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Italia: Paese in Cui l'Acqua si Spreca!
L'Italia ha un record davvero poco invidiabile: quello degli sprechi d'acqua: Siamo tra i principali consumatori di acqua al mondo, non solo per le perdite nella rete di distribuzione ma anche per la leggerezza con cui abusiamo di questo bene. Qualche numero dà l'idea del fenomeno. Ogni italiano usa 213 litri d'acqua al giorno, ma i consumi domestici potrebbero essere ridotti del 50% senza ripercussioni sul benessere. Ogni giorno c'è una perdita media di 104 litri d'acqua per abitante, pari al 27% del totale dell'acqua prelevata. Le cause sono attribuibili al pessimo stato di manutenzione che porta a perdite tra il 20 e il 40%, con un valore medio nazionale del 33% e ad un età delle tubature che oscilla tra i 25 e 42 anni. Questi sono alcuni dei dati diffusi da Legambiente e contenuti in un dossier presentato alla vigilia della Giornata dell'acqua.
Una pessima gestione della risorsa idrica che fa sì che nel nostro Paese, nonostante sia fra i più ricchi di acqua al mondo, con una disponibilità teorica annua di 155 miliardi di mc, pari a 2700 mc per abitante, importanti aree soffrano ancora di scarsità idrica. Il 12% della popolazione subisce discontinuità nell'erogazione e questa percentuale sale al 24% nelle isole e al 18% nelle regioni meridionali. Le perdite idriche raggiungono "vertici" disastrosi in regioni come il Molise con il 63% di acqua perduta sul totale dell'acqua erogata, in Calabria con il 52%, in Puglia con il 54%, in Basilicata con il 50%, nell'hinterland napoletano con il 48%, in Abruzzo con il 45%, ma con punte anche del 75% e in Sicilia con il 40%.
Ma per dissetarci e reintegrare liquidi nel corpo la maggior parte di noi si affida all'acqua in bottiglia minerale. Un'abitudine che ci fa acquisire un altro record poco invidiabile: siamo il paese dove si consuma in assoluto più acqua minerale al mondo, con un consumo pro-capite di 165 litri l'anno. La vetta della classifica delle regioni divoratrici d'acqua è formata alla Toscana con 198 litri pro-capite l'anno, alla Lombardia con 193 litri, all'Emilia Romagna e al Veneto, pari merito, con 179 litri. Nella sola ristorazione si utilizza acqua minerale per oltre 700 milioni l'anno pari al 35% del mercato totale nazionale, mentre dopo anni di crescita a due cifre, ora il mercato famigliare è considerato quasi saturo (cresce al Sud, decresce al Nord). Tutto questo, nonostante l'acqua imbottigliata costituisca un peso ambientale elevatissimo per il nostro paese (contenitori da riciclare o smaltire, tir inquinanti che viaggiano su strada per trasportarla). Il business delle acque minerali, che si regge su un'informazione di parte e una buona dose di pregiudizi genera circa 5 miliardi di bottiglie di plastica da ogni anno che si traduce, non considerando la plastica che viene avviata al riciclo, in un milione di metri cubi di nuove discariche.
"E' tempo", ha dichiarato Roberto Della Seta portavoce nazionale di Legambiente, "che nella gestione dell'acqua si passi dalla pianificazione dell'offerta a quella della domanda: bisogna ridurre i consumi, gli sprechi ed i prelievi illegali, e arrivare a pensare l'acqua come un bene comune e limitato perché si possa dare una soluzione duratura ai problemi di approvvigionamento. La nostra società si fonda sull'assunto di una disponibilità illimitata d'acqua: occorre invece creare una cultura delle risorse ambientali scarse ed irregolari, in cui questa scarsità non sia determinata solo dalla reale assenza delle risorse, ma anche e soprattutto dall'opportunità di conservarle alle future generazioni riducendo l'impatto socioeconomico ed ecologico dei prelievi."
Una pessima gestione della risorsa idrica che fa sì che nel nostro Paese, nonostante sia fra i più ricchi di acqua al mondo, con una disponibilità teorica annua di 155 miliardi di mc, pari a 2700 mc per abitante, importanti aree soffrano ancora di scarsità idrica. Il 12% della popolazione subisce discontinuità nell'erogazione e questa percentuale sale al 24% nelle isole e al 18% nelle regioni meridionali. Le perdite idriche raggiungono "vertici" disastrosi in regioni come il Molise con il 63% di acqua perduta sul totale dell'acqua erogata, in Calabria con il 52%, in Puglia con il 54%, in Basilicata con il 50%, nell'hinterland napoletano con il 48%, in Abruzzo con il 45%, ma con punte anche del 75% e in Sicilia con il 40%.
Ma per dissetarci e reintegrare liquidi nel corpo la maggior parte di noi si affida all'acqua in bottiglia minerale. Un'abitudine che ci fa acquisire un altro record poco invidiabile: siamo il paese dove si consuma in assoluto più acqua minerale al mondo, con un consumo pro-capite di 165 litri l'anno. La vetta della classifica delle regioni divoratrici d'acqua è formata alla Toscana con 198 litri pro-capite l'anno, alla Lombardia con 193 litri, all'Emilia Romagna e al Veneto, pari merito, con 179 litri. Nella sola ristorazione si utilizza acqua minerale per oltre 700 milioni l'anno pari al 35% del mercato totale nazionale, mentre dopo anni di crescita a due cifre, ora il mercato famigliare è considerato quasi saturo (cresce al Sud, decresce al Nord). Tutto questo, nonostante l'acqua imbottigliata costituisca un peso ambientale elevatissimo per il nostro paese (contenitori da riciclare o smaltire, tir inquinanti che viaggiano su strada per trasportarla). Il business delle acque minerali, che si regge su un'informazione di parte e una buona dose di pregiudizi genera circa 5 miliardi di bottiglie di plastica da ogni anno che si traduce, non considerando la plastica che viene avviata al riciclo, in un milione di metri cubi di nuove discariche.
"E' tempo", ha dichiarato Roberto Della Seta portavoce nazionale di Legambiente, "che nella gestione dell'acqua si passi dalla pianificazione dell'offerta a quella della domanda: bisogna ridurre i consumi, gli sprechi ed i prelievi illegali, e arrivare a pensare l'acqua come un bene comune e limitato perché si possa dare una soluzione duratura ai problemi di approvvigionamento. La nostra società si fonda sull'assunto di una disponibilità illimitata d'acqua: occorre invece creare una cultura delle risorse ambientali scarse ed irregolari, in cui questa scarsità non sia determinata solo dalla reale assenza delle risorse, ma anche e soprattutto dall'opportunità di conservarle alle future generazioni riducendo l'impatto socioeconomico ed ecologico dei prelievi."