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Il Contributo della Chiesa Contro il ‘Digital Divide’
Il ‘Digital divide’, la discriminazione nell'accesso alla "nuova tecnologia informatica", che separa il Nord dal Sud del mondo, è una fonte di disuguaglianza. È quanto emerge nei due documenti sull’ ‘Etica in Internet’ e la ‘Chiesa in Internet’, presentati ieri in Vaticano da monsignor John Patrick Foley, Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e da monsignor Pierfranco Pastore, Segretario del medesimo Pontificio Consiglio. Internet, ha spiegato monsignor Foley, può sì rappresentare una fonte di potenziali benefici nel mondo ‘villaggio globale’, ma può anche diventare un'arma potente delle nazioni forti contro quelle deboli, di chi controlla il potere con la ricchezza. La Santa Sede esprime inoltre “preoccupazione” per le dimensioni culturali del fenomeno della ‘rete digitale’ quando l’utilizzo di tale tecnologia contribuisce “a inculcare un insieme di valori culturali e modi di pensare sui rapporti sociali, sulla famiglia, sulla religione, sulla condizione umana, il cui fascino e la cui novità possono sfidare e schiacciare le culture tradizionali”. In questa prospettiva, però, Internet non rappresenta una “minaccia per la Chiesa, bensì una sfida”. È con questo stato d'animo che la Chiesa scende in campo, ha spiegato monsignor Pastore, precisando che “la Chiesa non identifica l'uso dell'informatica con l'uso di Internet”. Tale tecnologia, infatti, “non esaurisce i modi d'uso che la Chiesa fa dell'informatica per adempiere il suo compito di evangelizzazione”. È per questo che la Chiesa – ha spiegato monsignor Pastore - si sforza di animare la creazione di reti locali. “La Riial (Rete informatica della Chiesa in America Latina), ne è una prova concreta e convincente. Essa non si identifica con Internet anche se ne usa le interconnessioni a tutto vantaggio dell'economia di progettazione e della facilità della gestione per un ulteriore sviluppo, e, innanzitutto, a tutto vantaggio dell'evangelizzazione”. Anche in Africa si stanno realizzando progetti di questo tipo, come ha spiegato il cardinal Bernard Agré, arcivescovo di Abidjan (Costa d'Avorio). "L'arrivo di Internet in Africa - ha detto il porporato, intervenendo alla conferenza stampa di presentazione dei due nuovi documenti - è una grande sfida e una buona occasione per essere presenti nella rete anche come Chiesa. Molti giovani africani usano Internet per leggere i giornali e tenersi aggiornati”. Significativa la conclusione di monsignor Pastore che ha ricordato come sia “importante (anche) che le persone, a tutti i livelli ecclesiali, utilizzino Internet in modo creativo per adempiere alle proprie responsabilità e per svolgere la propria azione di Chiesa. Tirarsi indietro timidamente per paura della tecnologia o per qualche altro motivo non è accettabile, soprattutto in considerazione delle numerose possibilità positive che Internet offre”.