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Prostituzione: le Chiese d'Europa per Liberare le Schiave del Sesso
Cinquecentomila, provenienti in gran parte dall’Europa dell’Est. È il numero delle donne rese schiave e costrette a prostituirsi stimato dall’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim); numero al quale si devono aggiungere le nigeriane (che solo in Italia coprono oltre il 50 per cento del mercato del sesso). Il meccanismo del reclutamento è noto: la promessa di un lavoro e di una vita migliore. Prospettiva che si trasforma invece in violenze e sevizie. E in una vita di stenti sui marciapiedi delle ricche città dell’Europa occidentale. Ma anche nei bordelli di Libano, Turchia, Grecia, Israele e Spagna. Per combattere questa piaga continentale scendono in campo le Chiese e gli organismi di volontariato cristiani. Strumento di questa campagna contro la schiavitù moderna è una rete di collegamento, voluta dalla Commissione migranti della Conferenza delle Chiese d’Europa e dalla Caritas Europa. Si chiama Christian Action and Networking Against Trafficking in Women (Cat), e ha diramazioni già attive in Repubblica Ceca, Francia, Italia, Grecia, Lituania, Romania, Russia e Ucraina. Ma come opera Cat e quali risultati si prefigge? “Viviamo in un mondo nel quale i diritti fondamentali della persona sono continuamente violati. E come cristiani non possiamo tacere”, spiega Martina Lieb-sch, responsabile di Catholic Organisations against Trafficking in Women (Coatnet), il portale Internet che Caritas Europa ha avviato per sostenere il progetto (www.coatnet.org). “Il lavoro che svolgiamo è essenzialmente quello di permette lo scambio di esperienze tra realtà e Chiese locali. Finora sono oltre 40 gli organismi che aderiscono al network. Proponiamo incontri e visite nei vari Paesi interessati che costituiscono il principale serbatoio della tratta; l’intento è quello di mettere a punto strategie condivise d’intervento nei vari campi: reinserimento familiare, cooperazione con la polizia locale, sensibilizzazione nelle scuole e nei centri d’aggregazione giovanile. Stiamo formando anche staff di volontari con il compito di assistere le vittime del traffico di donne in tutta Europa. Uno dei versanti più delicati resta comunque quello dell’assistenza legale nei vari Paesi, realtà con legislazioni anche molto diverse tra loro”. Uno dei punti di forza del progetto è la comunicazione. Coatnet si propone infatti come il portale di tutti gli organismi cristiani che in Europa lottano contro la tratta delle donne. “Siamo convinti – prosegue la Liebsch – che solo unendo le forze la nostra azione potrà davvero rivelarsi efficace”. Il valore ecumenico del progetto (appoggiato economicamente anche dall’Unione Europea), che vede coinvolti Paesi dove sono presenti Chiese cristiane cattoliche, ortodosse ed evangeliche, è sottolineato dal segretario generale della Commissione migranti della Conferenza delle Chiese d’Europa Doris Peschhke: “Noi ci inseriamo in un settore nel quale le Chiese e le agenzie locali hanno già fatto molto. Riconosciamo questo valore e offriamo un maggior livello di visibilità e scambio di esperienze per rendere ancora più efficace la cooperazione internazionale. Come donne e uomini appartenenti alle varie Chiese d’Europa abbiamo il dovere morale di combattere la piaga della prostituzione e dello sfruttamento degli esseri umani. L’affermazione della dignità della persona non è estranea alla nostra esperienza di fede”.
(di Giuseppe Caffulli ©)
(di Giuseppe Caffulli ©)