Gli abitanti dell’isola di Niue, uno dei più piccoli stati del mondo, assistono impotenti alla progressiva scomparsa della loro lingua madre. L’atollo, situato 2400 chilometri a nord della Nuova Zelanda, con i suoi 260 chilometri quadrati è la più grande isola corallina del mondo, cosa che non le ha evitato di conquistarsi l’affettuoso appellativo ‘lo scoglio’. La grande maggioranza dei niuiani vive in Nuova Zelanda dove c’è una comunità di 20mila persone. A Niue ne restano solo duemila,750 dei quali nella capitale, Alofi. Il governo ha constatato che sono però sempre di più gli oriundi dell’isola che non parlano più la loro lingua madre, un idioma polinesiano che ha affinità con quello delle vicine isole di Tonga e Samoa. Oggi soltanto il 28 per cento degli emigrati e delle persone nate all’estero parla correntemente la lingua e gli altri non sono molto propensi a impararla. Un dispiacere nel cuore degli abitanti dell’isola che si aggiunge alle preoccupazioni per la crisi demografica (la popolazione si è dimezzata in meno di 40 anni) causata anche dalla continua emigrazione dei giovani in cerca di opportunità di lavoro. "Se va avanti così, saremmo costretti a chiedere l’annessione alla Nuova Zelanda" ha affermato Veve Jacobsen, una rappresentante del parlamento locale. Attualmente Niue è uno stato autonomo legato a Wellington da un accordo di "libera associazione" e quindi la Nuova Zelanda già rappresenta gli interessi dell’isola in sede internazionale.