sab, 10 maggio 2025

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Segway: se non Fosse per Limiti Burocratici ed Economici, Sarebbe la Soluzione Finale al Traffico

Il manipolo di fortunati o incoscienti che hanno ordinato lo Human Transporter di Segway (ex Ginger) hanno appena terminato il training presso l'azienda del New England e ora possono circolare col proprio "trabiccolo" del futuro.
di Fabio M. Zambelli ( 15-12-2002 )
Come vi ricordavano un mese fa, in esclusiva su Amazon, è possibile ordinare il proprio Segway Human Transporter e i primi desiderosi utenti lo hanno già ottenuto in anteprima, in queste ore, grazie al concorso istituito dall'azienda di Dean Kamen.
I primi dodici clienti che lo possono usare, da pochissimo, si dicono tutti entusiasti e, chi se lo può permettere economicamente (costano cinquemila dollari l'uno), ne ha già ordinato altri esemplari (che però arriveranno in primavera) e già stanno vendendo le loro automobili precedentemente usate per muoversi presso il proprio domicilio.
Altri sei vincitori saranno resi noti questa settimana.
E' durato due giorni il corso per imparare ad usare un Segway HT, presso l'innevato stabilimento del New Hampshire, e per fare la conoscenza del suo inventore.
Segway non vuole dichiarare ufficialmente quanti ordini hanno ricevuto e la portavoce Carla Vallone si limita a dire che "siamo soddisfatti".
Per vedere cosa questi clienti hanno fatto durante il corso e come hanno poi assemblato il proprio Segway HT a casa loro suggeriamo di cliccare su:
http://www.bookofseg.com/diaries/index.html http://www.bookofseg.com/unpack/index.html dove si trova un'ampia documentazione di immagini e video (Windows Media).
Fonte: http://www.macitynet.it

Aggiungiamo un paio di articoli pubblicati dal Corriere della Sera a metà febbraio, con le impressioni della prova effettuata, il primo è di Beppe Severgnini ed il secondo di Marco Pratellesi (ndr Gruppo GEVAM ONLUS).

