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Sud del Mondo: le Proprietà del Latte di Cammella
In Africa viene raccomandato ai malati di sindrome da immunodeficienza acquisita (sida/aids); in India, Kazakistan e Russia viene considerato un potente toccasana contro le malattie; nel Golfo Arabo gli si attribuiscono anche poteri afrodisiaci e in Tunisia c'è chi percorre centinaia di chilometri per procurarsene: il latte di cammella per i suoi estimatori è un nettare e una panacea. Leggermente più salato del latte di mucca, è tre volte più ricco di vitamina C, ferro, acidi grassi non saturi e vitamine del gruppo B, caratteristiche che aprono per i pastori nomadi che producono latte di cammello un mercato di circa 200 milioni di persone nel mondo arabo e milioni di altri in Africa, Europa e America. "Il potenziale di sviluppo è enorme" sostiene Anthony Bennett, esperto di prodotti caseari e animali della Fao (Food and Agricolture Organization, organismo dell'Onu per l'alimentazione e l'agricoltura). Se ne saranno accorti i pastori etiopi e somali, disposti a viaggiare anche 12 ore pur di andare a vendere il loro latte a Gibuti, dove i prezzi sono più alti. C'è anche chi, come un imprenditore viennese, ha pensato di realizzare un cioccolato al latte di cammella e chi, come una ditta californiana, produce sapone a base della stessa sostanza. Poiché la produzione è legata agli spostamenti dei pastori nomadi, spesso restii a venderlo perché per tradizione lo tengono da parte per ospiti poveri o importanti, non pochi sono gli ostacoli ostacoli alla sua commercializzazione. Anche le cammelle sono riluttanti a cedere il loro latte e, per altro, vanno munte in bilico su una gamba sola; ottenere cinque litri al giorno è considerato un gran risultato. Il latte di cammella si è dimostrato incompatibile con il processo di sterilizzazione Uht, eppure Nancy Abeiderahmanne da 15 anni gestisce con successo in Mauritania un caseificio di latte di cammello, mucca e capra e ha sviluppato una tecnologia per produrre un formaggio a pasta molle con crosta bianca, chiamato 'Caravane", ma presto soprannominato 'Camelbert'.Bennett è certo che "migliore foraggio e assistenza veterinaria potrebbero far aumentare la produzione fino a 20 litri al giorno" e che per i pastori nomadi si possa aprire un mercato mondiale del valore di circa 8 miliardi di euro.