Anche il cibo è una droga. E a tutte le persone che, in preda ad un impulso irrefrenabile, si fiondano a frugare nel frigorifero, questa volta la scienza da ragione. I ricercatori del Monell Chemical Senses Center e dell’University of Pennsylvania School of Medicine, infatti, hanno verificato che la voglia di cibo attiva le stesse aree cerebrali che si attivano in relazione alla voglia di assumere stupefacenti. Tali aree sono correlate alle emozioni, alla memoria e all'appagamento.
Lo studio è stato condotto su alcuni volontari suddivisi in due gruppi: al primo gruppo non è stato permesso di consumare alcun cibo al di fuori di un bicchiere di succo nutriente alla vaniglia per un giorno e mezzo. Al gruppo di controllo, invece, è stato fornito cibo a volontà. Successivamente sono stati mostrati ai soggetti i nomi dei loro cibi preferiti, ed è stato chiesto loro di immaginarne il gusto e il profumo. Successivamente si è chiesto ai volontari se avessero avvertito impulsi fortissimi di mangiare tale cibo uniti ad una fame irresistibile. Tutti i soggetti hanno risposto positivamente. Tramite la tecnica di "neuroimaging" la loro attività cerebrale è stata fotografata in fase di desiderio acuto di cibo ed analizzata.
Lo studio appare molto interessante in quanto capire le dinamiche cerebrali della "fame compulsiva", che sia di droga o cibo non ha importanza, potrà aiutare a mettere a punto delle terapie efficaci per contrastare la tossicodipendenza o l'obesità. Individuare le aree cerebrali coinvolte e i processi chimici sottostanti, aiuterà a mettere a punto validi rimedi farmacologici e terapeutici.