Beppe Severgnini a cavallo del Segway per la prima volta in Italia. Ecco la "Cosa" che doveva cambiare il mondo. Il prezzo dei due modelli varia da 3 a 5 mila dollari. Tre velocità: 6, 12 e 20 chilometri all'ora. Il lancio in Europa
Rapporto di fine giornata. Ho imparato in fretta, ho preso freddo, ho fatto strada, ho usato metà batteria, ho provocato uno scontro di biciclette, non ho investito nessuno (se non un cespuglio, un amministratore delegato e il bancone della Pro Loco di Parma). Mi sono divertito a guardare le facce della gente, e la gente s'è divertita a guardar me. Non capita tutti i giorni di vedere un quarantenne sfrecciare davanti al Teatro Regio a bordo di una lucidatrice col turbo.
SEMBRA UN ATTREZZO DA FALEGNAMERIA - Si chiama Segway. È stato presentato quattordici mesi fa in America come "l'invenzione che cambierà il mondo". Il suo creatore, Dean Kamen, ora ha ridimensionato le aspettative, e la produzione (non il prezzo: i due modelli costano 3 mila e 5 mila dollari/euro). Questo nuovo mezzo di trasporto urbano - avevo letto - non è uno scooter, non è un monopattino, non è un carrello, non è uno skateboard elettrico. Non avendo capito cos'era, ho voluto provarlo. Anche sui concetti filosofici, in fondo, val la pena farsi un giro. Andiamo con ordine. Il Segway - nome pessimo, sembra un attrezzo da falegnameria; non potevano chiamarlo Yoghi, Pegaso o la Cosa? - sta a Parma perché qui lavora chi deve curarne il lancio in Europa, ottenendo le necessarie autorizzazioni (dalla Commissione europea ai ministeri dei Trasporti nazionali). Si chiama Nicola Dallatana, e occupa due stanze a pianterreno nell'azienda di famiglia. Porta Segway - scusate: la Cosa - !
sul piazzale, e la guarda con aria paterna. Me l'affida, con queste spiegazioni: peso in avanti, va avanti. Peso indietro, si ferma; poi va indietro. Per girare, manopola sul manubrio. Velocità: chiave nera, 6 km/ora; chiave gialla, 12 km/ora; chiave rossa, 20 km/ora. Si può andare senza mani, ma è meglio non farlo.
"PANTOFOLE MAGICHE" - Mi inclino in avanti: la Cosa parte. Vedo un camion in lontananza, mi inclino all'indietro: la Cosa si ferma. Raggiungo l'estremità del piazzale, e riparto verso Dallatana, che ha l'aria fin troppo tranquilla. Provo a investirlo, ci riesco: la Cosa si blocca. Giro su me stesso, come un pattinatore senza pattini, e parto in avanti, come uno sciatore senza neve. Punto verso la cinepresa dell'operatore (lo schivo soltanto: perciò potete vedere questi esperimenti su Corriere.it). Prima impressione: facile e istintivo. Riparto subito perché - diciamolo - la Cosa è divertente. Peso in avanti, si muove; peso indietro, si ferma. Per girare, giro il polso. Potrei dire: è come condurre un cavallo (se sapessi montare a cavallo). Oppure: è come avere ai piedi le pantofole magiche (anche qui, però, manco d'esperienza). Ecco, ci sono. La Cosa è la figlia naturale di tapis roulant e di una lucidatrice. Forse per questo nessuno sa bene a cosa serve.
"GUAI A CHI ME LA TOCCA" - Rientriamo nell'azienda di Dallatana senior, che produce arredamento per negozi di articoli sportivi. Il sottoscritto, a bordo della Cosa: guai a chi me la tocca. Slalomeggio tra le scaffalature, finché mi scontro con l'amministratore delegato. Non ha l'aria di prendersela, ma capisco che è ora di cambiar aria. In fondo, la Cosa è fatta per la città. Perciò dobbiamo trovare marciapiedi affollati del centro, e lasciare i parcheggi vuoti della periferia. Carichiamo la Cosa nel baule dell'automobile, facendola scivolare lungo due piccole rampe, e andiamo verso il centro di Parma. Arriviamo in città. La Cosa sale facilmente dal parcheggio interrato. La guardo: non ha luci, non ha fari, non ha freni. Ma ha un'aria simpatica. Chiedo la chiave gialla, per arrivare all'elettrizzante velocità di 12 km/h. Vengo accontentato. Parto verso il Palazzo della Pilotta, dribblo i piccioni, e quasi investo una mia ex-compagna di liceo, oggi dentista di mio figlio, ve!
nuta da Crema per visitare la mostra del Parmigianino. Pensateci: essere in un'altra città, un giovedì mattina, e vedersi piombare addosso una turbolucidatrice guidata da un ex-compagno di liceo. Se il Parmigianino avesse visto l'espressione di Daniela, avrebbe dipinto un quadro in più, dal titolo: stupore.
SENSAZIONE DI ALTEZZA - Saluto, riparto lungo via Cavour. Due ragazze in bicicletta provenienti da direzioni opposte mi guardano incuriosite. Troppo incuriosite, perché non s'accorgono una dell'altra e sbattono frontalmente (la più giovane cade, e mostra quanto sia espressiva la parlata parmigiana). L'autonomia della Cosa è due ore: ci fermiamo a colazione al ristorante "Gallo d'oro" dove, volendo, potremmo attaccarci alla prese da corrente. All'uscita, supplico di avere la chiave rossa (20 km/ora). La ottengo. La Cosa, ora, è un'altra cosa: il manubrio non tende più a rialzarsi, spinto indietro dal limitatore di velocità. Provo una sensazione di altezza: 21 centimetri di predella più 178 centimetri di guidatore fanno 199 centimetri. Mentre penso che da lassù il mondo ha un aspetto interessante, sbatto nella tenda di una bar-gelateria. Sono in piazza Garibaldi (l'unico più alto di me). Salgo il gradino di un marciapiede, scendo da un altro, schizzo via. I piccioni mi guardan!
o, quasi fossi un collega.
LENTA E VELOCE - Arrivo fin dentro la stazione ferroviaria, le porte automatiche si aprono obbedienti. È tempo di riconsegna e di riflessioni. Cos'è, la Cosa? Direi questo: non annuncia una rivoluzione, ma costituisce un'evoluzione interessante. Per strada, tra le auto, è troppo lenta; sui marciapiedi, tra i pedoni, è fin troppo veloce (un quattordicenne malintenzionato potrebbe seminare il panico). È più agile e meno ingombrante di una bicicletta, che però consente di tenersi in esercizio e non ha bisogno di ricarica. È docile come un cavallo, col vantaggio di non lasciare ricordi al proprio passaggio. Se piove si può guidare con l'ombrello, come figure in un quadro di Magritte.
A cosa servirà, la Cosa? A postini, poliziotti di quartiere, personale degli aeroporti, ispettori con grandi spazi da ispezionare. E ai quarantenni che vogliono giocare, naturalmente. Beppe Severgnini 14 febbraio 2003 DA CORRIERE.IT


