dom, 11 maggio 2025

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Ricci di Mare: Termometro dell'Inquinamento

C’è chi lo gusta crudo come antipasto, chi invece lo utilizza per dare sapore ai primi piatti. E’ il riccio di mare o meglio, come viene chiamato scientificamente, il “Paracentrotus lividus”. Questo echinoderma, oltre ad allietare le nostre tavole, si rivela assai utile come indicatore dello stato di salute delle coste. “Da circa trent’anni - sostiene Valeria Matranga dell’Istituto di biomedicina e immunologia molecolare del Cnr di Palermo – mi dedico allo studio dell’embrione di questa specie, che costituisce un efficace strumento per il monitoraggio ambientale. Il mio laboratorio è stato partner del progetto europeo Uvtox il cui scopo è stato la valutazione degli effetti provocati dall’immissione nelle acque costiere di metalli pesanti derivati dagli scarichi industriali.
E cosa è emerso?
“Le nostre osservazioni servono a valutare il corretto sviluppo embrionale dell’animale, la presenza di danni cellulari e al Dna e l’espressione di marcatori di stress, ossia l’attivazione di geni a seguito del danno subito dall’ambiente in cui si trovano. In pratica, i test che svolgiamo in laboratorio ci consentono di valutare quali sono le proteine e i geni che si esprimono in presenza di inquinamento e che, quindi, costituiscono dei validi sensori”. E’ facile immaginare una ricaduta applicativa per queste ricerche. “In effetti – aggiunge Matranga - uno degli obiettivi dei nostri studi è quello di fornire alle industrie interessate le conoscenze acquisite, per consentire loro la produzione di kit per il dosaggio di marcatori biomolecolari di stress, di facile utilizzo e a costo contenuto, da mettere a disposizione soprattutto dei paesi emergenti del Mediterraneo.
Ma non basta. Le ricerche dell’Ibim hanno evidenziato come le cellule dell’adulto del riccio di mare per difendersi da patogeni, predazione o da altri fattori di stress svolgano un’azione citotossica; la coltura “in vitro” di tali cellule consentirebbe, quindi, di indurre la produzione di particolari sostanze ad azione antibiotica e/o citotossica. “Inoltre – conclude la ricercatrice - recentemente si è scoperta nel riccio di mare la produzione, da parte delle cellule immunocompetenti, di un fattore che inibisce la crescita di cellule tumorali coltivate “in vitro”. Si tratta di ricerche in fase iniziale ma che promettono buoni sviluppi”.
Rita Bugliosi

Scheda dettagli:

Data: 2 aprile 2004
Fonte/Casa Editrice: CFA Monferrato
Categoria:
Sottocategoria:
Animali, protezione e vita

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