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Ravenna: Bloccate Tonnellate di Farine di Soia alla Salmonella
La segnalazione è partita dalle autorità sanitarie della Germania: «Attenti, sono in aumento i casi di salmonella nei mangimi importati». E così al porto San Vitale si sono intensificati i controlli. Verifiche che hanno portato i veterinari dell’Ausl a bloccare ben 29mila tonnellate di farina di soia. I carichi erano arrivati al porto in tre lotti distinti, scaricati nelle ultime settimane da altrettante navi provenienti dall’Argentina. Durante le verifiche sono appunto state trovate tracce di salmonella. «E così — afferma Enea Savorelli, responsabile Ausl dell’area igiene nella produzione zootecnica — sono stati segnalati per i trattamenti di bonifica».
In sostanza, le partite di farina di soia, ora stoccate in capannoni al ‘San Vitale’, verranno ‘pulite’ tramite due tecniche: una termica, ovvero a vapore, utilizzando un impianto presente al porto, e un’altra attraverso l’uso di una miscela di acidi organici che fanno morire i batteri. Compito dell’Ausl, adesso, sarà quello di vigilare che i trattamenti facciano effetto per poi dare il via libera alla immissione sul mercato, sia nel territorio regionale che in quello della Comunità europea, della farina di soia.
Questa farina di soia era destinata soprattutto alla produzione di mangimi animali; viene utilizzata in particolare per arricchire il tenore proteico delle miscele, tenuto conto del fatto che le miscele con un elevato tenore proteico risultano in pratica le più economiche.
Ad alzare un polverone sulle ‘farine alla salmonella’ ieri mattina è stata Maria Grazia Beggio, capogruppo dei Verdi in consiglio comunale. In una interpellanza rivolta al sindaco Vidmer Mercatali, nella quale si fa riferimento a «casi di salmonella su tre navi provenienti dal Sud America con farine», ha chiesto di conoscere nel dettaglio «da dove provengono i carichi, quanti siano annulamente gli arrivi e i quantitativi, quale sia la loro destinazione e le modalità dei controlli, se a campione o su tutte le navi».
Va segnalato che il porto ravennate è all’avanguardia nei controlli sanitari e non è la prima volta che scongiura la messa in commercio di massicce partite di mangime potenzialmente pericoloso per la salute. Ciclicamente nella rete sanitaria dell’Ausl finiscono tonnellate di carichi ‘contaminati’.
In sostanza, le partite di farina di soia, ora stoccate in capannoni al ‘San Vitale’, verranno ‘pulite’ tramite due tecniche: una termica, ovvero a vapore, utilizzando un impianto presente al porto, e un’altra attraverso l’uso di una miscela di acidi organici che fanno morire i batteri. Compito dell’Ausl, adesso, sarà quello di vigilare che i trattamenti facciano effetto per poi dare il via libera alla immissione sul mercato, sia nel territorio regionale che in quello della Comunità europea, della farina di soia.
Questa farina di soia era destinata soprattutto alla produzione di mangimi animali; viene utilizzata in particolare per arricchire il tenore proteico delle miscele, tenuto conto del fatto che le miscele con un elevato tenore proteico risultano in pratica le più economiche.
Ad alzare un polverone sulle ‘farine alla salmonella’ ieri mattina è stata Maria Grazia Beggio, capogruppo dei Verdi in consiglio comunale. In una interpellanza rivolta al sindaco Vidmer Mercatali, nella quale si fa riferimento a «casi di salmonella su tre navi provenienti dal Sud America con farine», ha chiesto di conoscere nel dettaglio «da dove provengono i carichi, quanti siano annulamente gli arrivi e i quantitativi, quale sia la loro destinazione e le modalità dei controlli, se a campione o su tutte le navi».
Va segnalato che il porto ravennate è all’avanguardia nei controlli sanitari e non è la prima volta che scongiura la messa in commercio di massicce partite di mangime potenzialmente pericoloso per la salute. Ciclicamente nella rete sanitaria dell’Ausl finiscono tonnellate di carichi ‘contaminati’.