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Natale nei Boschi: Ecco le Piante Tipicamente Natalizie
Come ogni anno sono tornate nelle vetrine dei fiorai le piante natalizie che siamo soliti regalare per fare gli auguri. Simboli propiziatori di origine pagana, questi doni non hanno ceduto il passo ai regali di tendenza. Ritenute dalla tradizione capaci di allontanare le avversità grazie alle foglie pungenti, le piante natalizie rallegrano le nostre case e decorano le tavole imbandite.
Il pungitopo (“vicus aculeatus”) deriva il suo nome dal fatto che all'epoca degli antichi Romani, esso era usato per allontanare i ratti dalle dispense. Quelle che sembrano le sue foglie, in realtà sono dei rametti laterali modificati, chiamati cladoli. Le vere foglie sono invece le minuscole squame membranose che si trovano sulla pagina inferiore dei cladoli e che ospitano una piccola bacca rossa che matura nel periodo invernale. Questa specie ama i luoghi caldi e soleggiati e cresce soprattutto nel sottobosco dei boschi cedui di latifoglie della zona circumediterranea.
Spesso è confusa, per le bacche rosse, con l'agrifoglio (“ilex aquifolium”) che può avere una forma arbustiva o il portamento di un piccolo albero. Le foglie, ondulate e festonate, terminanti a spina al sommo di ogni festone, difendono la vegetazione più tenera dai grandi animali erbivori.
Più raro e ricercato è il vischio (“viscum album”) perché cresce come semiparassita sugli alberi: le sue radici penetrano nel tronco della pianta "ospitante" da cui trae nutrimento e ancoraggio. Considerato portatore di fertilità, si distingue per i frutti bianchi.
Ultima arrivata nella nostra tradizione è la Stella di Natale (“Euphorbia pulcherrima”), arbusto originario del Messico. Scoperta nel 1520 dagli Spagnoli di Cortés, fu introdotta nell'800 negli Stati Uniti e, in seguito, in Europa.
Ma non c'è Natale senza l'albero per antonomasia: l'abete rosso (“Picea abies”), conifera sempreverde che può raggiungere anche i 40-45 metri di altezza. E' una specie spontanea in Italia, cresce infatti sulle Alpi e in alcune zone dell'Appennino. Gli aghi di colore verde chiaro sono corti, pungenti e inseriti a spirale in coni pendenti. La corteccia scura e rugosa produce resina profumata.
Autore: Sandra Fiore
Il pungitopo (“vicus aculeatus”) deriva il suo nome dal fatto che all'epoca degli antichi Romani, esso era usato per allontanare i ratti dalle dispense. Quelle che sembrano le sue foglie, in realtà sono dei rametti laterali modificati, chiamati cladoli. Le vere foglie sono invece le minuscole squame membranose che si trovano sulla pagina inferiore dei cladoli e che ospitano una piccola bacca rossa che matura nel periodo invernale. Questa specie ama i luoghi caldi e soleggiati e cresce soprattutto nel sottobosco dei boschi cedui di latifoglie della zona circumediterranea.
Spesso è confusa, per le bacche rosse, con l'agrifoglio (“ilex aquifolium”) che può avere una forma arbustiva o il portamento di un piccolo albero. Le foglie, ondulate e festonate, terminanti a spina al sommo di ogni festone, difendono la vegetazione più tenera dai grandi animali erbivori.
Più raro e ricercato è il vischio (“viscum album”) perché cresce come semiparassita sugli alberi: le sue radici penetrano nel tronco della pianta "ospitante" da cui trae nutrimento e ancoraggio. Considerato portatore di fertilità, si distingue per i frutti bianchi.
Ultima arrivata nella nostra tradizione è la Stella di Natale (“Euphorbia pulcherrima”), arbusto originario del Messico. Scoperta nel 1520 dagli Spagnoli di Cortés, fu introdotta nell'800 negli Stati Uniti e, in seguito, in Europa.
Ma non c'è Natale senza l'albero per antonomasia: l'abete rosso (“Picea abies”), conifera sempreverde che può raggiungere anche i 40-45 metri di altezza. E' una specie spontanea in Italia, cresce infatti sulle Alpi e in alcune zone dell'Appennino. Gli aghi di colore verde chiaro sono corti, pungenti e inseriti a spirale in coni pendenti. La corteccia scura e rugosa produce resina profumata.
Autore: Sandra Fiore