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India, Società Civile Contro Dichiarazione Anti-Musulmana di Fondamentalisti Indù
Forti proteste da parte di vari settori della società indiana ha suscitato una dichiarazione diffusa tre giorni fa dagli estremisti induisti del Rss (Rashtriaya Swayamsewak Sangh, Organizzazione dei volontari nazionalisti) con la quale si sollecitavano i musulmani a “capire che la loro salvezza è riposta nella buona volontà della maggioranza”. Ieri sera 200 persone – esponenti della società civile, attivisti per i diritti umani e addetti di organizzazioni non governative – riunite presso l’Istituto sociale indiano gestito dai gesuiti a New Delhi hanno sottoscritto un comunicato di dura condanna nei confronti del Rss. “Disapproviamo totalmente – si legge nel documento – la risoluzione passata dal Rashtriaya Swayamsewak Sangh nell’incontro svoltosi a Bangalore il 17 marzo. L’invito rivolto ai musulmani indiani affinché stiano attenti a come si comportano e si affidino alla ‘buona volontà’ degli indù si equivale ad una vera e propria minaccia: o vi adeguate a questo diktat o sarete sterminati”. Il comunicato prosegue specificando che l’India “appartiene ad ogni indiano, sia egli indù, musulmano, sikh, buddista o ateo”, perciò le provocatorie dichiarazioni del Rss “non sono soltanto anti-nazionali, ma anche anti-indù, perché vanno contro l’etica della tolleranza e del rispetto reciproco”. Infine i firmatari della petizione chiedono al parlamento di agire legalmente contro il Rss, oltre a limitare le attività anti-nazionaliste di altri due movimenti estremisti indù: il Vhp e il Bajarang Dal. La scintilla che ha fatto esplodere il conflitto tra induisti e musulmani indiani è scoppiata il 27 febbraio scorso, quando in Gujarat è stato attaccato il ‘Sabarmati Express’ (un convoglio ferroviario con a bordo fondamentalisti indù), causando la morte di 58 persone. In seguito la violenza è dilagata in varie parti dello Stato, provocando circa 720 morti, tra cui alcuni cristiani. All’origine dei contrasti c’è la vicenda relativa ad Ayodhya, località dell’Uttar Pradesh dove i fondamentalisti indù intendono costruire un tempio sulle rovine di una moschea da essi distrutta nel 1992. Nello Stato asiatico gli induisti sono l’83 per cento su una popolazione di circa un miliardo, i musulmani l’11 per cento, i sick il 2,5 per cento. I cattolici indiani sono circa 16 milioni.