mer, 14 maggio 2025

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Ricerca: le Mucche Stressate Producono Meno Latte

A Ruakura (Nuova Zelanda), presso il centro di ricerca sul comportamento animale della AgResearch, Jenny Jago e Catherine Morrow stanno conducendo esperimenti sulle mucche. Entrambi i progetti delle scienziate hanno lo scopo di aumentare la salute, il benessere e la produttività degli animali da allevamento: partendo da punti di vista diversi, si integrano l’un l’altro. L’ipotesi di fondo è identica: che capi meno stressati - oltre a garantire uno standard di vita migliore agli animali - producano latte e carni migliori.
La dottoressa Morrow cerca di sviluppare procedure pratiche, affidabili e non invasive per quantificare lo stress dei capi durante l’allevamento, osservando la concentrazione di un ormone, il cortisol. La sfida è trovare un buon metodo per misurare lo stress fisiologico e usarlo per identificare potenziali condizioni stressanti (in modo da evitarle): la difficoltà sta nel far sì che il metodo non incida sul livello di stress dell’animale, in modo da non inficiare la misurazione. La ricerca - in collaborazione con le università di Vienna e California, e con la Dairyng Corporation – ha dimostrato che è possibile rifinire la tecnica fino a presentare uno strumento pratico, semplice e a basso costo per controllare lo stress da allevamento.
Il campo di ricerca della dottoressa Jago, invece, si concentra sull’interazione uomo-animale; suo scopo è alleviare lo stress degli animali durante i compiti quotidiani di allevamento, e inoltre stabilire il periodo migliore appena dopo la nascita perché i capi abbiano il loro primo contatto con l’uomo. “Ogni giorno nelle fattorie centinaia di allevatori hanno contatti con gli animali: l’esito di questa interazione può avere un effetto significativo sulla produttività, così come sul benessere dell’animale e sulla sicurezza dell’uomo” spiega la ricercatrice. Gli esperimenti mostrano che quando il contatto tra uomini e animali è confortevole, gli animali hanno bassi livelli di stress e i livelli di produzione del latte, di riproduttività e di qualità della carne non sono compromessi, anzi aumentano. Al contrario, quando i rapporti creano dolore o paura, la produttività cala drasticamente, mettendo anche in pericolo la sicurezza degli operatori - che a loro volta potrebbero avere reazioni di stress. La ricerca della dottoressa Jago - in collaborazione con l’istituto danese per la scienza agricola e con gli scienziati francesi del centro di ricerca Inra di Clermont-Ferrand - ha anche l’obiettivo di stabilire se esiste e qual è il periodo migliore per istruire i capi. Questi periodi, che è dimostrato esistano per altre specie (i cosiddetti “periodi sensitivi”), non sono ancora studiati per quanto riguarda le mucche: la loro eventuale scoperta potrebbe aumentare l’efficienza dell’allevamento. I risultati indicano che i primi quattro giorni dopo la nascita sono fondamentali nello sviluppo di una associazione positiva tra umani e mucche. Cuccioli allevati da umani nei primi quattro giorni rispondo più facilmente agli umani che non quelli curati dai sei, nove o undici giorni dopo la nascita.
In questi mesi la ricerca, in collaborazione con la Waikato University, ha raggiunto un nuovo stadio. Jenny Jago sta infatti seguendo due capi, Bertha e Twitch, insegnando loro a seguire delle semplici indicazioni (dei cartelli speciali), in modo che scelgano percorsi prestabiliti per raggiungere il centro di mungitura automatico e sappiano in quale sportello entrare o come muoversi nella fattoria - procedendo autonomamente, senza controllo umano.

Scheda dettagli:

Data: 19 giugno 2003
Fonte/Casa Editrice: Consumi Etici
Categoria:
Sottocategoria:
Animali, protezione e vita

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