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Pakistan: Ripristinata la Pena di Morte per i Bambini
L’Alta Corte della provincia pakistana del Punjab ha annullato un’ordinanza di quattro anni fa che aboliva la pena di morte per i minori di 18 anni. Lo riferiscono i media locali, spiegando che l’alto tribunale ha dichiarato “incostituzionale, irragionevole e impraticabile” l’‘Ordinanza federale sul sistema giudiziario giovanile’, emanata nel 2000 dal presidente pakistano Pervez Musharraf su pressione di organizzazioni internazionali per i diritti umani. Secondo i magistrati, la legge tenderebbe a “incoraggiare le persone con meno di 18 anni a commettere crimini come omicidio, stupro, traffico di droga e terrorismo”, mentre spingerebbe gli adulti a “incitare i giovani a commettere tali crimini”. Inoltre, sempre per l’Alta Corte, il provvedimento avrebbe indotto molti a fornire false generalità, complicando così l’iter giudiziario. “La società pakistana non è ancora sensibilizzata né sul problema della pena di morte né sulla tutela dei minori” dice alla MISNA Ejaz Ahmad, giornalista e scrittore pakistano. “Quasi tutti gli schieramenti politici, tranne il Partito del popolo pakistano (Ppp) dell’ex-primo ministro in esilio Benazir Bhutto, si sono sempre dichiarati a favore della pena di morte. La pena capitale viene inflitta per impiccagione soprattutto in conseguenza di faide interne tra gruppi o clan per il possesso della terra o per questioni di tipo economico, come l’assegnazione di appalti. In queste faide, purtroppo, sono coinvolti soprattutto i giovani”. Ejaz Ahmad, oggi operatore interculturale a Roma, sottolinea poi che “nonostante l’ingresso nella maggiore età avvenga ufficialmente a 18 anni, la società pakistana tende a considerare ‘grandi’ e responsabili delle loro azioni coloro che hanno superato i 14 anni. Inoltre, nei villaggi e nelle zone più sperdute, molti non sanno neppure con esattezza quanti anni hanno, perché non esistono pubblici registri o non sono mai andati a scuola”. Oltre al Pakistan, sono sei i Paesi del mondo – Iran, Nigeria, Arabia Saudita, Stati Uniti e Yemen – che negli anni Novanta hanno giustiziato persone minorenni al momento del reato. L’ultimo minorenne, di 13 o 14 anni, è stato messo a morte in Pakistan nel 1997.