Le speranze di un Paese appena uscito dal tunnel di dieci anni di guerra civile si infrangono sulle statistiche. La Sierra Leone vanta un funesto primato negativo: è il luogo nel mondo dove gli uomini vivono di meno. Numeri e cifre indicano che un sierraleonese, in media, muore prima di compiere i 35 anni: la sua ‘aspettativa di vita, per l’esattezza, si ferma a 34,2 anni. Il dato, contenuto in un rapporto diffuso ieri dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), conferma che le conseguenze dei due lustri di conflitto interno, ora che le armi tacciono, si stanno in realtà ripercuotendo sugli standard di vita di una popolazione devastata dalla guerra. L’altro dato, che come tutti i numeri non basta a spiegare a fondo cause e i motivi dello scenario cui si rifersice, riguarda l’aspettativa di vita ‘sana’. In questo caso a Freetown il limite scende addirittura ai 26, 5 anni. La Sierra Leone è uno dei sei Paesi sub-sahariani dove le speranze di vita si sbriciola sotto i 40 anni, contro una media africana che fissa a 47 anni la durata media dell’esistenza. In Giappone, invece, si campa quasi il doppio: in media 81,4 anni, 73 dei quali trascorsi in ottima salute. Ma le cifre fornite dall’Organizzazione mondiale della sanità mettono a nudo un’altra drammatica verità. Senza l’Aids, vero flagello del continente, i dati rivelano che la speranza di vita degli africani raggiungerebbe addirittura i 62 anni. Una ‘scoperta’ statistica che la dice lunga: l’Occidente potrebbe in parte contenere la diffusione endemica del virus mettendo in commercio i farmaci antiretrovirali. Ma dopo tante battaglie, in Sierra Leone come in altre parti dell’Africa, ora ne miete di più la guerra del denaro ingaggiata dalle multinazionali farmaceutiche americane ed europee.