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Sri Lanka: Legge Anti Conversioni Vale Solo per Sette Fondamentaliste
La proposta di legge contro le conversioni in Sri Lanka sarebbe diretta ai “fondamentalisti” e non contro le Chiese da lungo tempo stabilitesi nel Paese e riconosciute, come la Cattolica e la Metodista. Lo sostiene una lettera del ministro per gli affari buddisti cingalese, Ratnasiri Wickramanayake, inviata a Janet Epp Buckingham, direttrice della Confraternita evangelica del Canada (Efc), diffusa ai media e pubblicata dalla stampa indiana. “ Affermo categoricamente che coloro che professano la religione cristiana non hanno nulla da temere, poiché la normativa è solo contro i misfatti di coloro la cui unica ambizione è convertire le persone a un’altra religione con la forza” si legge nella nota scritta in risposta a una lettera della Buckingham in cui si esprimeva preoccupazione per il provvedimento. È opinione comune che a provocare la reazione del governo e del clero buddista cingalese sia il comportamento aggressivo delle nuove sette cristiane evangeliche, tra cui rientrerebbe anche la Efc, fondata nel 1964. Si tratta di enti che, secondo la stampa, aprono le loro attività in Sri Lanka registrandosi negli elenchi dello organizzazioni non governative, e portano avanti una sostenuta campagna di proselitismo tra le categorie più povere dei buddisti e degli indù. Il governo, inoltre, guarda con sospetto a queste sette ben finanziate da fonti straniere. Le Chiese Cattolica e Protestante si lamentano anch’esse dei comportamenti eccessivi delle sette e temono di rimanere, a causa loro, vittime delle misure restrittive che sta mettendo a punto il governo. In un comunicato congiunto diffuso martedì scorso dalla Conferenza episcopale dei vescovi cattolici dello Sri Lanka e dal Concilio nazionale cristiano (protestanti) si esprime il timore che il disegno di legge “apra la strada a un’oppressione delle minoranze religiose nel Paese”. Il quotidiano indiano ‘Hindustan Times’ definisce i metodi delle sette evangeliche “sfacciati e senza scrupoli” allo scopo di fare nuovi fedeli, e sottolinea il timore delle Chiese tradizionali che le loro attività caritatevoli, che qualche volta avvicinano le persone alla fede cristiana, possano essere scambiate per una tattica il cui primo obiettivo è fare proseliti.