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Società: in Aumento il Fenomeno della Depressione Giovanile
Circa l'8% dei giovani soffre di nevrosi d'ansia e il 5% di depressioni talmente limitanti che andrebbero curate ma spesso vengono sottovalute. La depressione giovanile è un fenomeno in crescita. Le forme più gravi che interessano dal 15 al 20 % dei soggetti colpiti se non vengono trattate possono portare al suicidio. Nei ragazzi la depressione insorge in media all'età di 15 anni, le ragazze si ammalano di depressione con un'incidenza molto maggiore dei ragazzi; si è constatato che molti ragazzi colpiti da questa malattia hanno difficoltà a scuola o nei rapporti con i coetanei e da adulti possono soffrire di scarsa autostima, riservatezza e pessimismo. Per questo è importante riconoscere i campanelli di allarme in modo che il bambino o il ragazzo possa ricevere un adeguato trattamento.
Dato che per saper riconoscere e affrontare questo disagio hanno grande importanza le strutture e i medici di base che per primi avvicinano il ragazzo, recentemente alla David Geffen School of Medicine della University of California di Los Angeles è stato condotto uno studio durante il quale, per una durata di 6 mesi, è stato offerto sostegno e formazione ai medici di base, tramite il supporto di care manager che fornissero consulenza al medico, organizzando per gli operatori training sulla terapia cognitivo-comportamentale, e corsi che insegnassero a gestire al meglio la scelta fra le varie terapie. I medici hanno anche ricevuto formazione per la valutazione della depressione giovanile, la sua gestione e le terapie.
Durante questo periodo i medici hanno seguito due gruppi di ragazzi: il primo, di 207 pazienti, ha ricevuto l'assistenza usuale mentre l'altro di 211 pazienti è stato seguito dai sanitari oggetto del training sperimentale. Per valutare i sintomi ed il grado di depressione sono stati usati dei test. Alla fine della sperimentazione si è proceduto ad un test di verifica, i ragazzi del gruppo sperimentale hanno riportato, rispetto a quelli del gruppo di controllo, un numero inferiore di sintomi depressivi, una maggiore qualità della vita rispetto alla loro salute mentale e più soddisfazione per le cure psicologiche ricevute.
Gli studiosi hanno osservato che il sostegno offerto per sei mesi presso le strutture sanitarie di base ha reso possibile una risposta più valida al problema orientando le scelte di sanitari e pazienti verso gli approcci alla depressione utilizzando terapie di comprovata efficacia. Questo studio è stato pubblicato nel numero del 19 gennaio 2004 della rivista “Journal of the American Medical Association”. di: Donata Allegri
Dato che per saper riconoscere e affrontare questo disagio hanno grande importanza le strutture e i medici di base che per primi avvicinano il ragazzo, recentemente alla David Geffen School of Medicine della University of California di Los Angeles è stato condotto uno studio durante il quale, per una durata di 6 mesi, è stato offerto sostegno e formazione ai medici di base, tramite il supporto di care manager che fornissero consulenza al medico, organizzando per gli operatori training sulla terapia cognitivo-comportamentale, e corsi che insegnassero a gestire al meglio la scelta fra le varie terapie. I medici hanno anche ricevuto formazione per la valutazione della depressione giovanile, la sua gestione e le terapie.
Durante questo periodo i medici hanno seguito due gruppi di ragazzi: il primo, di 207 pazienti, ha ricevuto l'assistenza usuale mentre l'altro di 211 pazienti è stato seguito dai sanitari oggetto del training sperimentale. Per valutare i sintomi ed il grado di depressione sono stati usati dei test. Alla fine della sperimentazione si è proceduto ad un test di verifica, i ragazzi del gruppo sperimentale hanno riportato, rispetto a quelli del gruppo di controllo, un numero inferiore di sintomi depressivi, una maggiore qualità della vita rispetto alla loro salute mentale e più soddisfazione per le cure psicologiche ricevute.
Gli studiosi hanno osservato che il sostegno offerto per sei mesi presso le strutture sanitarie di base ha reso possibile una risposta più valida al problema orientando le scelte di sanitari e pazienti verso gli approcci alla depressione utilizzando terapie di comprovata efficacia. Questo studio è stato pubblicato nel numero del 19 gennaio 2004 della rivista “Journal of the American Medical Association”. di: Donata Allegri