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Somalia: Oltre 1.000 Decessi per Malnutrizione Diffusa
“Negli ultimi quattro mesi a causa della siccità e della conseguente malnutrizione sono morte circa 1.100 persone, di cui oltre 500 tra donne e bambini: sono numeri difficili da ottenere, li abbiamo avuti dagli anziani delle comunità di pastori in tutto il territorio dopo due settimane di indagine”: lo dice alla MISNA Mohamed Ahmed Ali, vicecommissario della regione meridionale di Gedo, una delle più colpite di tutta la Somalia. “C’è un livello di malnutrizione elevatissimo, che non sappiamo quantificare con precisione: stiamo incontrando i responsabili dei distretti, le organizzazioni di donne e le comunità locali per organizzare l’emergenza ma qui non arrivano aiuti umanitari” aggiunge il funzionario. “Il principale problema è la mancanza di acqua: non ce n’è o non è potabile. Il fiume che scende verso la regione di Juba è distante alcune decine di chilometri” spiega Ahmed Ali da Belet Hawa, villaggio capoluogo dell’omonimo distretto al confine tra Kenya ed Etiopia. “I bambini e le donne, soprattutto quelle in gravidanza, sono i più colpiti: nel villaggio principale si trova ancora acqua nei pozzi, ma appena fuori non se ne trova”. A dicembre i rilevamenti dell’Unità per la sicurezza alimentare della Fao (agenzia Onu per l’alimentazione e l’agricoltura) confermavano la gravità della situazione nella regione di Gedo, soprattutto nei distretti settentrionali di Belet Hawa, Luuq e Garbaharey: su 200 bambini, un terzo erano malnutriti, con livelli di “malnutrizione acuta globale” superiori al 20%. “Senza pioggia non sono possibili pastorizia né agricoltura, le uniche attività di questa zona” dice ancora alla MISNA il vicecapo dell’amministrazione regionale. Inutile, per il momento, contare sugli aiuti di un governo nato tra molte difficoltà dopo 14 anni di caos e anarchia: “Dalla capitale provvisoria Johwar non arriva nulla, non è possibile garantire sicurezza e soprattutto ci vuole tempo prima che le nuove istituzioni possano agire in modo concreto” ammette Mohamed Ali. Anche la zona di Gedo, come molte altre della Somalia, per anni è stata teatro di scontri tra clan rivali; a luglio dell’anno scorso migliaia di civili hanno cercato rifugio nella città di El Wak, in Kenya, per scontri tra i clan Gare e Marehan nei pressi di Boru-Hache. “Da mesi non si combatte: la gente non ha da mangiare, non riesce a camminare: come potrebbero farsi ancora la guerra?” si chiede il funzionario regionale che lancia un appello: “Chiediamo alla comunità internazionale di aiutarci, soprattutto per sostenere progetti di purificazione dell’acqua, sviluppo e promozione delle attività economiche locali”. Ma servono anche aiuti di emergenza: “Per ora ci sono alcune organizzazioni non governative (ong) locali che distribuiscono aiuti di ‘Care’, un organismo internazionale. Purtroppo non basta”. L’unica struttura sanitaria del distretto è priva “di medicine e di strutture adeguate per garantire la necessaria assistenza alla popolazione”. Centinaia di civili sono fuggiti verso Mandera, città dell’estremità settentrionale del Kenya nel triangolo compreso tra Somalia ed Etiopia, dove tra l’altro c’è l’ospedale più attrezzato della regione. “Non so come spiegare quello che vedo: lungo la strada, la gente ferma le poche auto per chiedere acqua: non ne hanno proprio. Io ho 45 anni, ho vissuto a Mogadiscio e conosco bene il mio Paese, ma qui non ho mai visto una siccità così grave”.