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Indagine: Scarti Alimentari Rancidi e Tossici nei Cibi per Animali
Se sui piatti degli italiani arrivano spesso cibi adulterati e poco sicuri, ancora peggiori sono i prodotti messi nelle ciotole di cani e gatti: scarti di macello, ossa triturate, lische, teste di pesce, cereali ammuffiti, gusci di arachidi, scarti di agricoltura e zootecnia, piume, becchi ed una grande quantita' di coloranti, antiossidanti pericolosi, conservanti, sapori artificiali, gomma. Insomma, ''pochi consumatori sanno che rischiano di avvelenare il proprio amici a quattro zampe somministrandogli ogni giorno simili porcherie''.
A lanciare l' allarme sono Stefano Apuzzo e Edgar Meyer nell'opuscolo ''Fido non si fida'' (Stampa Alternativa).
L' industria alimentare per animali da compagnia, secondo gli autori dell' opuscolo, ''prospera sugli avanzi dei processi di ripulitura della carne per consumo umano. Prassi comune, per prevenire ulteriori deterioramenti, e' conservare grassi gia' rancidi con soluzioni chimiche quali idrossianisolo, butilato-idrossi-toluene butilato ed altri. Sono questi grassi, contenuti in molti prodotti secchi ed in scatola, che esalano odori sgradevoli quando si apre la confezione''. Ma nei cibi industriali per cani e gatti e' stato rintracciato perfino un antiossidante, molto simile al defoliante usato dagli americani in Vietnam.
Emblematica riguardo alle scatolette di cibo ''spazzatura'' e' un' indagine epidemiologica sullo stato di salute di cani e gatti alimentati con normali cibi industriali. Sono stati presi in esame 500 gatti, suddivisi in colonie e tenuti sotto osservazione per 15 anni. Inizialmente, alimentandoli solo con cibi industriali (prevalentemente croccantini), si e' evidenziato un tasso di mortalita' del 30% dovuto ad insufficienza renale, cancro renale e cancro epatico.
Successivamente, e' stata mescolata carne fresca alle scatolette ed ai croccantini: il risultato e' che la mortalita' per le cause prima citate e' calata al 15%. Passati infine alla sola carne fresca, la mortalita' e' scesa al 5%.
''Fido non si fida'' passa quindi in rassegna prodotti e marchi naturali e biologici per cani e gatti, con una lettura critica delle etichette: dai croccantini ai prodotti in scatoletta, tutto rigorosamente bio ed i prezzi, sottolineano gli autori, ''equivalgono a quelli di fascia medio-alta industriali, ritenuti, a torto, i migliori''.
A lanciare l' allarme sono Stefano Apuzzo e Edgar Meyer nell'opuscolo ''Fido non si fida'' (Stampa Alternativa).
L' industria alimentare per animali da compagnia, secondo gli autori dell' opuscolo, ''prospera sugli avanzi dei processi di ripulitura della carne per consumo umano. Prassi comune, per prevenire ulteriori deterioramenti, e' conservare grassi gia' rancidi con soluzioni chimiche quali idrossianisolo, butilato-idrossi-toluene butilato ed altri. Sono questi grassi, contenuti in molti prodotti secchi ed in scatola, che esalano odori sgradevoli quando si apre la confezione''. Ma nei cibi industriali per cani e gatti e' stato rintracciato perfino un antiossidante, molto simile al defoliante usato dagli americani in Vietnam.
Emblematica riguardo alle scatolette di cibo ''spazzatura'' e' un' indagine epidemiologica sullo stato di salute di cani e gatti alimentati con normali cibi industriali. Sono stati presi in esame 500 gatti, suddivisi in colonie e tenuti sotto osservazione per 15 anni. Inizialmente, alimentandoli solo con cibi industriali (prevalentemente croccantini), si e' evidenziato un tasso di mortalita' del 30% dovuto ad insufficienza renale, cancro renale e cancro epatico.
Successivamente, e' stata mescolata carne fresca alle scatolette ed ai croccantini: il risultato e' che la mortalita' per le cause prima citate e' calata al 15%. Passati infine alla sola carne fresca, la mortalita' e' scesa al 5%.
''Fido non si fida'' passa quindi in rassegna prodotti e marchi naturali e biologici per cani e gatti, con una lettura critica delle etichette: dai croccantini ai prodotti in scatoletta, tutto rigorosamente bio ed i prezzi, sottolineano gli autori, ''equivalgono a quelli di fascia medio-alta industriali, ritenuti, a torto, i migliori''.