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In Africa, un Nuovo Canale per Parlare di Aids e Abusi: i Canti e i Balli della Tradizione Popolare
Il folklore tradizionale africano per trattare temi di drammatica attualità, come l’Aids e l’abuso sessuale sui minori. Una ‘scommessa culturale’ che verrà lanciata in Swaziland, in Africa australe, da Alan Brody, responsabile dell’Unicef nel Paese. Dopo 30 anni trascorsi nel continente, prima come insegnante di letteratura in Ghana e poi nel settore umanitario, questo professore statunitense prova ora ad attingere alla memoria popolare. L’obiettivo è veicolare messaggi particolarmente complessi, indirizzati ai destinatari di alcune iniziative di prevenzione. "Esistono contenuti che sono molto difficili da comunicare – spiega Brody – e per questo è necessario superare ostacoli di natura culturale e antropologica. Nel corso di un programma sulla prevenzione degli abusi sessuali sui minori, ci siamo accorti che era davvero complicato far arrivare il messaggio ai nostri destinatari". Brody, insieme al suo staff, ha cercato di porsi il problema: "Come possono i nostri operatori entrare in una casa o in una famiglia e mettersi a parlare di violenze sui bambini? Sono questioni molto delicate". Da qui l’idea di ricorrere a modalità comunicative ‘alternative’, che – pur non semplificando la natura dell’informazione - possano essere accolti e compresi dalla popolazione locale. Quando i primi operatori di questo programma sui minori andarono nei villaggi, racconta ancora il responsabile dell’Unicef, i bambini dello Swaziland li soprannominarono ‘Mahlombe Lekukhalela, che significa ‘spalla su cui piangere’. "Queste ‘spalle hanno un grosso compito – aggiunge Brody – perché all’incirca un terzo degli adulti di questo Paese è sieropositivo e i dati a disposizione ci dicono che i bambini contraggono il virus in due modi: o dai genitori oppure perché vittime di abusi". Il ‘Gruppo azione contro gli abusi" dello Swaziland ha condotto un’indagine dalla quale risulta che negli ultimi due anni gli incesti sono aumentati del 50 per cento. "Abbiamo capito che non potevamo affrontare l’argomento nello stesso modo in cui viene trattato nelle città, cioè con linguaggio tecnico della psicologia e della sociologia". Da qui l’idea di utilizzare come forme espressive diverse, più legate al contesto culturale dei destinatari, i canti e le leggende della tradizione africana.