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Indonesia: Difficile Che i Cristiani Convertiti Forzatamente all'Islam Possano Tornare a Casa
Un team del Jesuit Refugee Service (Jrs) si è recato recentemente nell’isola di Kasui (sudest di Ceram, arcipelago delle Molucche, Indonesia) dove nel novembre del 2000 si verificarono centinaia di casi di conversione forzata all’islam, anche con metodi violenti. La missione, hanno riferito alla MISNA i padri del Centro di crisi della diocesi cattolica di Ambon (Molucche), è servita ad incontrare diversi capi villaggio dell’isola per chiedere se avrebbero potuto accettare il rientro a Kasui dei cristiani fuggiti due anni fa. Apparentemente la maggioranza dei musulmani non sembra avere nulla da obiettare, ma alcuni leader di diverse comunità si sono opposti al ‘rimpatrio’. A loro parere i cristiani, che divenuti musulmani sono poi fuggiti ed hanno riabbracciato la loro precedente fede, vanno considerati degli apostati.
Un'altra ragione addotta dagli abitanti di Kasui per impedire il rientro è la paura che i profughi possano cercare vendetta per gli abusi subiti. Inoltre, ha suscitato forti ostilità l’idea della presenza sull’isola di una guarnigione militare per controllare che tra le due comunità non scoppi di nuovo la violenza come accaduto dal 1999 al 2001. Sembra dunque che, almeno per il prossimo futuro, i cristiani che vivono da rifugiati nella città di Tual e in diversi villaggi dell’isola di Kei Kecil abbiano poche speranze di ritornare alle loro case.
Un'altra ragione addotta dagli abitanti di Kasui per impedire il rientro è la paura che i profughi possano cercare vendetta per gli abusi subiti. Inoltre, ha suscitato forti ostilità l’idea della presenza sull’isola di una guarnigione militare per controllare che tra le due comunità non scoppi di nuovo la violenza come accaduto dal 1999 al 2001. Sembra dunque che, almeno per il prossimo futuro, i cristiani che vivono da rifugiati nella città di Tual e in diversi villaggi dell’isola di Kei Kecil abbiano poche speranze di ritornare alle loro case.