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Marte: Riscontrata Attività Biologica
Nuovi dati sul metano di Marte sono stati acquisiti dall' Infrared Telescope Facility (IRTF) della NASA, posto a Mauna Kea, nelle Hawaii, e dal Gemini South telescope che si trova sulla montagna Cerro Pachon delle Ande cilene. Michael Mumma, del Center for Astrobiology and Solar System Exploration Division del NASA Goddard Space Flight Center di Greenbelt, nel Maryland, ha presentato le nuove scoperte al meeting biennale del NASA Astrobiology Institute svoltosi dal 10 al 14 aprile a Boulder, ospitato dalla University of Colorado.
Grazie agli spettrometri a infrarossi dei telescopi, Mumma e i suoi colleghi hanno rilevato “aumenti pronunciati” di metano in prossimità delle regioni equatoriali di Marte. Più esattamente, hanno analizzato lo spettro luminoso di sei strette bande longitudinali: “Ognuna delle fasce longitudinali ha mostrato sostanziali aumenti di metano nella zona equatoriale”, ha spiegato Mumma, “una tale intensità che richiede un decadimento molto più rapido di quanto la fotochimica non consentirebbe”, ha aggiunto.
Su Marte, l'arco di vita fotochimico del metano è in genere molto breve, circa 300 anni, dunque, il metano che si trova ora nell'atmosfera marziana deve essere stato prodotto di recente. Mumma ha detto che i dati - insieme a quelli forniti contemporaneamente dal Thermal Emission Spectrometer del Mars Global Surveyor – hanno mostrato l'evidenza di una maggiore sorgente di metano sopra Valles Marineris.
Al meeting si è anche parlato dell'estremo oriente dell'ampia regione in cui Mars Odyssey ha rivelato tracce di idrogeno in abbondanza nella sotto-superficie, che si ritiene indichino la presenza di acqua ghiacciata. La scoperta più importante, comunque, rimane quella di due diverse linee di metano rilevate simultaneamente. Studiate poi singolarmente, hanno mostrato che c'è abbondanza di metano su tutto il pianeta.
I nuovi risultati si basano anche sulle osservazioni fatte nel 2003, e sono dunque il risultato di due anni di lavoro preliminare. “Dobbiamo inventarci nuovi metodi per analizzare i dati”, ha detto Mumma a SPACE.com, “dobbiamo mettere insieme i risultati di circa 30 anni di indagini spettroscopiche del pianeta”.
Si tratta di stabilire con certezza le origini biogeniche o geotermali del metano marziano, per confermare o meno la vita microbiologica sul pianeta. Le prove risolutive potranno essere fornite da campioni prelevati direttamente sul pianeta.
Grazie agli spettrometri a infrarossi dei telescopi, Mumma e i suoi colleghi hanno rilevato “aumenti pronunciati” di metano in prossimità delle regioni equatoriali di Marte. Più esattamente, hanno analizzato lo spettro luminoso di sei strette bande longitudinali: “Ognuna delle fasce longitudinali ha mostrato sostanziali aumenti di metano nella zona equatoriale”, ha spiegato Mumma, “una tale intensità che richiede un decadimento molto più rapido di quanto la fotochimica non consentirebbe”, ha aggiunto.
Su Marte, l'arco di vita fotochimico del metano è in genere molto breve, circa 300 anni, dunque, il metano che si trova ora nell'atmosfera marziana deve essere stato prodotto di recente. Mumma ha detto che i dati - insieme a quelli forniti contemporaneamente dal Thermal Emission Spectrometer del Mars Global Surveyor – hanno mostrato l'evidenza di una maggiore sorgente di metano sopra Valles Marineris.
Al meeting si è anche parlato dell'estremo oriente dell'ampia regione in cui Mars Odyssey ha rivelato tracce di idrogeno in abbondanza nella sotto-superficie, che si ritiene indichino la presenza di acqua ghiacciata. La scoperta più importante, comunque, rimane quella di due diverse linee di metano rilevate simultaneamente. Studiate poi singolarmente, hanno mostrato che c'è abbondanza di metano su tutto il pianeta.
I nuovi risultati si basano anche sulle osservazioni fatte nel 2003, e sono dunque il risultato di due anni di lavoro preliminare. “Dobbiamo inventarci nuovi metodi per analizzare i dati”, ha detto Mumma a SPACE.com, “dobbiamo mettere insieme i risultati di circa 30 anni di indagini spettroscopiche del pianeta”.
Si tratta di stabilire con certezza le origini biogeniche o geotermali del metano marziano, per confermare o meno la vita microbiologica sul pianeta. Le prove risolutive potranno essere fornite da campioni prelevati direttamente sul pianeta.