Il monopattino "intelligente" inventato in America. Segway, la "Cosa" sbarca in Europa
Due modelli: da 3000 e 5000 euro. Per adesso solo la Francia ha detto sì all'utilizzo su marciapiede con limite di 6 km/h
Dal nostro inviato, Marco Pratellesi
PARMA - Volteggia con modi eleganti, poi si arresta: immobile. Indietreggia e riparte con ritmo, compie una serie di giravolte su se stessa. Ha le ruote, ma il suo modo di incedere ricorda i passi di una danza. E' una macchina, ma si muove con la leggerezza di una ballerina. L'avevano chiamata Ginger, Ginger Roger. Bel nome, ma non libero. I primi problemi del "monopattino che legge il pensiero" sono cominciati proprio da qui. "Ginger non si può proprio fare", dissero gli eredi della compagna di Fred Astaire. Così è nato il più prosaico Segway, storpiatura americana dell'imperativo latino "seque" (seguimi). Un nome che forse andrà ripensato, almeno per il mercato italiano. "Si chiama Grillo, o una cosa del genere: è un brevetto americano", commenta un passante che vede sfrecciare la "Cosa" per il centro di Parma.
MEGLIO DI 10 COMPUTER - Dopo la doccia fredda decretata da Wired, mensile considerato negli Usa la bibbia dell'higt-tech (dovevano produrne 10.000 la settimana ma, secondo la rivista, dalla fabbrica di Manchester ne escono appena 10) il Segway è partito alla conquista d'Europa. Due i modelli: 3000 e 5000 euro il costo, 30 e 38 chili il peso, velocità massima e autonomia 20 chilometri per entrambi. Per la guida nessun limite di età, solo di peso: dai 30 ai 113 chili. "La tecnologia usata per il Segway è l'equivalente di 10 computer", garantiscono i produttori.
LO SBARCO IN EUROPA - La controffensiva del Segway è partita da Parma, dove vive e lavora Nicola Dallatana, direttore per gli affari regolamentari in Europa dell'azienda del New Hampshire. Dallatana è un entusiasta, ma mai quanto l'inventore della "Cosa", Dean Kamen: "Ginger cambierà il mondo", aveva promesso. Il Segway, smorza Dallatana, "non è una rivoluzione, ma un'evoluzione del concetto di pedone". Ma proprio qui sta il problema: troppo lento per la strada e troppo veloce per il marciapiede, il Segway stenta a trovare una collocazione certa.
MONOPATTINO DA MARCIAPIEDE - I primi dolori sono cominciati in California, città di San Francisco. "Niente che si muova più veloce del passo d'uomo deve essere consentito su un marciapiede": la posizione degli America Walks, la lobby dei pedoni, non lascia spazio alle mediazioni. Così la municipalità di San Francisco ha confinato l'uso del Segway alle strade, nonostante altri 33 Stati ne avessero già omologato l'utilizzo sul marciapiede. Viste le premesse, Dallatana si è rivolto alla Commissione europea di Bruxelles. La risposta, dopo accurato esame: "La direttiva 92/61 sull'omologazione dei veicoli elettrici a due o tre ruote non si applica al Segway". La "Cosa", dunque, non è un veicolo: niente targa, patente, assicurazione, né casco. La parola passa ai singoli Stati.
LIMITI DI VELOCITA' - Fino ad oggi la sola Francia ha detto sì all'uso del monopattino sul marciapiede, a patto che rispetti il limite di velocità: 6 chilometri orari. Le procedure per ottenere i permessi sono in corso anche in Germania, Belgio, Olanda, Svizzera, Austria. In Italia una prima lettera è stata indirizzata al ministero: si attende risposta.
Marco Pratellesi 13 febbraio 2003 DA CORRIERE.IT

Scheda dettagli:

Data: 21 marzo 2003
Fonte/Casa Editrice: Gevam
Categoria:
Sottocategoria:
Biodanza, 5Ritmi, Danze sacre e altre

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