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Internet in Cina
Il regime nazi-comunista cinese ha confermato la creazione di tre estensioni di dominio di primo livello, l'equivalente in caratteri cinesi dei .com, .net e .cn a cui da lungo tempo siamo abituati, che saranno gestite in tutta autonomia dalle autorità cinesi. La Cina si sgancia così dai server gestiti dalla Internet Corporation for Assigned Names and Numbers (ICANN) degli Stati Uniti, organismo le cui competenze sono internazionali, ma che dipende in realtà strettamente dal Governo americano, che ha ribadito di voler continuare ad esercitare il suo controllo sulla struttura.
L'idea di Pechino vuole dare vita ad una rete i cui server di root siano cinesi, e quindi direttamente accessibili dalle autorità di censura e controllo. D'altronde, quella cinese è una rete che va crescendo come nessun'altra, insieme ad un'economia le cui dinamiche sfuggono ai parametri tradizionali. La “nuova Internet” servirà, nelle intenzioni degli orwelliani cinesi, ad assumere di questa crescita, evitando di delegare a terzi decisioni che possano inficiare l'operatività del proprio network telematico, sempre più decisivo per il brulicante e vivacissimo mercato cinese.
Stando all'annuncio, verranno creati domini di secondo livello sotto .cn equivalenti agli odierni .edu e .gov, con in più il varo del mandarino .ac, che sarà riservato alle istituzioni accademiche. A tutto questo si affiancheranno decine di domini regionali specializzati. Si tratta quindi di una ristrutturazione del traffico internet cinese in piena regola. Soltanto un anno fa, dopo anni di rivendicazioni di autonomia da parte di Pechino, il CNNIC cinese aveva lanciato la possibilità di registrare domini Internet in ideogrammi pur dando contestualmente la possibilità a soggetti non cinesi di registrare domini con estensione .cn.
Gli esponenti dell'ICANN si sono limitati a dire che cercheranno di chiarire il da farsi con le autorità cinesi. L'info-war entra dunque in una nuova fase: si prospetta un conflitto tra superpotenze, reti e domini telematici che ricorda tanto gli scenari prefigurati dalla letteratura cyberpunk. Come disse Marshall Mcluhan, “la III guerra mondiale sarà una guerriglia di informazione, con nessuna divisione tra partecipazione civile e militare”. Siamo tutti in gioco.
L'idea di Pechino vuole dare vita ad una rete i cui server di root siano cinesi, e quindi direttamente accessibili dalle autorità di censura e controllo. D'altronde, quella cinese è una rete che va crescendo come nessun'altra, insieme ad un'economia le cui dinamiche sfuggono ai parametri tradizionali. La “nuova Internet” servirà, nelle intenzioni degli orwelliani cinesi, ad assumere di questa crescita, evitando di delegare a terzi decisioni che possano inficiare l'operatività del proprio network telematico, sempre più decisivo per il brulicante e vivacissimo mercato cinese.
Stando all'annuncio, verranno creati domini di secondo livello sotto .cn equivalenti agli odierni .edu e .gov, con in più il varo del mandarino .ac, che sarà riservato alle istituzioni accademiche. A tutto questo si affiancheranno decine di domini regionali specializzati. Si tratta quindi di una ristrutturazione del traffico internet cinese in piena regola. Soltanto un anno fa, dopo anni di rivendicazioni di autonomia da parte di Pechino, il CNNIC cinese aveva lanciato la possibilità di registrare domini Internet in ideogrammi pur dando contestualmente la possibilità a soggetti non cinesi di registrare domini con estensione .cn.
Gli esponenti dell'ICANN si sono limitati a dire che cercheranno di chiarire il da farsi con le autorità cinesi. L'info-war entra dunque in una nuova fase: si prospetta un conflitto tra superpotenze, reti e domini telematici che ricorda tanto gli scenari prefigurati dalla letteratura cyberpunk. Come disse Marshall Mcluhan, “la III guerra mondiale sarà una guerriglia di informazione, con nessuna divisione tra partecipazione civile e militare”. Siamo tutti in gioco.