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Myanmar: “Pyaw Fhoin Bawi Christmas”, ‘Buon Natale’ tra Cristiani e Buddisti
Un coro di trenta persone, sorreggendo candele e lanterne, intonano nella notte canti natalizi davanti le case; potrebbe essere la campagna inglese, ma se si ascolta con attenzione ci si rende conto che quelle voci cantano in birmano. Siamo a Makuinu, cittadina di 15.000 abitanti nell’ovest del Myanmar (ex-Birmania) abitata in prevalenza da cristiani, protestanti e cattolici, in un paese a maggioranza buddista. “Nei giorni precedenti il Natale, andiamo a cantare casa per casa, benedicendo le famiglie con la preghiera e leggendo il racconto della natività tratta dal Vangelo di Matteo” racconta padre Timothy Khui Fhient Ling, missionario birmano del Pontificio istituto missioni estere (Pime), impegnato nella parrocchia di S. Antonio, che conta circa 1500 fedeli. Figlio di un missionario laico, che ‘fondò’ negli anni ’70 la prima comunità cattolica a Makuinu, padre Timothy è originario di Mindat, cittadina per metà cristiana e per metà buddista. “Anche lì c’è la tradizione dei canti natalizi, non solo tra famiglie cristiane ma anche quelle buddiste” continua il religioso. “Sono i buddisti stessi a chiamarci, perché dicono che la benedizione natalizia porta serenità alla casa e fa avverare le preghiere” continua il religioso. “É un momento molto emozionante quello in cui annunciamo la venuta del Signore casa per casa, con una vera gioia nei nostri cuori. Le famiglie ringraziano offrendo dolci e piccoli doni”. Il religioso racconta che il repertorio dei cori è composto da canti tradizionali in inglese e birmano, ma ogni anno i 300 allievi del seminario del Pime a Yangon compongono nuove canzoni proprio per il Natale; i cori vengono anche registrati in compact disc e cassette e acquistate dai fedeli. La ex Birmania è una terra di pacifica e fertile convivenza tra buddisti e cristiani, i limiti alla libertà religiosa sono piuttosto messi dai militari che dal 1962 governano il paese. Padre Timothy racconta dello stretto controllo cui sono sottoposte le parrocchie e le istituzioni religiose: i permessi che devono essere chiesti a lunga scadenza per svolgere processioni o cerimonie pubbliche, i ‘sopraluoghi’ improvvisi dei militari; nulla di esplicitamente repressivo, ma una sottile pressione costante e continua. “Condizionamenti a cui però non si fa caso presi dalla gioia natalizia. A proposito, Pyaw Fhoin Bawi Christmas (Buon Natale)” conclude padre Timothy.