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India: Statue degli dei? Solo in Cartapesta!
Gli ecologisti del Tamil Nadu, Stato meridionale dell’India, hanno avviato una campagna contro la pratica di immergere enormi effigi di divinità indù nelle mare, come vuole la tradizione religiosa, in particolare per i festeggiamenti del dio Ganesh. Ogni anno a settembre ricorre il ‘Ganesh Chaturthi’, festa che ricorda la nascita della divinità facilmente riconoscibile tra le altre perché con il corpo umano e la testa di elefante, simbolo dell’elemento cosmico. In questa occasione enormi statue di Ganesh di stucco, pesanti tonnellate e altre anche 12 metri, vestite con paramenti di stoffa e plastica e adornate con chili di gioielli falsi, vengono portate in processione, poi immerse nelle acque dei fiumi o del mare, e lì abbandonate. Ogni festival è accompagnato dagli strali degli ambientalisti che denunciano il pesante inquinamento sofferto dalle coste a causa di quintali di spazzatura, inclusi i ‘Ganesh’ che impiegano anni a sfaldarsi, con la conseguenza che i pesci stanno morendo. A Mumbai, capitale dello Stato del Maharashtra, dopo anni di insistenze gli ecologisti hanno ottenuto l’attenzione degli artigiani che fabbricano queste effigi, i quali hanno iniziato a costruire le statue con materiali più ecologici o facilmente deperibili, come la sabbia, la carta pesta e colori vegetali. Ganesh è tra le divinità più popolari del panteon induista; figlio del dio Shiva e della compagna Parvati rappresenta la saggezza, è inoltre il patrono della scrittura in quanto scriba dei testi sacri. Ma la gente comune lo venera soprattutto in quanto dio della buona fortuna e del successo. Al festival di Ganesh prendono parte anche personalità dello spettacolo e i divi di Bollywood per invocare protezione sulla loro carriera; la loro presenza alle processioni rende la festa ancora più movimentata.