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La Coscienza di Paolo D'Arpini
Il mio percorso verso la realizzazione dell'unitarietà della vita è iniziato nel 1973, durante una profonda esperienza "spirituale" ottenuta alla presenza del mio Maestro Swami Muktananda. Da quel momento imparai a riconoscere l'ambiente, le persone, tutto ciò che si manifesta nel mondo, come una proiezione della stessa coscienza. Coscienza e materia non sono separati. In considerazione di ciò la mia vita assunse nuovo significato e non vedendo divisione fra l'io e l'altro anche il mio agire si uniformò a questa consapevolezza.
Tutto si manifesta in ogni singola parte e ogni parte compartecipa al tutto. In seguito trovai che questa percezione aveva una somiglianza anche con le descrizioni del sentire bioregionale e dell'ecologia profonda. Mettere in pratica questo sentire olistico è lo spontaneo risultato di quella esperienza iniziale, ma non è un sentiero tracciato, è essenzialmente una capacità di rispondere alle diverse situazioni nel modo più adeguato senza dover ricorrere al costruito basato sulla memoria.
Non che la memoria diventi inutile o dannosa, anzi acquista nuovo significato in considerazione dell'arricchimento che essa ne riceve ad ogni nuova esperienza, senza dover sottostare all'obbligo di una corresponsione con esperienze precedenti, in modo che non sia una trappola nella quale restare invischiati. Il riciclaggio della memoria è la capacità di recuperare in altre forme quei modi che servirono alla soddisfazione di altre e diverse esperienze e situazioni. Non quindi memoria nella ripetitività del discorso ma nell'accrescimento della capacità di risposta. Inutile cercare di dare dettagliate spiegazioni... si potrebbe solo definire: capacità di crescita.
Paolo D'Arpini
Scheda dettagli:
Data: 2 agosto 2020
Fonte/Casa Editrice: https://bioregionalismo.blogspot.com /2020/08/consciousness-in-lay-spirituality.html
Profilo Pubblico di:
Paolo D’Arpini - Circolo vegetariano VV.TT.
Nella mia vita non ho mai avuto un dono spiccato per la modestia, ho sempre considerato me stesso e la mia opera come un degno percorso evolutivo. Abitando a Verona avevo già collaborato, nel 1967-68, ad una rivista locale che si chiamava Verona Beat, un cult tipico di quegli anni, ebbi la fortuna…