni che nello stile dei segnali stradali, avrebbero dovuto indicare il divieto di saltare da un ponte, di impiccarsi o di suicidarsi con l'elettricità) scelte per la campagna promozionale di “Wristcutters: a Love Story”, una commedia macabra del regista indipendente Goran Dukic che ha per protagonisti un gruppo di giovani suicidi. Quindici gruppi per la prevenzione del suicidio, fra i quali la National Alliance for the Mentally Ill e l'American Foundation for Suicide Prevention (ASFP), hanno protestato contro i curiosi “segnali”, che sarebbero dovuti iniziare ad apparire sulle strade americane a metà luglio, scrive l'Hollywood Reporter. “La gente spesso si prende gioco della malattia mentale e del suicidio, mentre non scherza su altre cause di morte - spiega Robert Gebbia, portavoce dell'ASFP - da oltre 30 anni di studi abbiamo appreso che i ritratti che i media fanno dei suicidi possono inavvertitamente essere pericolosi per individui fragili, i quali possono anche arrivare a ripetere l'atto (si chiama effetto werther, ndr)”.
Courtney Solomon della After Dark Films, coproduttrice della pellicola, sta cercando di rimediare. La strada scelta è quella di organizzare proiezioni del film per le associazioni che hanno protestato e di chiedere il loro input su come “correggere” la campagna promozionale: “Il film si svolge in purgatorio e il suo messaggio è che l'amore è meglio del suicidio”, dice Solomon, secondo cui la visione della pellicola potrebbe anche rivelarsi utile per dissuadere qualcuno che sta pensando di togliersi la vita.
Un bel mattino Onni Rellonen, piccolo imprenditore in crisi, e il colonnello Hermanni Kemppainen, vedovo inconsolabile, decidono di suicidarsi. Il caso vuole che i due uomini scelgano lo stesso granaio per mettere fine ai loro giorni. Importunati dall'incontro fortuito, rinunciano al comune proposito e si mettono a parlare dei motivi che li hanno spinti alla tragica decisione. Pensano allora di fondare un'associazione dove gli aspiranti suicidi potranno conoscersi e discutere dei loro problemi. Pubblicano un annuncio sul giornale. Il successo non si fa attendere, le adesioni sono più di seicento. Dopo un incontro al ristorante, decidono di noleggiare un autobus e di partire insieme. Inizia così un folle viaggio attraverso la Finlandia a bordo di un pullman turistico nuovo fiammante. All’avventura partecipano una trentina di persone, tra cui un tipo allegro e spiritoso che tiene alto il morale del gruppo e un vecchio Lappone, allevatore di renne, simpatico e astuto. Le loro disavventure avranno un esito insperato.
Il romanzoallegorico di Arto Paasilinna, “Piccoli suicidi tra amici” (Iperborea), propone una riflessione feroce sul tema del suicidio, molto sentito anche in Finlandia. Come recita l'incipit del romanzo, “I nemici più pericolosi dei Finlandesi sono la malinconia, la tristezza, l'apatia”. di: Alessio Mannucci