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Poeti: Condannati a Morire Giovani
Secondo una singolare ricerca che correla la forma letteraria alla longevità, i poeti sarebbero gli scrittori più predisposti ad una morte precoce, seguiti dai drammaturghi, dai romanzieri ed infine dai giornalisti e da coloro che scrivono storie reali e non inventate. James Kaufman, ricercatore dell'Università della California a Sacramento, ha studiato le biografie di numerosi letterati di diversi periodi storici appartenenti a quattro diverse culture: Nordamerica, Cina, Turchia ed Europa dell'Est. Ovviamente lo studio ha tenuto in considerazione l'aumento di aspettativa di vita che si è verificata negli anni. Il risultato è che i poeti vivono meno. La causa potrebbe risiedere nel fatto che la poesia affascina soprattutto persone con tendenze autodistruttive, emotivamente più fragili e maggiormente predisposte alla depressione. Tale vulnerabilità potrebbe dipendere dal fatto che scrivere poesie è un lavoro "solitario", che spinge a ritirarsi lontano dalla gente per poter trovare concentrazione ed ispirazione. I drammaturghi, per lavoro, stanno a stretto contatto con registi ed attori, mentre i giornalisti sono costantemente immersi nelle relazioni interpersonali e nella "vita reale". Proprio la condanna alla solitudine e all'introspezione, favorirebbero il mito della "maledizione" dei poeti.