Stare sul podio olimpico è il sogno di ogni atleta. Ma solo uno vince l’oro; gli altri due rimangono con il pensiero che qualcosa avrebbe potuto andare diversamente. Uno studio del 1992 sui Giochi Olimpici aveva suggerito che questo meccanismo di pensiero controfattuale fosse particolarmente doloroso per le medaglie d’argento, che apparivano notevolmente meno soddisfatte delle medaglie di bronzo. I ricercatori teorizzarono allora che ciò fosse dovuto al tipo di pensiero, diverso nelle due situazioni: il bronzo felice di non essere arrivato quarto, l’argento col rimpianto di non essere arrivato primo.
In seguito altre ricerche sui Giochi del 2000 non replicarono questi risultati. Stavolta le medaglie d’argento risultarono più felici di quelle di bronzo. Per confondere ancora di più le acque, uno studio sui Giochi del 2004 risultò d’accordo con il primo e dichiarò che subito dopo la competizione gli ori e i bronzi sembravano più inclini al sorriso degli argenti.
Ora un’indagine sulla psicologia dell’arrivare secondo o terzi ci viene offerta da Mark Allen, Sarah Knipler e Amy Chan della University of Wollongong, Australia. I loro risultati, pubblicati su Sports Sciences, contraddicono nuovamente lo studio originale e ritengono che i secondi classificati siano più felici dei terzi, ma sostengono la tesi che la natura del loro pensiero sia sostanzialmente diversa.