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Interazione Sociale: l'Importanza dell'Empatia
Se noi riuscissimo ad assumere, nel limite del possibile, il punto di vista degli altri, percependo il mondo come essi lo percepiscono ed entrando effettivamente nel loro campo fenomenico, le nostre relazioni sarebbero certamente più facili.
Basterebbe mostrare empatia, che consiste nella disposizione e nella capacità di comprendere il quadro interno di riferimento di un'altra persona così come lei lo comprende, sentendo il mondo intimo dei significati personali dell'altro come se fosse il proprio, senza dimenticare il "come se". La difficoltà sta proprio nella capacità di immergersi nel mondo soggettivo altrui e porsi nella situazione di un'altra persona in tutta la misura in cui la comunicazione verbale e non verbale lo permette, controllando la propria emotività.
L'empatia è una sensibilità eterocentrica che si realizza rispondendo non alla parte ovvia e più superficiale di chi comunica con noi, ed implica lo sforzo di cogliere i significati presenti nei gesti e nelle parole, ponendosi al di dentro del mondo di chi ci sta vicino.
Tutto ciò è differente dalla simpatia che richiede sempre una partecipazione che si basa essenzialmente sulle emozioni condizionate dalla propria esperienza.
Un'inclinazione istintiva di gradimento che implica spesso una concordanza di sentimenti. L'atteggiamento empatico non vuol dire comunque identificarsi con l'altro, piuttosto significa sentire proprio quello che l'interlocutore prova come se fosse il proprio modo di sentire, senza però mai perdere la qualità del "come se", quindi senza che la propria insicurezza, paura o sospetto si confondano con le emozioni dell'altro.
Se vogliamo comprendere oggettivamente ciò che gli altri ci comunicano dobbiamo verificare la nostra comprensione con opportune domande e proseguire con la comprensione soggettiva di ciò che vivono.
Questo ci porta a cercare di vedere le cose dalla loro angolatura e arriva fino a comprendere a fondo il loro mondo come se fosse il nostro, cioè immergerci dentro senza dimenticare che noi siamo un'altra persona. Chi ci riesce intuisce il mondo affettivo degli altri, esce da sé stesso e coglie le loro percezioni staccandosi, con uno sforzo cosciente, dal proprio modo soggettivo di vedere la realtà.
In altre parole si osserva mettendosi nei panni di coloro con cui si interagisce. Un ostacolo ad ascoltare l'altro fino in fondo è il nostro linguaggio ulteriore: la tendenza ad ascoltare noi stessi e parlare a noi stessi.
Non possiamo ascoltare gli altri, se siamo troppo attenti e preoccupati di noi stessi, se abbiamo bisogno di difenderci dalle parole degli altri.
Un altro problema è tenere presente solo il proprio punto di vista: in questo modo si tende a offrire un tipo di comprensione che è una valutazione dall'esterno. Questo atteggiamento è sintomo dì poca apertura e disponibilità a capire ed è spesso una difesa per garantire la propria sicurezza interiore.
Basterebbe mostrare empatia, che consiste nella disposizione e nella capacità di comprendere il quadro interno di riferimento di un'altra persona così come lei lo comprende, sentendo il mondo intimo dei significati personali dell'altro come se fosse il proprio, senza dimenticare il "come se". La difficoltà sta proprio nella capacità di immergersi nel mondo soggettivo altrui e porsi nella situazione di un'altra persona in tutta la misura in cui la comunicazione verbale e non verbale lo permette, controllando la propria emotività.
L'empatia è una sensibilità eterocentrica che si realizza rispondendo non alla parte ovvia e più superficiale di chi comunica con noi, ed implica lo sforzo di cogliere i significati presenti nei gesti e nelle parole, ponendosi al di dentro del mondo di chi ci sta vicino.
Tutto ciò è differente dalla simpatia che richiede sempre una partecipazione che si basa essenzialmente sulle emozioni condizionate dalla propria esperienza.
Un'inclinazione istintiva di gradimento che implica spesso una concordanza di sentimenti. L'atteggiamento empatico non vuol dire comunque identificarsi con l'altro, piuttosto significa sentire proprio quello che l'interlocutore prova come se fosse il proprio modo di sentire, senza però mai perdere la qualità del "come se", quindi senza che la propria insicurezza, paura o sospetto si confondano con le emozioni dell'altro.
Se vogliamo comprendere oggettivamente ciò che gli altri ci comunicano dobbiamo verificare la nostra comprensione con opportune domande e proseguire con la comprensione soggettiva di ciò che vivono.
Questo ci porta a cercare di vedere le cose dalla loro angolatura e arriva fino a comprendere a fondo il loro mondo come se fosse il nostro, cioè immergerci dentro senza dimenticare che noi siamo un'altra persona. Chi ci riesce intuisce il mondo affettivo degli altri, esce da sé stesso e coglie le loro percezioni staccandosi, con uno sforzo cosciente, dal proprio modo soggettivo di vedere la realtà.
In altre parole si osserva mettendosi nei panni di coloro con cui si interagisce. Un ostacolo ad ascoltare l'altro fino in fondo è il nostro linguaggio ulteriore: la tendenza ad ascoltare noi stessi e parlare a noi stessi.
Non possiamo ascoltare gli altri, se siamo troppo attenti e preoccupati di noi stessi, se abbiamo bisogno di difenderci dalle parole degli altri.
Un altro problema è tenere presente solo il proprio punto di vista: in questo modo si tende a offrire un tipo di comprensione che è una valutazione dall'esterno. Questo atteggiamento è sintomo dì poca apertura e disponibilità a capire ed è spesso una difesa per garantire la propria sicurezza interiore.