La Gran Bretagna ha assicurato il patrocinio legale gratuito alle 650 donne keniane – quasi tutte di etnia Masai – che hanno denunciato di essere state vittime di violenze sessuali da parte dei soldati inglesi durante gli ultimi venti anni. Ad essere citato in giudizio sarà il ministero della Difesa, accusato dall’avvocato Martin Day di non aver prestato la giusta attenzione alle denunce susseguitesi su questa vicenda nel corso degli anni. Quasi tutte le vittime provengono da Isiolo, una piccola cittadina rurale nel Kenya orientale, dove da oltre trent’anni è stato allestito un campo di addestramento che ospita le esercitazioni delle truppe di sua maestà. Per sostenere le proprie accuse, alle donne vittime degli stupri era stato chiesto di presentare una documentazione contenente certificati medici e verbali delle autorità di polizia che attestassero la violenza subita. Visionati i fascicoli, Londra ha dato il via libera necessario alla citazione in giudizio del ministero della Difesa. Tacere era stato finora l’unico modo per evitare il ripudio del proprio marito, almeno quando all’aggressione non è seguita una gravidanza. Anche il giudizio pesante della comunità locale ha costituito un ostacolato troppo spesso insormontabile alla decisione di denunciare pubblicamente gli abusi subiti. L’aver deciso di affrontare questi ulteriori difficoltà, secondo l’avvocato Day, è un importante passo avanti verso il ristabilimento della verità. La richiesta di risarcimento oscillerà tra 50 e 70 mila euro per ogni donna violentata: questa è la media riconosciuta infatti dai tribunali britannici. Secondo il legale inglese, il rischio che tra le querelanti ci siano delle possibili speculatrici è minimo.